Commissariata la Fabbrica di S.Pietro: cosa bolle in pentola?
Bergoglio ha nominato un Commissario Straordinario per la Fabbrica di San Pietro. L'operazione trasparenza sulle finanze vaticane va avanti e ieri, dopo la promulgazione del Motu Proprio, si arricchisce di un nuovo capitolo.
Sembra quasi che papa Francesco ci abbia preso gusto a "scoperchiare la pentola da dentro". L'operazione trasparenza sulle finanze vaticane va avanti e ieri, dopo la promulgazione del Motu Proprio "Sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza nelle procedure di aggiudicazione dei contratti pubblici della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano", si arricchisce di un nuovo capitolo: Bergoglio ha nominato un Commissario Straordinario per la Fabbrica di San Pietro. Si tratta di monsignor Mario Giordana, 78enne già Nunzio apostolico in Slovacchia ed arcivescovo titolare dei Minori, in Costiera Amalfitana.
Il presule ha già svolto in passato incarichi simili in materia di gestione finanziaria, indagando ai tempi della sua missione in Slovacchia sulle accuse di cattiva amministrazione rivolte a monsignor Róbert Bezák (da lui scagionato) e più recentemente sulle presunte irregolarità commesse nell'ambito della gestione economica della Cappella Musicale Pontificia Sistina dal direttore amministrativo e da quello artistico, Michelangelo Nardella e Massimo Palombella. Il commissariamento - ha fatto sapere la Sala Stampa della Santa Sede - arriva anche a seguito di una segnalazione fatta dagli uffici del Revisore Generale e all'origine di un'operazione che ha portato "all'acquisizione di documenti e apparati elettronici presso gli uffici tecnico e amministrativo della Fabbrica di San Pietro". Ancora una volta, l'iniziativa è stata presa dal Promotore di Giustizia del Tribunale, Gian Piero Milano e dall'Aggiunto, Alessandro Diddi.
Un iter che ricorda quello già visto nell'ottobre del 2019 per le clamorose perquisizioni negli uffici della Segreteria di Stato autorizzate nell'ambito dell'indagine sullo scandalo del palazzo di Sloane Avenue e che lo stesso pontefice aveva difeso, rivendicando con orgoglio come i "meccanismi interni (...) cominciano a funzionare". La Fabbrica di San Pietro è l'istituzione creata da Giulio II nel 1509 con la bolla Liquet omnibus per la gestione finanziaria e tecnica dell'edificazione della nuova Basilica. Quest'organismo, nonostante i cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli ed in particolare la riforma generale della Curia romana di San Paolo VI, ha continuato a mantenere una sua indipendenza amministrativa e finanziaria.
San Giovanni Paolo II ne riconobbe l'autonomia giuridica nella Costituzione Apostolica Pastor Bonus promulgata 32 anni fa e dove veniva stabilito che la "Fabbrica di San Pietro secondo le proprie leggi continuerà ad occuparsi di tutto ciò che riguarda la Basilica del Principe degli Apostoli sia per la conservazione e il decoro dell'edificio sia per la disciplina interna dei custodi e dei pellegrini che accedono per visitare il tempio". Negli ultimi due decenni l'esterno della Basilica Vaticana è stato restaurato quasi del tutto: nel 2000, in occasione del Giubileo del nuovo millennio, è toccato alla facciata e nel 2007 ai prospetti esterni, prima, e alle due cupole minori Gregoriana e Clementina poi.
A fine 2019 è partito anche l'intervento più importante, quello del tamburo del Cupolone, che dovrebbe durare altri quattro anni e che è guidato dall'architetto Luca Virgilio, il responsabile Ufficio Tecnico della Fabbrica di San Pietro. Secondo quanto trapelato ieri dall'Adnkronos, la segnalazione partita dagli uffici del Revisore Generale sarebbe relativa proprio a "presunte anomalie negli appalti per i lavori di restauro della cupola". I lavori per l'intervento conservativo sono stati assegnati prima dell'approvazione del nuovo codice unico per contratti e appalti che diventerà operativo a partire dal 1 luglio e in base al quale le autorità centralizzate di spesa diventeranno l'Apsa ed il Governatorato in nome della trasparenza delle procedure di aggiudicazione.