Come si finanziano gli adoratori dello Stato
Tutti sanno che cos'è l'8xmille. Pochissimi sanno che esiste anche il 2xmille: il finanziamento volontario ai partiti. Meno di un milione di italiani lo ha versato. E di questi, circa la metà lo ha regalato al Pd. Solo i sinistri, che credono allo Stato più che a Dio, fin dai tempi del Pci, credono veramente nella loro religione e ad essa fanno sacrifici.
Sapete che cos’è l’8xmille? Certo che lo sapete, anche perché a intervalli irregolari qualcuno lo tira fuori, magari per usarlo come «veronica» per i vescovi (ndA: dicesi «veronica» la mossa della muleta con cui il torero fa infuriare vieppiù il toro). E’ l’incubo dei presuli, Cossiga diceva beffardo che è il principale dei princìpi non negoziabili. Però non sapete, o non ricordate, che esiste anche il 2xmille.
Infatti, non viene mai menzionato, neppure di sguincio, neppure dal M5S, et pour cause. Si tratta, lo rammento, della frazione dell’Irpef che i cittadini italiani destinano ai partiti politici. Ebbene, leggo sul sito «True Numbers» che nel 2016 «complessivamente gli italiani che hanno deciso di destinare ai partiti una quota del proprio Irpef sono stati 971.983 mentre il totale del 2xmille finito alle formazioni politiche è stato pari a 11.763.227 euro». Contenti loro… La parte più interessante dei grafici a corredo è questa: su 971.983 cittadini, quasi mezzo milione ha destinato il proprio 2xmille al Pd, partito che, così, ha incassato oltre la metà del totale. Gli altri raggruppamenti politici sono distanti anni luce e sono menzionati solo per dovere d’informazione. E’ la riprova, numeri alla mano, che in Italia si combattono due religioni: quella cattolica e quella comunista (comunque si chiami adesso: si tenga presente che Sel e Rifondazione hanno la loro fetta, la quale, sebbene neanche lontanamente paragonabile a quella del Pd, va ideologicamente sommata).
Dall’impossibilità della reductio ad unum di tali tendenze nasce lo sforzo continuo dell’inciucio, un catto-comunismo d’élite che connota il nostro Paese fin dalla fine del fascismo. Nel nostro volksgeist c’è, piaccia o no, la guerra civile, che risale ai tempi di Romolo e Remo, e siamo in grado di dimostrarne, fin dai Gemelli della Lupa, tutte le tappe (ma qui non abbiamo spazio). Miriadi di formule di «compromesso storico» sono state tentate, ma la diarchia è irriducibile, perché si tratta di due religioni. Una adora Cristo, l’altra lo Stato. In mezzo stanno i cosiddetti (meglio: autodefiniti) «moderati», i quali votano i loro politici di gradimento, ma appunto avendoli votati chiedono che si occupino dell’amministrazione e li lascino in pace. Per questo nelle elezioni a doppio turno perdono: hanno votato una volta, non li si scomodi più, per favore. Non così i «sinistri», che perdono ai ballottaggi solo quando l’hanno davvero fatta grossa e perdurante. Solo loro danno volentieri «oro alla Patria», cioè, al Partito, e per esso rinunciano al sonno, al weekend, al 2xmille, per esso scendono in piazza a comando, anche tutti i giorni, e se si votasse tutti i giorni farebbero lo stesso la fila alle urne, come ai bei tempi in cui i deputati del Pci venivano portati in barella in aula.
Per forza: per chi adora lo Stato, la politica è tutto. Da essa si aspetta prosperità e redenzione, il paradiso qui e subito, e per essa è disposto a qualunque sacrificio. Arduo lottare contro un individuo siffatto, che fa per il Partito quel che un cattolico medio nemmeno si sogna di fare per Gesù. Basta guardare la velocità con cui, dopo settant’anni di plauso alla Russia, con la massima nonchalance detto individuo è diventato anti-russo e filo-amerikano. Chi l’avrebbe mai detto? No, qualcuno che l’ha detto c’è stato, ed era Augusto Del Noce. Ma era un filosofo cattolico, e i cattolici italiani è già tanto se vanno a messa la domenica. Come uscire dal bipolarismo? Scordatevelo. Sì, lo so, ci provano col «dialogo» e con i più concreti inciuci, ma quando dei due contendenti uno crede fermissimamente nella propria causa e l’altro no, indovinate chi vince. A furia di opzioni per il «mal minore» siamo annegati nei mali maggiori, e il peggio deve ancora venire.