Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ROSENBERG

Come è attuale il "mito" che ispirò il nazismo

Nel 1930 veniva pubblicato Der Mythus des XX Jahrhunderts (Il mito del XX secolo) di Alfred Rosenberg, ideologo del partito nazionalsocialista, che possiamo considerare il libro fondamentale dell’ideologia nazista. Un concentrato di razzismo e anticristianesimo che ritroviamo anche oggi. 

Cultura 06_05_2022

Nel 1930 veniva pubblicato Der Mythus des XX. Jahrhunderts (Il mito del XX secolo) di Alfred Rosenberg, ideologo del partito nazionalsocialista, che possiamo considerare il libro fondamentale dell’ideologia nazista, in questo senso forse perfino più importante di Mein Kampf di Adolf Hitler.

Con il suo libro Alfred Rosenberg vuole proporre un nuovo mito, quello della trinità germanica di popolo, sangue e terra, che riportando a nuova vita le forze sane della razza germanica, avrebbe fatto tramontare definitivamente il mito cristiano.

Egli interpreta la storia mondiale come una costante lotta tra società ariane e semitiche, le prime portatrici di vita e di civiltà, le seconde di barbarie. Le società di ori­gine ariana, come quella persiana di Zarathustra, i Dorici e gli Spartani in Grecia, e gli Indi, proteggevano la razza evitando la sua degenerazione. La loro religione non aveva nulla di rituale o di magico, ma rappresentava le divinità come dèi della luce, origine di ogni virtù umana, in perenne lotta con gli spiriti dell’oscu­rità venerati dai non ariani per mezzo di riti magici. Il loro decadimento fu causato dal completo rinnegamento delle leggi del sangue e dal sempre più stretto contatto con le po­polazioni locali, con le quali finirono per mescolarsi non solo fisicamente, ma anche spiritualmente, acquisendo la loro religione, caratterizzata da forme religiose orientali, misticheggianti e magiche. i loro usi e costumi, nonché le loro forme di go­verno. La nobiltà di animo e di sangue, che era fonte di forza e di coraggio, venne soppiantata dalla ric­chezza, la forma di governo aristocratica dalla democrazia. Anche Roma era il frutto dell’opera di popolazioni nordi­che, sempre in lotta con nemici di origine asiatica, qua­li etruschi e cartaginesi. Indebolita dalla comunanza tra pa­trizi e plebei e dalla cultura asiatica, alla quale si erano opposti inutilmente i due Catoni, e poi definitivamente af­fondata dalle virtù cristiane, Roma avrebbe ricevuto nuova linfa vitale solo con le invasioni dei popoli germanici dei primi secoli dell’era volgare.

Il discorso di Rosenberg diventa, pagina dopo pagina, sempre più duro nei confronti del cattolicesimo. La civiltà asiatica, rappresentata dalla razza ebraica in particolare, avrebbe allungato i suoi artigli sul mondo intero attraverso la Chiesa romana. Ecco, quindi, che il Papa viene considerato quale continuatore dell’aruspice etrusco e la Messa dei riti magici, fallici ed esoterici degli etruschi e delle popolazioni orientali. Il cattolicesimo nella sua forma at­tuale sarebbe stato portato a Roma da Paolo, che l’acquisì per predicare la rivoluzione mondiale, prodromo, per gli ebrei di tutti i tempi, del sospirato dominio plane­tario ora attuato dal bolscevismo.

Con la riforma protestante lo spirito germanico ebbe mo­do di emergere prepotentemente. Rosenberg propone quale continuatore naturale del protestantesimo il nuovo mito raz­ziale del sangue, «che con il sangue vuole difendere l’essen­za divina dell’uomo in quanto tale». La fede, prosegue l’au­tore del Mythus, «che nel sangue nordico rappresenta quel mi­stero, ha rimpiazzato e superato i vecchi sacramenti».  

Come tutte le religioni ‘orientali’, quella cattolica è permeata di magia e superstizione: tali sono i sacramenti, i miracoli, nonché la pretesa che l’anima debba essere aiutata anche dopo la morte. Secondo la ‘sensibilità germanica’ la divinità è ordinatrice nel caos, non creatrice del Nulla. I cattolici pretendono che il sacerdote sia più potente di un Re, dato che egli ha il po­tere, per forza del sacramento, di aprire ad ogni uomo le porte del Paradiso, anche se ha commesso gravissimi peccati, o quelle dell’inferno se gli uomini non gli si sottometto­no. Questa, dice Rosenberg, è tipica magia orientale. La vittoria di questo mito si­gnificherebbe «che una casta sacerdotale dominerebbe miliardi di uomini che senza razza e volontà, ridotti ad una comunità articolata comunisticamente, la quale considererebbe la pro­pria esistenza quale dono di Dio, trasmessa attraverso l’on­nipotente stregone», cioè il Papa. Il dogma dell’infallibilità papale rappresenterebbe il punto più alto della sua auto-divinizzazione, attraverso la quale la Chiesa romana attuerebbe il piano di dominio mondiale ebraico, che si risolverebbe, se vincente, in un ‘caos di razze’.

Rosenberg ricostruisce la figura di Gesù quale ariano, figlio di una donna siriana e di un romano, il mito della sua nascita da una vergine non è altro che la riproduzione del mito solare presente presso molti popoli. La religione cristiana, specialmente nella sua forma cattolica, non è altro che la conseguenza della religione magica predi­cata da Paolo. Essa non fonda la sua dottrina sulla vi­ta di Gesù, sul suo eroismo, sul suo coraggio, cioè l’essenza positiva del suo messaggio, bensì sulla sua morte, sottolinean­do remissività, pazienza, pietà, rappresentazione negativa del personaggio Gesù. A questo Cristianesimo negativo sono da ricondurre la mortificazione della carne quale avvicina­mento a Dio: secondo Rosenberg, questo «calpestare la propria anima, questa au­tocastrazione interiore e mania di soggiogamento a demoni sconosciuti e a potenze magiche ci mostrano lo spirito della Chiesa romana».

Afferma quindi Ro­senberg che tutto ciò trae la sua origine dal «Dio terribile, inavvicinabile e su tutti troneggiante, Jahwè  del cosiddetto Antico Testamento, che si loda tremanti e si adora pieni di paura.  L’eredità dell’anima nordica consiste in­vece nella consapevolezza non solo della somiglianza divina dell’anima, bensì della sua uguaglianza con Dio».

La religione germanica rappresenta il superamento dei dogmi ‘orientali-giudaici’ della Chiesa romana, è una religione dell’essere, sempre alla ricerca del ‘di più’, e in questo modo si contrappone ai sistemi assoluti e univer­salistici votati all’eterna stagnazione.

Essa deve favorire le caratteristiche della razza nordi­ca, quali il concetto di onore e di libertà. L’anima, se­condo Rosenberg, deve essere libera da ogni influenza del corpo, così come da ogni costri­zione esterna quali dogmi, Chiese, papi, essa possiede l’intero universo, e nessuno sulla terra ha diritto di legare o di sciogliere, tanto meno il diritto di farlo a nome di Dio. Quindi solamente l’uomo può raggiungere Dio, e non viceversa, e lo fa quando mette in alto la triade volontà, ragione e memoria. Così l’uomo si edifica e diventa motore di tutto.

Rosenberg si sente obbligato a proporre questo mito raz­ziale, insieme nuovo e antico, per evitare, oltre ad un crollo politico, anche una catastrofe spirituale, che farebbe sparire il popolo tedesco dalla faccia della terra. Cura, protezione ed igiene della razza sarà uno dei compiti della nuova Germania. Ciò varrà dal punto di vista fisico, ma anche da quello spirituale: saranno quindi vietate dottri­ne ‘estranee’ all’anima tedesca. La Chiesa dovrà infondere forza d’animo e fede in sé stessi, e non presentare Gesù come il misericordioso, come l’Agnello immolato, come il Crocifisso.

L’amore non sarà più sinonimo di debolezza, ma sottopo­sto all’idea dell’onore, essendosi Gesù sacrificato come Signore, e non come servo. Chiunque rifiuterà gli ideali germanici, sarà considerato come traditore del popolo, e in futuro questo crimine verrà equiparato al tradimento in tempo di guerra.

Nel 1933 l’autore del Mythus fu nominato Reichsleiter del Partito, carica inferiore solamente a quella di Hitler; l’anno successivo egli divenne rappresentante del Führer per la supervisione dell’educazione intellettuale e ideologica del partito nazionalsocialista.

Le sue idee vennero quindi applicate al fine di creare una comunità di popolo fondata su razza e sangue, strutturata secondo una rigida struttura gerarchica tipicamente militaresca, il cosiddetto Führerprinzip, poiché era considerato precipuo alla natura della razza germanica che lo Stato promovesse il governo dei più dotati, i quali avrebbero agito da guida agli elementi meno dotati, una specie di dogma d’infallibilità nazionalsocialista, poiché ciò che il Führer supremo e i Führer inferiori ordinavano diventava automaticamente diritto. Chi non si lasciava livellare ed incorporare in questa ‘comunità di popolo’ era colpevole di uno «sradicato atteggiamento da appartati» dimostrando così di non essere razzialmente sano, oppure di essere del tutto fremdrassig (di razza straniera).

Il tentativo di costruire una società come comunità intesa razzialmente, cioè come organismo che pensava e agiva in modo unitario secondo istruzioni dettategli dal comune sangue ariano, fallì per la veemente reazione della Chiesa cattolica tedesca, che pur non opponendosi al regime dal punto vista politico-partitico, respinse il neopaganesimo proposto da Rosenberg e dal regime, opponendo alla weltanschauung nazionalsocialista la forza della fede cattolica, circostanza che impedì al regime di realizzare la comunità di popolo da esso progettata.

Questo libro è di particolare attualità poiché anche oggi, seppure in un contesto storico e sociale differente, l’attacco al Cristianesimo - soprattutto a quello cattolico - è altrettanto virulento e utilizza temi che ripropongono accenti già presenti nel neopaganesimo nazionalsocialista, con l’aggravante che tale attacco oggi parte dall’interno della Chiesa stessa. Viene messa in dubbio la storicità dei Vangeli (“ai tempi di Gesù non esisteva il registratore”, come ha detto padre Arturo Sosa, generale dei gesuiti), la Buona Novella evangelica viene mescolata con elementi neopagani (Pachamama e Viracocha), le parole di Gesù vengono piegate all’ideologia imperante (immigrazionismo selvaggio e neopaganesimo ecologista). Gli accenti sono diversi, ma lo scopo è lo stesso: presentare il messaggio cristiano quale da sempre trasmesso dalla Chiesa come un ‘mito’ superato e ‘medievale’ e che quindi va adattato alle esigenze dell’uomo contemporaneo – mutatis mutandis la stessa operazione compiuta da Rosenberg.