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FRANCIA

Colpire Notre-Dame, colpire il simbolo: attentato sventato

Uno squilibrato fermato mentre progettava di schiantarsi col suo aereo contro la cattedrale di Parigi, già devastata dal terribile incendio di due anni fa. Notre-Dame è un simbolo: per la fede e per la storia, ma anche per quanti nutrono un odio anticristiano e per il radicalismo islamico.

 

Attualità 21_10_2021

Pare non esservi proprio pace per la cattedrale di Notre-Dame sull’Île de la Cité, a Parigi. Dopo il devastante rogo del 15 aprile 2019, lo scorso 7 ottobre un cinquantenne, pensionato, ex-pilota di linea a Tahiti ed un tempo in forze presso Air Liberté, ha progettato di schiantarsi con il suo Cessna, piccolo aereo da turismo monomotore quadriposto, su quel che resta della chiesa-madre dell’arcidiocesi.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Le Parisien, a lanciare l’allarme è stato un familiare, che ha informato dell’insano proposito la Polizia di frontiera di Hendaye, nei Paesi Baschi, consentendo così l’arresto dell’uomo, bloccato all’uscita dal suo hotel, nel quartiere di Saint-Sulpice. Sorpreso in evidente stato di ebbrezza, pare che soffra di gravi problemi mentali, per cui è stato piantonato in ospedale ed è probabile che per lui ora si spalanchino i cancelli del carcere psichiatrico. In merito è stata aperta un’inchiesta. Certo colpisce l’obiettivo. Perché sempre Notre-Dame?

Essa è certamente un simbolo per la fede e per la storia non solo di Parigi, ma dell’intera Francia: proclamata monumento storico nel 1862 e patrimonio dell’umanità Unesco nel 1991, in quella cattedrale nel 1804 Napoleone s’incoronò imperatore e lì nel 1920 Giovanna d’Arco è stata canonizzata. Ma, oltre a ciò, Notre-Dame pare esercitare un richiamo davvero singolare per molti.

Innanzi tutto, per quanti (e sono purtroppo tanti, soprattutto Oltralpe) nutrono un odio militante contro il Cristianesimo. Pochi ne han parlato, per cui la cosa può essere sfuggita, ma il disastroso rogo ha ingoiato una percentuale significativa di Notre-Dame in un momento storico segnato da numerosi, ripetuti attacchi contro edifici sacri cattolici: in Francia si sono registrate 878 profanazioni nel 2017, ben 1.063 nel 2018 e, nel febbraio 2019, nove chiese sono state vandalizzate nel giro di due sole settimane. Considerando anche monumenti e cimiteri, si arriva alla cifra record di una media di tre episodi vandalici al giorno, secondo le statistiche governative, quindi ufficiali.

La notte tra il 6 ed il 7 marzo 2019 nella basilica di Saint-Denis, ove sono sepolti quasi tutti i sovrani francesi, un profugo pachistano ha rotto diverse vetrate e distrutto parzialmente il pregevole organo. Dopo pochi giorni, il 17 marzo 2019 è stata la volta della chiesa di Saint-Sulpice, ove, a provocare gravi danni, è stato un altro incendio, alla fine riconosciuto doloso dalla Polizia, benché dopo molti giorni di imbarazzato silenzio. Fatti, questi, che, col senno di poi, suonano come campanelli d’allarme di quanto si stava preparando e sarebbe avvenuto soltanto un mese dopo. Juan Pedro Quiñonero, da più di 35 anni corrispondente da Parigi del quotidiano spagnolo Abc, è stato molto chiaro: «Le profanazioni hanno un palese carattere anticristiano – ha scritto, quando Notre-Dame ancora bruciava - Vandali ebbri di odio agiscono in una prospettiva chiaramente antireligiosa». Anche la Conferenza episcopale francese ha espresso preoccupazione in merito a tanti episodi d’odio. Eppure, Palazzo e media tendono a silenziare le indagini, a minimizzare le notizie ed a smorzare i commenti in materia, specie quando scomodi.

Nemmeno un’ora dopo il rogo di Notre-Dame del 2019, quando nessuno, in coscienza, avrebbe ancora potuto dire o sapere alcunché, le autorità francesi già si erano affrettate ad escludere la pista dolosa ed a definire le fiamme accidentali, nonostante esperti e addetti ai lavori si fossero detti convinti che nulla di quanto fosse sul cantiere potesse provocare un simile scempio ed a tale velocità. Incredibile!

Notre-Dame rappresenta un simbolo però anche per il fanatismo islamico. Ci fu un precedente rispetto al devastante incendio, fu nel 2016: un gruppo di donne jihadiste, al soldo dell’Isis, aveva già cercato di distruggere la Cattedrale, progettò di farvi esplodere cinque bombole piene di gas. A fermarle, fu solo il loro arresto. Emil Cioran, filosofo rumeno da molto tempo trasferitosi in Francia, lo ha scritto chiaramente: «I francesi non si sveglieranno fino a che Notre-Dame non sarà diventata una moschea». Paradosso? In realtà, Oltralpe le organizzazioni jihadiste da tempo e più volte hanno invocato la distruzione delle chiese oppure la loro trasformazione in moschee, indicando ripetutamente Notre-Dame come un obiettivo primario. L’euforia, che durante l’incendio ha accolto in quegli ambienti la distruzione della cattedrale di Parigi, scoppiata evidente sui social e sul sito di Al Jazeera, parla da sola.

Notre-Dame è un simbolo anche per la secolarizzazione e per l’iperlaicismo tanto di chi, di fronte al rogo della cattedrale, ha calcolato solo i danni d’immagine, pensando ai 14 milioni di turisti l’anno, quanto di chi ha sognato nuovi investimenti immobiliari su cenere e macerie. Tanto la cattedrale quanto l’isola su cui sorge, infatti, appartengono per il 47% allo Stato e per il 53 al Comune di Parigi. Privatizzare quei 100 mila metri quadri di valore fondiario sfruttabile per un miliardo di euro è un’opzione che fa gola a molti. Una proposta simile è già stata presentata in tempi non sospetti, nel 2016, all’allora presidente Hollande ed il rogo di tre anni dopo non fa che rendere per molti versi più praticabile tali ipotesi. Una nota catena di supermercati francese, Auchan, avrebbe già manifestato un certo interesse per un ripensamento dell’area in termini commerciali. Ma un ripensamento complessivo dell’Île de la Cité non spiacerebbe nemmeno all’Eliseo, per offrire maggiori attrazioni turistiche soprattutto in vista dei Giochi della XXXIII Olimpiade, previsti proprio a Parigi dal 26 luglio all’11 agosto 2024. Secondo lo storico d’arte Jean Clair, conservatore generale del patrimonio francese, il terribile incendio sintetizzerebbe la «decadenza irreversibile» della Francia. Per l’editorialista americano Dennis Prager, «è come se Dio stesso avesse voluto avvertirci nel modo più inequivocabile che il Cristianesimo occidentale sta bruciando e, con esso, la civiltà occidentale». Anche lo scrittore Rod Dreher, autore de L’opzione Benedetto, ha visto nel drammatico incendio «un segno di ciò che stiamo perdendo e di ciò che non ritroveremo, se non cambieremo rotta».

A ben guardare, l’intitolazione stessa della cattedrale pare rappresentare un simbolo da colpire: Nostra Signora scatena l’ira profanatrice di molti, troppi. A parte la cattedrale parigina, nel 2019 molte chiese intitolate a Notre-Dame sono state profanate in Francia. Come quella di Nîmes, sui cui muri è stata disegnata una croce con degli escrementi, mentre le ostie consacrate sono state sottratte e gettate in un bidone della spazzatura, posto all’esterno. Oppure come la chiesa di Notre-Dame a Digione, dove il tabernacolo è stato violato. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è l’episodio accaduto pochi giorni fa presso la basilica di Notre-Dame a Nizza, basilica già tristemente nota per un attentato avvenuto nell’ottobre 2020: stavolta un clandestino tunisino di 26 anni è stato arrestato, per aver sputato e minacciato in arabo il sagrestano.

Dopo Notre-Dame de Paris, il celebre romanzo storico di Victor Hugo, la cattedrale è tornata da pochissimo in libreria con un thriller dal titolo quasi scontato, Il rogo di Notre-Dame. L’autore ha preferito restare anonimo, si firma Gary Douglas, ma è uno pseudonimo. Ovviamente la storia parte dal devastante rogo scoppiato quel tremendo 15 aprile 2019, primo giorno della Settimana Santa. Nelle 304 pagine del volume si parla di testimoni diretti dell’accaduto, di foto che rivelano dettagli inquietanti, di dichiarazioni contraddittorie, di omissioni, di incongruenze, di informazioni inaccessibili al pubblico, di indagini meticolose, il tutto intrecciato peraltro a ricostruzioni caratterizzate da severo rigore storico. Nulla vi è escluso, né l’ipotesi del dolo, né quella dell’incidente. Ma a volte la realtà potrebbe anche superare la fantasia…