Colonia, tensione per la moschea voluta da Erdogan
La nuova moschea di Colonia è una delle più grandi in Europa. E sabato è stata inaugurata direttamente da Erdoğan, finanziata e fortemente voluta dall'unione turco-islamica che è considerata braccio del suo regime. Nel discorso inaugurale ("I terroristi si nascondono qui") attacca gli oppositori.
Con i suoi minareti alti 55 metri e una grande cupola di 36 metri, l'edificio in cemento e vetro è una delle più grandi moschee in Europa, con una superficie di 4.500 metri quadri ed è costata 30 milioni di euro. Nel quartiere di Ehrenfeld, vicino alla torre della televisione di Colonia, potrà ospitare migliaia di fedeli.
La polizia vuole limitare l'accesso a 5 mila persone, ma la Ditib - l'unione turco-islamica per gli affari religiosi - per il culto islamico ne attende molte di più. Qualcuno dice anche 25.000. E sabato è stata inaugurata direttamente da Erdoğan: non l'avrebbero mai aperta al pubblico senza di lui, e il "sultano" non vedeva l'ora di presenziare all'evento. La nuova moschea di Germania è stata finanziata e fortemente voluta dall'unione turco-islamica che è considerata braccio del regime di Erdoğan - gestisce a casa della Merkel ben 900 luoghi di culto con imam tutti turchi. Negli scorsi mesi la Ditib è stata accusata di spionaggio a favore del governo di Ankara. E di recente Berlino ha tagliato l'80% dei fondi per l'integrazione religiosa che versava all'organizzazione.
Erdoğan, atteso dagli islamici in Germania con fremito, ha parlato a porte chiuse dopo che la piazza della moschea gli è stata negata per ragioni di sicurezza. Sia Laschet che la sindaca di Colonia si sono rifiutati di partecipare alla cerimonia di inaugurazione. Il clima è stato teso per tutta la tre giorni di visita di Stato, ma l'atmosfera s'è fatta incandescente ancor di più in occasione dell'apertura della moschea. Da una parte gli islamici a maggioranza turca che non vedevano l'ora di osannare il loro presidente, dall'altro una Germania che ha deciso di scendere in piazza a decine di migliaia perché il sultano turco non si sentisse a casa né il benvenuto.
E ad un certo punto la scorta di Recep Tayyip Erdoğan si è sostituita alla polizia tedesca nel controllo delle manifestazioni. "Scandalo!", ha titolato Bild, pubblicando foto e video nei quali è possibile vedere la sicurezza turca transennare una strada utilizzando i nastri rossi in dotazione alla polizia tedesca. Secondo Bild, gli agenti turchi hanno occupato un'intera strada, prendendo il posto dei poliziotti tedeschi dopo aver denunciato a questi ultimi la presenza tra i manifestanti contro Erdoğan di Unsal Arik, pugile, sgradito al presidente turco e che poi è stato immediatamente circondato da agenti di polizia e tenuto costantemente d'occhio.
Quando il presidente turco ha preso la parola era visibilmente scosso, come innervosito dal contesto di confusione intorno a lui e ha parlato a braccio circa le critiche sullo stato di diritto in Turchia. "In Germania girano liberamente centinaia, migliaia di terroristi", ha detto Erdoğan. "Forse non dobbiamo dirlo? Non dobbiamo dire niente? I terroristi (nella personale accezione del presidente turco) usano la democrazia per nascondersi qui", ha continuato il presidente lamentandosi anche dell' "islamofobia" e del "crescente estremismo di destra".
Eppure l'inaugurazione di una simile moschea nel cuore dell'Europa Occidentale non ha fatto alzare nessun sopracciglio. Gli islamici oggi si sentono a casa nel Vecchio Continente e la Germania sta facendo del suo meglio per agevolar loro le cose, incurante di ogni sorta di conseguenza. Alexandre Adler, direttore del Courrier International, già un paio di anni fa scriveva, “i tedeschi non hanno compreso la minaccia islamica. Dopo il crollo del Muro di Berlino nessuno si aspettava una offensiva religiosa, anche se già la cellula di Mohammed Atta aveva ordito l’11 settembre da Amburgo. I tedeschi sono il ventre molle dell’Europa, con la sua capitale cosmopolita Berlino. Siamo un bersaglio facile”. E di cecità parla da tempo anche David Pryce-Jones, saggista inglese, editor letterario del Financial Times, autore di Betrayal: France, the Arabs, and the Jews, un libro sul tradimento filoarabo della Francia dopo il 1967. “Nessuno comprende cosa sta accadendo. Questi combattenti, come quelli che hanno colpito Berlino, non sono ‘radicalizzati’, seguono un dettato religioso islamico. Attaccano perché credono che l’islam sia superiore e più forte dell’Europa. Vogliono vincere, quando per secoli hanno perso. Oggi sentono che Allah e la storia sono dalla loro parte. Vogliono sventolare la bandiera verde dell’islam su tutto l’Occidente. Centinaia di anni fa il cristianesimo era come sono loro oggi. L’unico modo che abbiamo per poter vincere è sconfiggerli, non c’è compromesso. [...] Angela Merkel ha accolto un milione di persone non perché voleva aiutarli, ma perché è debole. Hitler e Stalin hanno distrutto la fiducia nella civiltà occidentale, nessuno si ritiene più virtuoso, nessuno dice più che la civiltà occidentale è meglio delle altre. Pensano di poter fare all’Europa quello che hanno fatto ai cristiani di Mosul. Intanto l’Europa parla di compromesso, mai di vittoria. E in gioco c’è la civiltà occidentale”.
In Germania nel 1963 furono ordinati 400 nuovi sacerdoti, nel 1993 il numero scende a 238 e nel 2015 la cifra è dimezzata: 58 nuove ordinazioni. La gente sta abbandonando la Chiesa in massa: nel 2015 in 181.925 hanno fatto formalmente apostasia. Rispetto alle statistiche ufficiali di vent'anni fa, il numero di battesimi è diminuito di un terzo. La situazione è anche peggiore per i matrimoni. In vent’anni, i cattolici tedeschi sono quattro milioni in meno. E le parrocchie sono passate da 13.329 a 10.280. Ma la civiltà europea non avverte il pericolo. Ha creato, invece, un tale vuoto che l'islam, impazientemente l'ha già riempito. E la moschea di Colonia ne è esattamente l'esempio lampante: un luogo che può ospitare fino a 25mila fedeli edificato accanto, o meglio al posto, di una chiesa cattolica morente.