Climofobi studiate: sono i giorni dei santi del ghiaccio
Il fenomeno delle improvvise gelate primaverili fuori programma (soprattutto in maggio) è sempre esistito. Temutissimo dai contadini era posto sotto il patrocinio di quattro Santi, detti appunto «Santi del ghiaccio», le cui feste ricorrevano in maggio: san Mamerto, san Pancrazio, san Servazio e san Bonifacio.
In questi giorni abbiamo assistito a un abbassamento delle temperature notevole e «fuori stagione». Non ci sono più le mezze stagioni, signora mia? Cambiamenti climatici? Riscaldamento globale (anche se fa freddo, si sa, è colpa del global warming)? Impatto antropico? Inquinamento atmosferico prodotto dalle esalazioni industriali dei Paesi capitalisti e perciò consumisti? Eccesso di flatulenze bovine, ovine e suine (chissà perché non canine e feline, dato lo spropositato numero di pets esistente nei Paesi ricchi) per via dello smodato consumo di carne? Macché, gretini.
Sappiate che il fenomeno delle improvvise gelate primaverili fuori programma (soprattutto in maggio) è sempre esistito. Temutissimo dai contadini, specialmente in epoche in cui l’agricoltura era tutto, era posto sotto il patrocinio di quattro Santi, detti appunto «Santi del ghiaccio», le cui feste ricorrevano in maggio: san Mamerto (vescovo di Vienna, 11 maggio), san Pancrazio (martire romano, 12 maggio), san Servazio (vescovo di Tongeren, 13 maggio), san Bonifacio (martire di Tarso, 14 maggio) e santa Sofia (martire romana, 15 maggio). Cosa possa accadere in maggio i coltivatori lo sanno benissimo, tant’è che abbiamo visto ai tg le centinaia e centinaia di «torce» accese dai vignaioli del Norditalia in mezzo ai filari per non far scendere la temperatura sotto lo zero.
Analogo rimedio si vede impiegato nel film Il profumo del mosto selvatico (1995) con Keanu Reeves, Anthony Quinn e il nostro Giancarlo Giannini. La tradizione dei Santi del Ghiaccio risale a ben prima della riforma gregoriana del calendario, perciò i giorni «del gelo» non sempre coincidono alla perfezione con le feste di quei quattro Santi. Ma soprattutto nell’Europa del Centro-Nord, maggiormente a rischio, questi Santi hanno dato origine a proverbi tutt’ora di uso comune, anche se i più non ne conoscono l’origine.
La Kalte Sophie (la «gelida Sofia») dei tedeschi è ormai un modo di dire che nessun tedesco comprende. Ma questi Santi, e i loro giorni, hanno la loro versione inglese (Ice Saints), croata (Ledeni Sveci), olandese (Ijsheiligen), svedese (Järnnätter, «notti di ferro»), ungherese (Fagyosszentek), tedesco (Eismänner ), francese (Saints de Glace) e nelle diverse lingue svizzere. E anche i polacchi e gli austriaci li conoscono bene, questi Santi, e il motivo della loro particolare venerazione. E guardate questo proverbio dello Yorkshire riportato anche da Wikipedia: «Chi tosa la sua pecora prima del giorno di San Servazio, ama la lana più della sua pecora» (He who shears his sheep before St Servatius' Day loves his wool more than his sheep). Eggià, pure l’allevatore deve stare attento ai giorni dei Santi del Ghiaccio. Da prima della rivoluzione protestante e da prima dell’ecologismo.