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LA LEGGE ALLA CAMERA

Cirinnà, incognite sulla firma di Mattarella

Dopo il Senato il disegno di legge approda in Commissione Giustizia alla Camera. Oggi l'audizione del Comitato del Family Day, al lavoro per l'ok all'obiezione di coscienza. Ma gli occhi sono puntati sul Presidente della Repubblica "al quale non sfuggiranno i profili di incostituzionalità" su uno dei quali cui pende già un ricorso alla Corte. Intanto la Cirinnà definisce papà e mamma uno stereotipo e un pregiudizio.

Famiglia 15_03_2016
Il presidente della Repubblica Mattarella

Il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, ribattezzato dopo la fiducia posta dal governo in Senato Legge Renzi-Alfano, non è ancora legge. E’ bene ricordarlo dato che sull’onda del successo al Senato ormai se ne parla come se fosse un dato acquisito nell’ordinamento, già inserito in Gazzetta Ufficiale. Ma non è così: manca il passaggio alla Camera anche se sembra essere un passaggio informale visto il rapporto tra i deputati potenzialmente contrari e quelli favorevoli che è di 4 a 1. Però non è detto che non si possano introdurre quei correttivi indispensabili per rendere più digeribile un provvedimento che, quando approderà in Parlamento, otterrà con ogni probabilità una maggioranza schiacciante.

E soprattutto non è detto che, adeguatamente sensibilizzati, come non è accaduto in Senato dato che il passaggio in commissione è stato praticamente bypassato, molti parlamentari di area cattolica non decidano di limitare i danni del tradimento operato dai colleghi di palazzo Madama. Molto infatti dipenderà dai lavori che si svolgeranno in Commissione Giustizia, dove il disegno di legge è approdato il 3 marzo scorso.

Attualmente l’iter prevede l’audizione dei cosiddetti esperti, che illustreranno le ragioni del sì e del no. Oggi ad esempio, insieme a diversi docenti di diritto civile e privato, è la volta del Comitato difendiamo i nostri figli, che, dopo il successo del Family Day del 30 gennaio, si presenterà davanti ai deputati di tutti gli schieramenti per illustrare i motivi di contrarietà.

Nei giorni scorsi era stata la volta dell’associazione Pro Vita Onlus di Toni Brandi, che ha illustrato con Alessandro Fiore le criticità al disegno di legge. L’associazione, che è tra gli organizzatori dell’evento del Circo Massimo, ha contestato alcuni punti della legge così come è stata licenziata dall’aula di Palazzo Madama. Tra questi: il regime sostanzialmente identico a quello del matrimonio, il fatto la step child adoption rientrerà dalla finestra tramite sentenze di giudizi o della stessa Corte Europea dei diritti dell’uomo e l’assenza del vincolo di fedeltà. “Le unioni civili così formulate – ha detto Pro Vita - istituzionalizzano un’unione potenzialmente libera e aperta a relazioni affettive e sessuali con altre persone. A questo punto lanciamo una provocazione: perché limitare l’unione civile a due persone? Perché non aprirla a 3 o 4 persone che si vogliono bene e hanno relazioni affettive?”.

Nel corso del loro intervento, Brandi & co hanno posto l’accento anche sulla necessità di prevedere l’obiezione di coscienza per quei sindaci o pubblici funzionari che si opponessero al nuovo istituto. “L’impossibilità dell’obiezione di coscienza striderebbe dunque sia con l’art. 19 che con l’art. 21 della Costituzione”, hanno dichiarato non prima di aver fatto notare che “fare concorrenza al matrimonio significa diminuire il benessere della società nel suo complesso”. E citando la letteratura scientifica e lo studio del professor Pliego Carrasco dell’ Universidad Nacional Autónoma di Messico, hanno evidenziato che “la famiglia naturale fondata sul matrimonio appare nettamente come quella che garantisce il benessere sia di adulti che bambini.

Nelle coppie di fatto, ad esempio, la probabilità che i bambini siano vittime di abusi sessuali è di 4,5 volte superiore; dati simili valgono per la violenza fisica. Rispetto alla donna sposata, la donna in una convivenza ha il doppio della probabilità di essere vittima di violenza fisica e una probabilità di 3,1 volte superiore di consumare droghe”. Infine, sempre stando alla ricerca, il rischio di depressione raddoppia”.

Tra i deputati più attivi nel cercare di opporsi alla legge vi è Alessandro Pagano del Nuovo Centro Destra, che è membro proprio della Commissione Giustizia. Nei giorni scorsi il deputato aveva auspicato che il testo non passasse blindato anche alla Camera e aveva dichiarato che “se dovesse continuare questa deriva alla Camera, pur in presenza di una maggioranza ultra schiacciante, sarebbe evidente il disegno di una dittatura culturale gay che per quanto mi riguarda è inaccettabile”. Ma la posizione di Pagano, consapevole della difficoltà di essere in un partito che per disciplina di governo al Senato ha dovuto piegarsi alla legge della fiducia, è di quelle più delicate: “Il mio partito su questi due temi indispensabili, pur in presenza di una legge non condivisa, non ha nulla da ridire?

Si può accettare l'assenza di un articolo che consente l'obiezione di coscienza? Un pubblico ufficiale proprio in caso di obiezione di coscienza può rischiare la galera come è già successo a Kim Davis in Kentucky negli Usa? In assenza di risposte, personalmente non potrei mai votare la fiducia a questa legge”, facendo presagire che anche alla Camera il partito di Alfano potrebbe trovarsi qualche spina nel fianco come già accaduto al Senato dove la pattuglia di Quagliarello e Giovanardi si è staccata per fondare il Movimento Idea (Identità e Azione).

C’è poi un aspetto da non trascurare ed è rappresentato dal comportamento che assumerà il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che sarà chiamato dopo il passaggio alla Camera a firmare la legge. Pagano ha confidato alla Bussola che Mattarella “è un uomo molto determinato e non gli sfuggirà il fatto che la legge contenga diversi profili di incostituzionalità tra cui la violazione dell’articolo 72 della Costituzione”, che è già oggetto di un ricorso alla Corte Costituzionale presentato dai senatori di Idea e che verte sull’assenza di qualunque passaggio in commissione in Senato del dispositivo portato all’esame dell’aula. “Ma anche la pensione di reversibilità concessa solo alle coppie omosessuali e non alle coppie eterosessuali in Unione Civile e l’assenza del diritto all’obiezione di coscienza possono rappresentare un caso di discriminazione palese su cui sono sicuro Mattarella si interrogherà non poco. In sostanza si tratta di capire se il Presidente della Repubblica vuole passare alla storia per aver firmato una legge iniqua, anche dal punto di vista costituzionale”.

Nel frattempo fuori dal palazzo il dibattitto continua. Sui social network sta facendo scalpore la frase pronunciata da Monica Cirinnà il 12 marzo scorso a Bassano durante un incontro pubblico. La Cirinnà ha apertamente affermato che mamma e papà altro non sono che “uno stereotipo e un pregiudizio, in molti casi”. Una frase che è stata pesantemente stigmatizzata da più parti. Sull’altro versante invece molti semplici cittadini si stanno organizzando scrivendo ai membri della Commissione per esprimere opposizione al disegno di legge Cirinnà per chiedere di votare contro il disegno di legge.