Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Marco a cura di Ermes Dovico
PERSECUZIONE

Cina, la pacifica rivolta delle croci

Massiccia campagna di demolizione delle croci da parte delle autorità nella provincia dello Zhejiang. Sette protestanti sono stati arrestati ieri per aver rifiutato di rimuovere il crocifisso dalla loro chiesa. Marcia per protesta il quasi novantenne vescovo Zhu Weifang e digiunano i fedeli della chiesa "sotterranea". E' un risveglio cristiano.

Libertà religiosa 06_08_2015
Wenzhou, rimozione di una croce

In Cina è in corso una pacifica e silenziosa rivoluzione: quella delle croci. Nel 2013, le autorità della provincia dello Zhejiang hanno ordinato una campagna di ristrutturazione edilizia chiamata "Tre revisioni e una demolizione". Di fatto si tratta di un'operazione politica che prende di mira soprattutto gli edifici religiosi e si concretizza con una serie di demolizioni di croci e chiese. Questa metodica operazione di distruzione è iniziata subito dopo l'ispezione generale del locale segretario comunista Xia Baolong, che pare sia rimasto molto colpito dalla vista di una chiesa, a Baiqan, con una croce "troppo evidente" e "offensiva". Da allora ad oggi, le autorità locali hanno raso al suolo o rimosso più di 400 fra chiese e crocifissi. Ma la comunità cristiana locale, sia quella cattolica che quello protestante, sia la Chiesa ufficiale che quella sotterranea, sta resistendo apertamente. Lo fa con digiuno, preghiera, manifestazioni di piazza pacifiche e incontri con le autorità.

E’ notizia di ieri l’arresto di sette cristiani protestanti, il pastore Bao Guohua, sua moglie Xing Wenxiang e cinque dipendenti della Chiesa del Sacro Amore. Sono tutti sotto accusa per “disturbo dell’ordine pubblico” e per presunti crimini finanziari. Ma dietro all’arresto si celerebbe una rappresaglia delle autorità contro il fermo rifiuto dei cristiani a far demolire la croce della loro chiesa. Il loro avvocato, Chen Jiangang ne è convinto e stando a quanto dichiara alla Bbc: “Se avessero obbedito e avessero accettato di rimuovere la croce, non avrebbero avuto alcun problema dalle autorità. Ma hanno rifiutato ed ecco perché ora sono detenuti. Quel che è inconsueto è che stiamo parlando di una chiesa ufficiale, riconosciuta dal Partito Comunista. Tutto era stato regolarmente approvato dalle autorità”, sin dal 2008. Nel frattempo non si hanno notizie di altri 8 leader e pastori della locale comunità protestante, tutti arrestati a Wenzhou e letteralmente "scomparsi". Anch'essi si opponevano alla campagna. 

Monsignor Zhu Weifang, 88 anni, sopravvissuto a un’esperienza di lavoro forzato nei campi di concentramento (Laogai) e nominato vescovo di Wenzhou (Zhejiang) da Benedetto XVI nel 2007, è alla testa della protesta civile e religiosa contro la campagna di demolizioni. Nonostante la tarda età, il 24 luglio ha marciato per le vie di Wenzhou alla testa di 26 sacerdoti della sua diocesi, con uno striscione che recitava: “Difendiamo la dignità della nostra fede, contro la demolizione delle croci”. Altre tre volte, nel recente passato, la diocesi di Wenzhou aveva preso posizione apertamente contro la campagna governativa. Il vescovo Zhu, nella sua lettera pastorale “Non temere, abbi fede”, la definiva “illegale” perché non rispettava neppure i consueti regolamenti per gli edifici religiosi. Contestato dalla sua stessa comunità per aver espresso il suo dissenso troppo tardivamente, monsignor Zhu affermava di essere stato colto alla sprovvista dalla campagna di demolizioni. Spiegava di essere rimasto tranquillo per molti mesi perché pensava che quella violenta azione governativa sarebbe finita presto, come altre volte era accaduto. Secondo Zhu, la politica delle demolizioni è “sbagliata e ingiusta” perché anche “edifici a norma” sono stati distrutti. Il vescovo nota che la campagna “prende di mira le croci sui tetti delle chiese, (in quanto, ndr) segno della fede cristiana”. Lungi dal finire, secondo il vescovo la campagna si sta intensificando. Anche i sacerdoti di Wenzhou scrivono (nel loro appello intitolato “Urliamo! Basta rimanere in silenzio”, citato dall’agenzia missionaria Asia News) di “aver tollerato la demolizione delle croci e di aver pregato affinché le autorità si fermassero”, ed ora è il momento di intervenire perché “le demolizioni continuano senza alcun rispetto per la legge o la religione”. La croce è il simbolo della Chiesa “e noi dobbiamo proteggere la nostra libertà religiosa e i nostri diritti di fedeli”. I sacerdoti hanno chiesto ai fedeli di recitare ogni giorno la corona della Divina Misericordia, per la protezione della fede cattolica e delle croci. Mons. Zhu domanda ai fedeli di pregare per il destino della diocesi, offrendo un rosario al giorno e praticando una Via Crucis ogni venerdì. Incoraggia anche la preghiera comune soprattutto in quelle parrocchie che hanno sofferto di più. “Preghiamo perché coloro che ci perseguitano possano cambiare”.

La protesta a Wenzhou

Al fianco della Chiesa cattolica ufficiale, si schiera anche quella non riconosciuta dal governo. Peter Shao Zhumin, reduce da un arresto avvenuto 3 anni fa, il 29 luglio ha pubblicato insieme a tutti i preti della sua comunità una lettera aperta per chiedere “con forza” di fermare subito le demolizioni forzate. I suoi parrocchiani hanno organizzato digiuni per la protezione delle chiese. Nel documento della Chiesa non ufficiale, citato sempre da Asia News, si legge: “La croce il simbolo sacro della nostra fede cristiana. Chiediamo con forza un’immediata interruzione agli atti di demolizione illegale”. Al secondo punto, i firmatari si impegnano a “difendere con forza la croce! Ci appelliamo con forza a tutti i cristiani, senza distinzione di denominazione, a unirsi per fare la guardia e sostenere questo impegno”. E nel terzo: “Invitiamo con forza tutte le parrocchie della diocesi a organizzarsi in turni, in modo da digiunare e pregare in maniera continua per fermare la demolizione delle croci. Dobbiamo pregare per tre volte con questa frase: ‘Nostra Signora di Sheshan, ausilio dei cristiani, prega per noi!’ e ‘Gesù confido in te’. Tutti dobbiamo confessarci, prendere parte in maniera fervente all’eucarestia e all’adorazione eucaristica e fare penitenza per le nostre famiglie e parrocchie”.

La reazione di clero e fedeli, sia protestanti che cattolici, sia ufficiali che non ufficiali, denota sorpresa e indignazione. Dimostra come la campagna anti-crocifissi nello Zhenjiang sia un fatto nuovo. Se prima le autorità comuniste tolleravano (nei limiti del possibile, in un regime ateo) almeno le chiese autorizzate, adesso distruggono i simboli cristiani in quanto tali, indipendentemente da quel che è previsto da leggi e regolamenti locali. Si tratta di una repressione religiosa che assume anche altre forme, quali l’intimidazione e l’incarcerazione dei dissidenti cristiani. In fatto di intimidazione, un altro protestante, Philip Woo, missionario luterano residente in Hong Kong, il 1 luglio scorso ha ricevuto un’ammonizione scritta e ufficiale dal ministero per gli affari religiosi di Shenzhen. Il missionario è accusato di far troppi proseliti: ha messo in piedi una scuola di formazione religiosa a Hong Kong frequentata anche da protestanti della Cina continentale. La novità è che il religioso è, appunto, residente in Hong Kong, non nella Repubblica Popolare Cinese propriamente detta. E si tratta della prima volta che le autorità comuniste ammoniscono ufficialmente un religioso della ex colonia britannica, ancora autonoma (benché formalmente parte della Cina Popolare) e retta da una Costituzione che riconosce piena libertà di culto. Anche questo è un segno di urgenza, nella campagna anti-cristiana del regime.

Pechino e le autorità comuniste provinciali, hanno di che “temere”: il cristianesimo cinese, benché sia molto ridotto secondo le statistiche ufficiali, che dichiarano appena 16 milioni di fedeli (su 1 miliardo e mezzo di cittadini), è in realtà in continua espansione. Il sociologo Rodney Stark stima che i cristiani cinesi siano ormai 70 milioni , in continua crescita, soprattutto fra i ceti più istruiti della società. Ciò fa ben sperare nel futuro del cristianesimo nel più popoloso paese del mondo.