Ci siamo: il rogo nella chiesa "pro life" è terrorismo
Il rogo al portone della chiesa di Rovereto va chiamato col suo nome: un attentato terroristico per imporre il silenzio contro la strage degli aborti. Il parroco di San Rocco alla Bussola: "Da tempo siamo nel mirino degli anarchici per i nostri Rosari davanti all'ospedale. Ora abbiamo paura, ma sappiamo che dire la verità sull'aborto è il nostro compito".
ROVERETO (TN) - Saranno le indagini dei carabinieri di Rovereto a individuare gli autori del rogo che la scorsa notte ha distrutto completamente il portone d’ingresso della chiesa di San Rocco. Ma un primo punto fermo si può comunque mettere: difendere la vita nascente dalla cultura della morte imperante, da oggi in Italia può diventare materia da antiterrorismo. E’ questo l’aspetto più inquietante che si evince dai primi riscontri a seguito dell’attentato incendiario delle 5.50 davanti al sagrato della chiesa del ‘600, annessa a una scuola superiore e che da qualche mese ha iniziato ad ospitare anche l’adorazione eucaristica perpetua. A cominciare dalla firma lasciata sul posto e che non lascia spazio a molte interpretazioni. Sul muro a fianco della chiesa è comparsa una scritta spray inequivocabile: “I veri martiri sono in mare”.
Al rettore della chiesa, don Matteo Graziola (in foto), quando alle sei di mattina è stato svegliato dai vigili del fuoco accorsi per spegnere l’incendio, è bastato un attimo per capire che non si era trattato di un atto vandalico e a che cosa si stavano riferendo quegli estremisti. Nella scalinata prospiciente la chiesa infatti, il sacerdote e il gruppo di fedeli che la frequentano, quest’anno hanno allestito un presepe singolare, chiamato “Il presepe degli innocenti”. Raffigura la classica scena della Natività, ma sul cammino percorso dai Magi, don Matteo e i suoi fedeli hanno posizionato una decina di piccoli feti abortiti. Di plastica. Un monito immediato alla strage silenziosa di esseri umani che con la pratica dell’aborto sta mietendo più vittime di tutte le guerre combattute in armi.
Questo l’intento e su questo, è inevitabile, si dovranno orientare le indagini che seguiranno anche la pista di un gruppo di anarchici della zona, che da tempo stanno tormentando il sacerdote e il gruppo pro life che lo supporta, assieme alle Sentinelle in Piedi della zona.
“Non c’è dubbio che si tratti di un attentato - spiega don Matteo alla Nuova BQ – perché quest’estate abbiamo avuto diversi precedenti”.
Di che cosa si trattava?
Da diverso tempo recitiamo un Rosario davanti all’ospedale di Rovereto ogni martedì, per i tanti esseri umani che vengono abortiti. Quest’estate abbiamo aderito all’iniziativa di Provita del camion vela e si sono presentati un gruppo di anarchici. Hanno urlato diversi slogan e ci hanno “fatto visita” puntualmente per cinque volte. E’ dovuta intervenire la Digos e per in po’ ci hanno lasciato in pace.
Fino a giovedì notte…
Sapevamo che ci avrebbero tenuto d’occhio e proprio per la presenza del presepio temevamo un atto dimostrativo, ma non avrei mai immaginato che avrebbero attentato alla chiesa.
Perché è così sicuro che si sia trattato di loro?
Perché hanno colto perfettamente qual è la posta in gioco di questa partita.
Quale?
La partita della questione dell’umanità. Loro l’hanno capita, alla rovescia, ma ad esempio molti cattolici non l’hanno ancora capita.
Perché?
C’è una cultura che determina la coscienza di oggi, c’è un progetto di potere che diventa progetto politico che tenta di creare una nuova umanità. Di questo progetto fa parte in maniera essenziale l’aborto. E’ un piano che intende rovesciare la legge morale cristiana, ma prim’ancora la legge naturale universale.
Ma perché allora l’attacco?
Perché è la tappa necessaria per creare un nuovo tipo di uomo. E’ un progetto che oggi è trainato dall’America, ma che ha radici lontane. Sul presepe abbiamo fatto una cronistoria della legge sull’aborto partendo dalla Russia negli anni 20, poi i nazisti fino alle democrazie moderne. Ricorda la Madonna a Fatima?
“La Russia spargerà i suoi errori per il mondo…”.
Infatti l'aborto di Stato è partito da lì e dopo cent'anni si è diffuso a macchia d'olio.
Però il presepe potrebbe apparire a tratti urticante. Quei feti in “mostra”… comunque provocatorio.
Ma è comunque una reazione spropositata. Si tratta di un piccolo presepe, ma è il suo messaggio che è dirompente. Abbiamo toccato un nervo scoperto, questi piccoli feti hanno rivelato una verità che è censurata perché siamo in una società che censura la verità.
Può avere dato fastidio a tanti altri, non solo gli estremisti dell’altra notte, a tanti che, magari, non avrebbero mai attentato alla chiesa, ma che non digeriscono il messaggio di quel presepe…
Questi estremisti non sarebbero un problema se si trovassero di fronte un popolo che è ben solido nelle sue convinzioni, invece sono l’ultima frangia di una realtà di un potere dai mandanti di alto livello che sono il vero problema della società di oggi. Questa società è ormai ostaggio di una cultura della morte per dirla con San Giovanni Paolo II o dello scarto per usare l’espressione di Papa Francesco. E questa cultura impone l’utilizzo di aborto e anticoncezionali che mostrano come sia predominante inculcare l’odio verso il concepimento dalle scuole elementari in su.
Don Matteo, ora lei ha paura per la sua persona?
E’ una domanda difficile, mi sento rassicurato dalle forze dell’ordine che sono state molto competenti e ci hanno invitato a segnalare qualunque tipo di problema, ma un po’ di timore non lo nascondo. Confidiamo nel Signore.
Perché secondo lei hanno utilizzato il tema dei migranti?
Principalmente per deviare l’attenzione dallo sterminio degli innocenti. Sul tabellone sopra il presepe riportiamo alcuni dati impressionanti: la riduzione della natalità in Italia è spaventosa: negli anni ‘60 avevamo 950mila nati, quest’anno siamo a 370mila. Significa che siamo un terzo rispetto a 50 anni fa. Ma di fronte a questa strage del popolo italiano si vuole imporre il silenzio e non basta dire che è frutto della denatalità se non individuiamo le cause di questa denatalità che si serve anche dell’aborto, della contraccezione, del gender e dell’omosessualismo e della distruzione della famiglia. Ma c’è un dato ancor più inquietante…
Quale?
Dai dati dell’Abortion word wide report pubblicato dai gruppi pro life americani risulta che in Europa noi abbiamo 5.600 aborti al giorno, escludendo la Russia.
Eppure, di aborto si parla sempre meno e sempre più come triste necessità. Anche nel mondo cattolico.
E’ tutto il mondo cattolico che ha fatto questa scelta di silenzio, moltissimi movimenti cattolici hanno fatto la scelta del silenzio dicendo di volersi concentrare sull’evangelizzazione.
Un errore?
Una contraddizione, direi. Perché l’evangelizzazione richiede sempre un giudizio su ciò che sta accadendo. Gesù non risparmiava un giudizio sulla realtà, l’uomo ha bisogno di essere evangelizzato con la verità teologica, ma anche con la verità etica. E siamo obbligati a testimoniarla perché sappiamo che sarà questa verità che ci farà liberi.