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IL LIBRO

Churchill-Togliatti, uno scambio su cui fare luce

Davvero avvenne lo "scambio" tra Churchill e Togliatti? Nel suo nuovo libro lo storico Luciano Garibaldi ne è convinto. E chiede che sarebbe opportuno riaprire anche l’”armadio della vergogna” del processo per l’oro di Dongo, che si interruppe a Padova nel 1957 per il “suicidio” di un giurato e dopo che ben cinque suoi colleghi avevano dato forfait».

Cronaca 21_04_2018

Come fa notare la postfazione, dopo la fine della guerra Churchill incontrò davvero, e più volte, Togliatti a Roma nella sede dell’ambasciata inglese? Fu allora che i due si accordano per lo scambio? E lo scambio sarebbe stato tra il famoso «oro di Dongo» (ai comunisti) e il carteggio (altrettanto fantomatico e misterioso) tra Mussolini e Churchill? Luciano Garibaldi, giornalista e storico di lungo corso, nel suo ultimo libro, scritto a due mani con la figlia Simonetta, Eventi e protagonisti del ventennio fascista (Archivio Storia, pp. 202, €. 18), ne pare convinto.

L’autore, del resto, è da sempre sostenitore della «pista inglese» riguardo alla fine di Mussolini. Secondo lui, dopo l’8 settembre 1943 e nei mesi della Rsi, l’ex Duce ebbe contatti segretissimi e reiterati con l’inquilino di Downing Street, il quale avrebbe cercato di spingere Mussolini a persuadere Hitler a firmare un armistizio separato con gli Alleati per potere poi rivolgere le forze contro Stalin prima che i sovietici si impadronissero, come poi effettivamente fecero, di mezza Europa. Il fatto è che se tale carteggio Churchill-Mussolini fosse venuto a galla gli equilibri sanciti a Yalta sarebbero saltati.

Gli inglesi, insomma, avevano tutto l’interesse a far tacere Mussolini e impadronirsi di quel famoso carteggio, che l’ex Duce portava con sé in una o più borse. L’Intelligence Service britannico, in effetti, aveva una sede importante sul lago di Como, dove poi Mussolini venne ucciso. C’entrerebbe anche il capo partigiano Luigi Canali, nome di battaglia «capitano Neri», il quale avrebbe dovuto consegnare l’ex leader del fascismo proprio agli inglesi. Ma Mussolini fu fucilato il 29 aprile 1945 a Giulino di Mezzegra insieme alla sua donna, Claretta Petacci, o le cose sono andate diversamente?

Garibaldi non crede alla vulgata ufficiale che da allora è stata tramandata, e nel suo libro dà conto della sua versione dei fatti. Ma questo è solo un capitolo dei tanti del libro, il quale ripercorre tutta la storia del Ventennio con il dichiarato intento di storicizzare, una buona volta dopo oltre settant’anni, quello che fu uno dei periodi più intensi della storia della penisola italiana. Ne viene fuori un ritratto in controluce: non tutto fu bene, non tutto fu male. In effetti, in quegli anni vennero varate leggi e realizzate riforme di cui non si può negare la positività, dal blocco dell’inflazione e della svalutazione della moneta all’istituzione della previdenza sociale, dalla bonifica delle grandi paludi alla Conciliazione tra Stato e Chiesa dopo sessant’anni di ostilità reciproca.

Dopo le luci, le ombre: la fine della libertà di stampa, le odiose leggi razziali, l’ingresso in guerra dalla parte “sbagliata”. Dopo la trentina di capitoli dedicati alla storia, dalla Marcia su Roma alla fine di Mussolini, il libro dei Garibaldi scheda ottanta biografie, quelle dei personaggi principali di quel Ventennio, dalle figure più rappresentative della storia del fascismo (tra cui Gentile, Ciano, Balbo, Badoglio, Graziani, D’Annunzio) a quelle più famose dell’opposizione (Pertini, Nenni, Togliatti, De Gasperi, Matteotti, Gramsci, i fratelli Rosselli…).

Ma il punto più intrigante eccolo. Dice Garibaldi che, dopo che sono stati giustamente riaperti gli “armadi della vergogna” che nascondevano la verità sulle stragi naziste in Italia, «sarebbe quanto mai opportuno riaprire anche l’”armadio della vergogna” del processo per l’oro di Dongo, che si interruppe a Padova nel 1957 per il “suicidio” di un giurato e dopo che ben cinque suoi colleghi avevano dato forfait».