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L’APPELLO DELLA MADRE

"Chiedo acqua e cibo per Vincent, venite con me in ospedale"

«Domenica 19 maggio io sarò davanti all’ospedale di Reims per supplicare di continuare a idratare e alimentare Vincent. In Francia, nel 2019, nessuno deve morire di fame e di sete. Se volete, potete unirvi a me». È l’appello di Viviane, la madre di Vincent Lambert, che dalla settimana che inizia il 20 maggio - giorno e ora precisi non sono stati comunicati - sarà sottoposto a eutanasia dal dottor Sanchez. Intanto, anche l’arcivescovo di Reims ha fatto sentire la sua voce per difendere il diritto alla vita del 42enne disabile.

Vita e bioetica 15_05_2019

Si avvicina inesorabilmente la data del 20 maggio, inizio della settimana in cui il dottor Vincent Sanchez, medico responsabile di Vincent Lambert al Centre Hospitalier Universitaire (CHU) di Reims, ha deciso di iniziare l’iter eutanasico per Vincent. Nella lettera ai genitori, il dottor Sanchez non ha voluto specificare il giorno e l’ora, ma ha solo fornito l’indicazione del lasso di tempo in cui Vincent verrà ucciso. L’ospedale teme che qualcuno tenti di fermare la mano del boia e, secondo alcune indiscrezioni, è pronto ad avvalersi delle forze dell’ordine. Come se Vincent fosse un terrorista. È un copione che tutti noi che abbiamo seguito il calvario di Charlie e Alfie conosciamo bene.

La settimana che inaugurerà il prossimo 20 maggio terminerà domenica 26, giorno in cui quest’anno in Francia si festeggerà la Festa della mamma. Così a Viviane, anziché un bel mazzo di rose, il dottor Sanchez potrà regalare il cadavere del figlio. Ed è proprio la madre di Vincent ad aver lanciato ieri un appello pubblico nel quale chiede a tutte le persone che desiderano sostenerla di raggiungerla davanti all’ospedale di Reims: “Domenica prossima 19 maggio, io sarò davanti all’ospedale di Reims, a partire dalle ore 15 per supplicare di continuare a idratare e alimentare Vincent. In Francia, nel 2019, nessuno deve morire di fame e di sete. Se volete, potete unirvi a me”. L’indirizzo dell’ospedale è il seguente: CHU de Reims - Hôpital Sébastopol, 48 Rue de Sébastopol.

Viviane esorta a “mantenere la speranza fino alla fine” e chiede di “spiegare a tutti che Vincent non è in fin di vita, è disabile!”. E aggiunge: “Nulla è perduto, il Comitato per le persone disabili dell’Onu ha chiesto alla Francia di continuare a idratare e alimentare Vincent. Bisogna che la Francia rispetti la Convenzione che ha firmato; deve farlo per Vincent ma anche per tutti gli altri disabili. Ancora grazie a tutti, dal profondo del mio cuore di madre”.

Nel frattempo, i due avvocati della famiglia, Jean Paillot et Jérôme Triomphe, rendono noto di essersi rivolti al Difensore dei diritti, figura giuridica creata nel 2011 e inserita nella Costituzione francese, deputata a “vigilare sul rispetto dei diritti e delle libertà” (art. 71. 1).

Il 13 maggio anche la Chiesa francese ha fatto sentire la sua voce, nelle persone di Eric de Moulins-Beaufort e Bruno Feillet, rispettivamente arcivescovo e ausiliare della diocesi di Reims; monsignor de Moulins-Beaufort è altresì presidente della Conferenza episcopale francese. Apprendendo la decisione del dottor Sanchez, i due presuli prendono atto che “la morte del signor Lambert è dunque sancita, nonostante i ricorsi tentati dai suoi genitori. Molti sono preoccupati della conclusione data in questo modo al cosiddetto «affaire Lambert»”. Dopo aver assicurato il sostegno della loro preghiera a Vincent, a tutta la sua famiglia e anche a tutti i medici e al personale che in questi anni si è preso cura di Vincent, i vescovi di Reims constatano anzitutto che, in una situazione certamente complessa, vi sono però degli aspetti certi: “Gli specialisti sono parsi essere d’accordo sul fatto che Vincent Lambert, per quanto sia dipendente dopo il suo incidente, non è in fin di vita. Pur apprezzando l’impegno delle équipe del CHU di Reims, sorprende che il signor Lambert non sia stato trasferito in un’unità specializzata per l’accompagnamento dei pazienti in stato vegetativo o pauci-relazionale”.

Vincent continua infatti a essere ricoverato in un reparto di cure palliative, nonostante non si trovi affatto in fin di vita. “È proprio della condizione dell’uomo e della sua grandezza di dover un giorno morire”, continuano i vescovi. “È bene ricordarlo in un tempo in cui alcuni rivendicano il diritto di morire quando e come preferiscono, mentre i profeti del transumanesimo annunciano la fine della morte. Ma è l’onore di una società non lasciare che qualcuno dei suoi membri possa morire di fame o di sete, e di fare tutto il possibile per mantenere fino alla fine l’assistenza adeguata. Permettersi di rinunciarvi per la ragione che una tale assistenza ha un costo e perché si ritiene inutile lasciar vivere le persone interessate, vorrebbe dire rovinare l’impegno della nostra civiltà. La grandezza dell’umanità sta nel considerare come inalienabile e inviolabile la dignità dei suoi membri, soprattutto i più fragili”.

Molti hanno potuto constatare la verità di queste parole e possono confermare che l’accompagnamento di persone in situazioni analoghe a quella di Vincent, “sebbene sia faticoso, ha contribuito a renderli più uomini”. Il compito della società non è quello di spingere su pratiche eutanasiche, ma di aiutare e sostenere questo accompagnamento. “Preghiamo nuovamente e invitiamo a pregare”, concludono i vescovi, “perché la nostra società francese non si impegni sulla strada dell’eutanasia”.