Chicago, una parrocchia ai confini del caos
La comunità della parrocchia di St. James vive in una sorta di terra di confine, dove le gang la fanno da padrone. Situazione non troppo diversa da Charleston dove un giovane nei giorni scorsi ha provocato una strage in una chiesa. Ma ciò che non si racconta è che anche in questa situazione fioriscono gesti di umanità.
Paese che vai, Santa Messa che trovi. A Chicago, la chiesa di St. James non c’è più, era un edificio pericolante e lo hanno dovuto abbattere. La chiesa è stata ospitata da un teatro, che caratterizza sia lo scenario che la liturgia.
Tanti storcerebbero il naso per la disposizione dei fedeli a ferro di cavallo invece che in file parallele di fronte all’altare. Non solo: ci si prende per mano per recitare il Padre Nostro, si prende la Comunione con le mani e si beve il vino, ci si alza per darsi un segno di pace fra vicini e lontani. Per chi teme l’uso della chitarra in chiesa non c’è scampo: qui c’è non solo la chitarra, ma anche il basso, il pianoforte e un coro di voci, che accompagna tutta la liturgia. E fra i fedeli qualcuno batte le mani a ritmo, mentre gli afro-americani sono presi nel loro trasporto musicale, ondeggiando a ritmo. Nulla a che vedere con le lunghissime liturgie delle chiese pentecostali, all’estremo opposto (Nord) della città dove stanno continuando a cantare e ballare anche dopo che i cattolici sono già andati a letto. La dimensione musicale, comunque, è importante anche in questa piccola parrocchia cattolica.
La parola chiave, per spiegare lo spirito del tutto è: comunità. Lo spirito comunitario, qui, è molto forte. La chiesa, con i fedeli raccolti e disposti a ferro di cavallo, che si guardano in faccia durante la celebrazione, diventa anche un luogo di incontro comunitario. Etnie, età e religioni si mescolano molto armoniosamente. Conosciamo un nero, che però è tedesco. E di fronte a noi tre file sono occupate da donne afroamericane, con cappellini e vestiti che paiono essere usciti da un film sulla segregazione razziale, accanto a tedeschi nordici, irlandesi, italiani come noi.
L’incontro comunitario è importante, perché siamo sempre ai confini tra l’ordine e il caos, da queste parti. Il luogo in cui sorge questa piccola parrocchia è una sorta di terra di confine. A Sud della 35^ strada, ci dicono, è anche meglio non andare, mentre in questo distretto vige ancora l’ordine e la calma. Pare, da quel che ci dicono i Fratelli Lasalliani che guidano questa parrocchia, che tutto sia iniziato decenni fa con la costruzione di grandi blocchi di case popolari, dove si è diffusa la droga, da cui sono sorte le gang dello spaccio. Come le Vele di Napoli, il sogno dell’utopia sociale, l’illusione di poter sradicare il disagio tramite edilizia popolare, ha partorito il mostro. Adesso quei blocchi di case popolari non ci sono più, ma la società locale risulta “infettata” e i membri delle gang vanno e vengono da un quartiere all’altro a regolare i conti con l’uso delle armi. Nella Chicago in cui le armi sono vietate ovunque, solo i delinquenti le usano procurandosele illegalmente e provocano circa 500 morti all’anno (e ci dicono anche che la situazione sia molto migliorata, negli anni '90 i morti erano il doppio).
Gesù placa la tempesta e riporta la pace anche negli elementi della natura. La pace non è solo naturale (e c’è bisogno anche di questa, comunque, in una Chicago che la scorsa settimana è stata sconvolta da una vera tempesta), ma è soprattutto una pace negli animi e fra vicini.
Non si parla d’altro che della violenza brutale di Charleston, in South Carolina, avvenuta mercoledì scorso, che ha profondamente turbato la coscienza degli americani. Un giovane di nome Dylan Roof, probabilmente uno squilibrato, nostalgico del vecchio Sud secessionista e schiavista, ha aperto il fuoco in una chiesa durante un incontro parrocchiale, assassinando nove persone, tutti afro-americani, fra cui quattro sacerdoti.
«Anche i peggiori assassini e delinquenti, fino a questi ultimi anni, almeno temevano Dio – commenta padre Robert Sirico, fondatore dell’Acton Institute – la sparatoria di Charleston dimostra quanto sia profonda la crisi culturale nel mondo cristiano, se non ci si ferma più neppure di fronte a un prete, si spara di fronte a un altare, si assassinano fedeli e sacerdoti raccolti in preghiera».
Al di là del movente della strage (tutti i media puntano sulla pista del razzismo) quel che si vede meno è il coraggio delle vittime, come quello dei preti coinvolti: avevano scelto deliberatamente di predicare il Vangelo e di proclamare un messaggio di pace in un’area violenta. Si vede meno, ma si sente molto, il perdono delle vittime, come nel caso della ragazza, che ha perso la madre nel massacro e ha perdonato in pubblico l’assassino. Sono questi gli aspetti sottolineati dal parroco, nella predica a St. James, qui a Chicago: «Anche in questi momenti bui, noi possiamo vedere Cristo in azione, in questi semplici gesti di umanità».