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100 ANNI DI CALVINO / 15

Chi pensa già di sapere non scopre mai nulla

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Ne La giornata di uno scrutatore Calvino decide di raccontare l’imprevisto che gli è accaduto al Cottolengo celandosi sotto le vesti del protagonista: vive in modo menzognero, ma negli incontri al Cottolengo Amerigo scopre qualcosa che gli permette di condividere le passioni politiche e culturali con la storia sentimentale che sta vivendo.

Cultura 11_09_2023

Ne La giornata di uno scrutatore Calvino decide di raccontare l’imprevisto che gli è accaduto al Cottolengo celandosi sotto le vesti del protagonista. Non sono mai casuali né tantomeno scontati i nomi che Calvino attribuisce ai suoi personaggi. Amerigo Ormea, protagonista della storia, è, in realtà, un nome parlante. I latini erano convinti che il termine nomen derivasse da omen, cioè che il nome avesse in sé il destino e il presagio.

Amerigo richiama Amerigo Vespucci, il navigatore che per primo capì che le terre scoperte da Cristoforo Colombo non erano le Indie. Ormea è anagramma di «amore», una delle scoperte più belle che il protagonista fa nel romanzo, e di «Romea», femminile di Romeo, il pellegrino che si reca a Roma. Amerigo Ormea non è quindi un personaggio statico, fermo sulle sue idee, refrattario a qualsiasi ipotesi di cambiamento e incapace di stupirsi. Nella giornata in cui è scrutatore al Cottolengo lui affronta la dimensione del viaggio, del pellegrinaggio, della scoperta. È un uomo che non sta a riva, ma che decide di partire per scoprire la terra non conosciuta, la realtà ancora incognita. Quella giornata è metafora della stessa vita in cui l’uomo è chiamato a partire, a ricercare.

L’atteggiamento di rinuncia, di resa contraddice la natura più vera dell’animo umano. L’unica posizione davvero dignitosa è quella di chi non smette di cercare, parte per il viaggio dell’esistenza, in maniera indefessa veleggia per il mare della vita con lo sguardo circospetto e attento a cogliere gli indizi.

In fondo, Amerigo Ormea rappresenta l’uomo stesso di ogni tempo e luogo: è come Simmia del Fedone di Platone che invita a salire sulla scialuppa per rischiare la traversata della vita; è come Dante che è invitato dalla vita e dagli incontri a lasciare la sua presunzione di poter salire sul colle luminoso da solo e scopre che il metodo per il viaggio è la sequela responsabile di un maestro e di una compagnia umana; è come il Perceval di Chretien de Troyes che, incontrato il Santo Eremita, riparte alla ricerca del Sacro Graal.

All’inizio della giornata Ormea, però, sembra fermo sulle sue posizioni, è pessimista e cinico, pensa già di sapere e non si sorprende più di quanto gli accade. Intellettuale iscritto al Partito comunista, divenuto adulto, ha maturato le sue convinzioni: «Nella politica come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire».  

Amerigo si sente l’ultimo «erede del razionalismo settecentesco» e si sente investito del compito di verificare le truffe, scoprire i brogli e le prevaricazioni che avvengono in quell’istituzione a vantaggio del Partito democristiano.

Nel secondo capitolo il narratore esprime bene lo sguardo ideologico di Amerigo con frasi in cui il verbo «sapere» è centrale: «Amerigo queste cose le sapeva», «sapeva che una giornata triste e nervosa lo attendeva». Amerigo sa già, conosce già, non può quindi sorprendersi di fronte al reale. Un conto è sapere, un altro è scoprire e così conoscere.

L’antitesi dello sguardo ideologico è la scoperta della realtà, ben documentata dalla novella di Pirandello Ciàula scopre la Luna in cui il protagonista coglie per la prima volta la bellezza della realtà e l’attrattiva di una presenza buona. Una sera, ritornato in superficie dopo l’estenuante fatica nella buia miniera, Ciàula resta sbalordito, solleva le braccia e per la prima volta «ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli la» scopre. «Sì, egli sapeva, sapeva che cos’era; ma come tante cose si sanno, a cui non si è dato mai importanza. E che poteva importare a Ciàula, che in cielo ci fosse la Luna? ».

La scoperta della Luna è la rivelazione di una presenza che è più grande di noi e che esiste a prescindere dalla nostra consapevolezza. Ora Ciàula si rende conto che nessuna fatica, nessun limite, nessuna circostanza ci definiscono e ci schiacciano.   Uomo di cultura e coinvolto in politica, Amerigo è convinto di conoscere già la realtà e la verità. Per questo all’inizio non guarda e non ascolta davvero in modo da incontrare il mondo del Cottolengo. La convinzione che nell’istituto avvengano brogli elettorali gli impedisce all’inizio di osservare e guardare quel luogo di umanità.

Per Amerigo le parole «comunismo», «istituto religioso», «Cottolengo», «democrazia» hanno un significato ben preciso, ma non sono frutto di un percorso di conoscenza, di un’esperienza fatta su di sé e nella realtà in azione. Ormea più che vivere con sorpresa la vita e incontrare la realtà si muove in modo cerebrale e si lascia andare alle sue operazioni mentali.

Il mondo del Cottolengo appare ad Amerigo ristretto, come un carcere, perché la realtà è privata dal mistero ed è vista con uno sguardo razionalistico che misura e riduce. Lo stesso atteggiamento che Amerigo tiene nei confronti della fidanzata Lia è ideologico. Lui non la conosce realmente, perché non l’ha mai realmente osservata per quello che è. Amerigo non le ha spiegato nulla della sua passione politica, delle sue convinzioni, né ha intenzione di farlo.

Nel romanzo si legge: «Con lei c’erano cose di cui non parlava, e cose di cui non parlava affatto»; «per chi potesse votare la ragazza, era un problema che Amerigo non si poneva affatto». Quando Lia gli comunica che aspetta un bambino, Amerigo reagisce in preda all’ira, vorrebbe «ricacciare nel non essere l’eventualità» e che lei abortisse. Il pensiero del figlio ricorda a Ormea il Cottolengo e il Terzo mondo, ovvero la possibilità che una persona possa nascere per essere infelice. A causa della reazione di Amerigo Lia non vorrebbe più vederlo.

Anche su di sé Amerigo ha uno sguardo ideologico, perché è convinto di essere democratico e di considerare tutti allo stesso modo. In questo caso il protagonista parte dal pensiero su di sé, non dall’esperienza di sé in azione nella realtà. Amerigo vive la realtà non come un complesso integrale, perché non condivide la vita e le passioni con la fidanzata. In fondo vive in modo menzognero. Cosa permette di ricomporre i diversi aspetti della realtà? Cosa può conferire unità all’io?

Negli incontri al Cottolengo Amerigo scopre qualcosa che gli permette di condividere le passioni politiche e culturali con la storia sentimentale che sta vivendo.

In un’intervista rilasciata nel 1967 a Madeleine Santschi, Calvino mostra la consapevolezza della necessità di sottoporre la nostra ragione e il nostro pregiudizio alla realtà: «Io credo che esiste la realtà e che ci sia un rapporto (seppur sempre parziale) tra la realtà e i segni che la rappresentano. […] Il mondo esisteva prima dell’uomo ed esisterà dopo».

Ancora nel 1969 Calvino ribadisce: «Il mondo è diverso da come me lo immagino. Cerco di parlare solo di quello di cui mi sono fatto un’opinione chiara».