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L'OMELIA DI PAPA FRANCESCO

«Chi non prega il Signore, prega il diavolo»

Il 14 marzo Papa Francesco ha tenuto la sua prima omelia, nella Messa celebrata con i cardinali, e ha anche proposto la sua prima citazione, per molti versi sorprendente. Ha infatti citato infatti un autore «antimoderno», un profeta controverso 

Ecclesia 15_03_2013
Papa Francesco

Il 14 marzo Papa Francesco ha tenuto la sua prima omelia, nella Messa celebrata con i cardinali, e ha anche proposto la sua prima citazione, per molti versi sorprendente. Ha infatti citato un autore «antimoderno», un profeta controverso che - più che criticare la modernità - ha imprecato contro di essa, lo scrittore francese della Belle Époque Léon Bloy.

Prendendo spunto dalle letture della Messa, il Pontefice vi ha trovato «qualcosa di comune: è il movimento. Nella Prima Lettura il movimento nel cammino; nella Seconda Lettura, il movimento nell’edificazione della Chiesa; nella terza, nel Vangelo, il movimento nella confessione». E ne ha ricavato una formula, quasi il primo programma del pontificato: «camminare, edificare, confessare».

Il primo termine - camminare - emerge dalla citazione di Isaia: «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). Alle origini stesse della storia della salvezza, «questa è la prima cosa che Dio ha detto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile». E anche «la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va». Naturalmente, camminare non basta. Non ogni movimento è responsabile e gradito a Dio. «Camminare sempre, in presenza del Signore, alla luce del Signore, cercando di vivere con quella irreprensibilità che Dio chiedeva ad Abramo, nella sua promessa».

Secondo termine: «edificare». La nozione di «edificare la Chiesa» rimanda alle pietre. E le pietre hanno una loro consistenza solo se sono «pietre vive, pietre unte dallo Spirito Santo». Non ogni pietra è adatta a edificare la Chiesa, ma solo «quella pietra angolare che è lo stesso Signore».

Terzo: «confessare». Qui è la chiave che rivela se il nostro movimento, il nostro cammino è quello giusto. Perché c'è sempre il rischio che sia sbagliato, anche quando ci auto-consoliamo con un vago umanitarismo. Perché «possiamo camminare quanto vogliamo, noi possiamo edificare tante cose, ma se non confessiamo Gesù Cristo, la cosa non va. Diventeremo una ONG assistenziale, ma non la Chiesa, Sposa del Signore».
Possiamo per pavidità rinunciare al cammino: e «quando non si cammina, ci si ferma». Ma possiamo anche girare a vuoto, costruire sì, ma non sulle pietre solide. E allora «che cosa succede? Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno dei palazzi di sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza».

Ed ecco la citazione, sorprendente ma forse non troppo se si considera l'interesse che nel suo ministero a Buenos Aires, a fronte di crisi epocali - come quella legata alla legge approvata in Argentina nel 2010 sul matrimonio e le adozioni omosessuali - il regnante Pontefice aveva portato all'azione del demonio. «Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: "Chi non prega il Signore, prega il diavolo". Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio». La frase di Papa Francesco è molto forte. Chi pensa di fare il bene senza confessare Gesù Cristo, chi riduce la Chiesa a un'organizzazione umanitaria non fa solo un po' di bene a metà. No: prega il diavolo e confessa il diavolo, anche senza rendersene conto.

Ecco dunque la formula di Papa Francesco: «Camminare, edificare-costruire, confessare. Ma la cosa non è così facile, perché nel camminare, nel costruire, nel confessare, a volte ci sono scosse, ci sono movimenti che non sono proprio movimenti del cammino: sono movimenti che ci tirano indietro».
E un movimento «che tira indietro» è quello di Pietro, che a un certo punto spaventato dice al Signore: «Io ti seguo, ma non parliamo di Croce. Questo non c’entra. Ti seguo con altre possibilità, senza la Croce». Nel Vangelo proprio Pietro, il primo Papa, è trattato da «Satana» da Gesù quando cerca di rifiutare la croce. Una grande lezione per noi, per i preti, i vescovi, il Papa stesso. «Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore».

Il Papa ci chiede dunque, nel suo primo intervento magisteriale, coraggio: «abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti», con lo Spirito Santo e con «la preghiera della Madonna, nostra Madre».