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PAPA FRANCESCO

Chi non è fedele al Catechismo perde la memoria di Dio

Disse il profeta Amos «Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri, … distesi su letti d’avorio» (Am 6,1.4). Il Papa ha ricordato queste parole ai catechisti, perché sappiano risvegliare negli altri la memoria di Dio in coloro che sono troppo legati alle vicende terrene.

Catechismo 30_09_2013
Papa Francesco

Dopo la dura omelia del 28 settembre alla Gendarmeria Pontificia, in cui aveva evocato il diavolo entrato in Vaticano per la porta delle chiacchiere e dei pettegolezzi, Papa Francesco ha voluto concludere il weekend dedicato ai catechisti mettendo ancora «parole dure» al centro della sua meditazione. Si tratta di quelle del profeta Amos: «Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri, … distesi su letti d’avorio» (Am 6,1.4). Il Pontefice le ha commentate osservando che gli «spensierati di Sion» oggi sono coloro che non pregano e non rispettano l'integrità della dottrina, finendo per perdere la memoria di Dio e per annunciare se stessi invece del Vangelo.

In che senso questo vecchio ammonimento di un profeta biblico sta ancora «davanti ai nostri occhi oggi»? Amos, ha spiegato il Papa, denuncia «il rischio di adagiarsi, della comodità, della mondanità nella vita e nel cuore, di avere come centro il nostro benessere», materiale e non materiale. «Se le cose, il denaro, la mondanità diventano centro della vita ci afferrano, ci possiedono e noi perdiamo la nostra stessa identità di uomini: guardate bene, il ricco del Vangelo non ha nome, è semplicemente "un ricco". Le cose, ciò che possiede sono il suo volto, non ne ha altri».

Questa immagine ci colpisce, ma non è ancora sufficiente. Se vogliamo andare oltre, dobbiamo chiederci perché tanti uomini, anche oggi, si comportano così, perché noi stessi spesso «cadiamo nel pericolo di chiuderci, di mettere la nostra sicurezza nelle cose, che alla fine ci rubano il volto, il nostro volto umano». Certamente la nostra esperienza ormai ci insegna che la ricerca spasmodica del solo benessere, materiale o psicologico, non porta alla felicità. E se siamo cristiani conosciamo anche i moniti del Vangelo.

Il problema è che, chi più chi meno, tutti ogni tanto «perdiamo la memoria di Dio». In questo senso Amos si riferisce agli smemorati e agli spensierati: «Guai agli spensierati di Sion». Dove si dimentica Dio, resta solo l'io. «Se manca la memoria di Dio, tutto si appiattisce, tutto va sull’io, sul mio benessere. La vita, il mondo, gli altri, perdono la consistenza, non contano più nulla, tutto si riduce a una sola dimensione: l’avere. Se perdiamo la memoria di Dio, anche noi stessi perdiamo consistenza, anche noi ci svuotiamo, perdiamo il nostro volto come il ricco del Vangelo! Chi corre dietro al nulla diventa lui stesso nullità». Chi adora gli idoli perde il suo volto, immagine e somiglianza di Dio, e finisce per apparire come se fosse fatto «a immagine e somiglianza delle cose, degli idoli».

Che cosa c'entrano queste parole del profeta Amos, si è chiesto Papa Francesco, con l'incontro mondiale dei catechisti venuti a Roma per l'Anno della fede? C'entrano, perché a ben guardare il catechista «è colui che custodisce e alimenta la memoria di Dio; la custodisce in se stesso e la sa risvegliare negli altri». In questo senso, la prima catechista è la Vergine Maria che «davanti all’azione meravigliosa di Dio nella sua vita, non pensa all’onore, al prestigio, alle ricchezze, non si chiude in se stessa. Al contrario, dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo e aver concepito il Figlio di Dio, che cosa fa? Parte, va dall’anziana parente Elisabetta, anch’essa incinta, per aiutarla; e nell’incontro con lei il suo primo atto è la memoria dell’agire di Dio, della fedeltà di Dio nella sua vita, nella storia del suo popolo, nella nostra storia». Dalla «memoria di Dio» di Maria nasce la prima catechesi, a Elisabetta: il Magnificat.

«In questo cantico di Maria c’è anche la memoria della sua storia personale, la storia di Dio con lei, la sua stessa esperienza di fede. Ed è così per ognuno di noi, per ogni cristiano: la fede contiene proprio la memoria della storia di Dio con noi, la memoria dell’incontro con Dio che si muove per primo, che crea e salva, che ci trasforma; la fede è memoria della sua Parola che scalda il cuore, delle sue azioni di salvezza con cui ci dona vita, ci purifica, ci cura, ci nutre». Come Maria il catechista dovrebbe custodire in sé questa memoria e trasformarla in annuncio: «non per farsi vedere, non per parlare di sé, ma per parlare di Dio, del suo amore, della sua fedeltà». Come Maria, il catechista dovrebbe «parlare e trasmettere tutto quello che Dio ha rivelato, cioè la dottrina nella sua totalità, senza tagliare né aggiungere». Quanti catechisti - e non solo - invece «tolgono e aggiungono» secondo le loro dottrine personali, che non sono quelle della Chiesa!

Il catechista, l'evangelizzatore «è un cristiano che porta in sé la memoria di Dio, si lascia guidare dalla memoria di Dio in tutta la sua vita, e la sa risvegliare nel cuore degli altri. È impegnativo questo! Impegna tutta la vita!». E il punto di riferimento del catechista è il Catechismo della Chiesa Cattolica, «memoria di Dio, memoria della sua azione nella storia, del suo essersi fatto vicino a noi in Cristo, presente nella sua Parola, nei Sacramenti, nella sua Chiesa, nel suo amore». I catechisti fedeli al Catechismo sono «come sentinelle che risvegliano negli altri la memoria di Dio, che scalda il cuore».

Ma ecco che torna il richiamo al profeta Amos, perché il suo ammonimento colpisce e descrive anche la cattiva catechesi. Gli «spensierati di Sion» sono coloro «che pongono la loro sicurezza in se stessi», che annunciano se stessi pretendendo di annunciare Dio. Spesso il problema nasce da una carenza nella vita spirituale. «Il catechista è uomo della memoria di Dio se ha un costante, vitale rapporto con Lui e con il prossimo; se è uomo di fede, che si fida veramente di Dio e pone in Lui la sua sicurezza; se è uomo di carità, di amore, che vede tutti come fratelli; se è uomo di "hypomoné", di pazienza, di perseveranza, che sa affrontare le difficoltà, le prove, gli insuccessi, con serenità e speranza nel Signore; se è uomo mite, capace di comprensione e di misericordia». La Madonna lo insegna: la capacità di custodire in sé la memoria di Dio, per diventare capaci di trasmetterla, alla fine può nascere soltanto dalla preghiera.