I CASI OCCHIONERO E MONTEPASCHI
Chi impedisce la trasparenza nel Paese
I casi Occhionero, Alitalia e Montepaschi hanno in comune il fatto che vi sono forze non trasparenti che cercano di imbrogliare l’opinione pubblica con comportamenti furbescamente opachi, ma che è sempre più difficile che rimangano nascosti o sconosciuti.
Economia
16_01_2017
Caro direttore,
vorrei commentare per i tuoi lettori due situazioni, venute alla luce in questa settimana, che sono diverse tra di loro, ma che, forse, hanno dei legami indiretti.
La prima situazione riguarda lo scandalo degli accessi abusivi al web operati, a quanto si sa dai media, dai fratelli Occhionero. Si potrebbe chiudere la questione con una battuta, tipo “la massoneria ha un Occhionero, ma mille orecchie”, ma forse val la pena fare qualche considerazione. Allora, la massoneria esiste ancora. Ogni volta che se parla, ci si sente dire che si è complottisti e che si vedono nemici dappertutto. Forse è per questo che i media, in questi giorni, non hanno sottolineato più di tanto che il fratello Occhionero è una persona importante all’interno del mondo massonico.
E, come si usa da quelle parti, egli pare naturalmente portato a trafficare tra i segreti di tutto il mondo. Penso che lo scandalo avrebbe avuto più ampia risonanza se a commettere gli accessi fosse stato qualcuno non affiliato alla massoneria. Ciascuno di noi può immaginarsi cosa sarebbe successo se l’autore fosse stato individuato in un qualsiasi politico o, pensate un po’, in un qualsiasi cattolico, meglio se sacerdote. Il vizietto di assumere informazioni riservate, comunque, la massoneria non lo perde, anche se le operazioni messe in atto cambiano forma. Attendiamo, comunque, la fine delle indagini, se mai ci saranno.
La seconda situazione è quella messa in evidenza dalle crisi del Montepaschi di Siena e di Alitalia. Che cosa hanno in comune queste due gravi sofferenze, che, di per sé, sembrano essere diversissime tra di loro? Hanno in comune che entrambe le crisi sono in atto da tempo e che qualcuno ha chiesto (o suggerito) che la loro proclamazione pubblica fosse posticipata a dopo il 4 dicembre scorso, quando, come si sa, si votò per il referendum. Alcuni interessi elettorali (che comunque sono stati clamorosamente sconfitti) hanno ritardato la messa in luce di dette crisi, anche se entrambe avevano la necessità di soluzioni molto urgenti. Il ritardo di cui parlo ha reso ancora più profonda la gravità della crisi e ciò costituisce una colpa irresponsabile. Alitalia perde un milione al giorno, il che significa che il rinvio di un eventuale risanamento non fa che peggiorare la situazione.
Per quanto riguarda Montepaschi, sarebbe stato più utile assumere provvedimenti almeno quattro mesi fa. Ma, nel clima elettorale impropriamente esasperato dal premier di allora, non sarebbe stato utile, per lui, mostrare al Paese l’esistenza di queste gravi crisi, pensando forse che il popolo sia rincretinito. Ma il popolo ha capito che il Paese non è ancora uscito dalla crisi e ne ha tratto le conseguenze, malgrado i nascondimenti operati dal governo.
Caro direttore, accennavo, prima, che forse le due situazioni hanno qualche cosa in comune. A mio parere, hanno in comune il fatto che vi sono forze non trasparenti che cercano di imbrogliare l’opinione pubblica con comportamenti furbescamente opachi, ma che è sempre più difficile che rimangano nascosti o sconosciuti. Varrebbe la pena, allora, abbandonare le vie contorte della furbizia e dello spionaggio: ne guadagnerebbe la sostanza della democrazia e delle nostre libertà. Intanto, teniamo alta la nostra vigilanza.