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MORALISTI DEMORALIZZATI

Che furbetto il signor Greggio, "evasore a sua insaputa"

Ezio Greggio, il conduttore di Striscia la Notizia, dovrà pagare al Fisco 20 milioni di euro, come rimborso per tasse dovute e mai versate. È la cifra più alta pagata da un solo contribuente all'Agenzia delle Entrate. Mica una bella figura per uno come lui che tutte le sere in Tv sbertuccia imbroglioni e truffatori. 

Cronaca 24_07_2014
Ezio Greggio

Chissà se adesso Antonio Ricci, il satanasso di Canale 5 che ogni sera striscia le nequizie degli italiani, manderà lo scudiero Staffelli a Montecarlo a consegnare un super Tapiro all’amichetto Greggio? Venti milioni di euro non sono bruscolini, varrebbero invece la consegna di un Tapirone formato Cavallo di Troia in polistirolo, alto trenta piani e pieno di agenti del Fisco mascherati da veline. Già, stavolta il signor Ezio l’ha fatta grossa: 20 milioni di euro per fare la pace con l’Agenzia delle Entrate, una delle transazioni più alte mai pagate da un contribuente. Lo scoop è del Corriere della Sera che ha dato la notizia del grande accordo fiscale firmato dallo showman principe di Mediaset e gran sacerdote di Striscia la Notizia, il Tg satirico inventato da Antonio Ricci. 

Greggio, scrive il Corriere, aveva subìto l’avvio di un accertamento fiscale più di un anno fa, quando il Fisco aveva messo gli occhi sui 23 milioni di euro che Mediaset, tra il 2009 e il 2013, aveva pagato al conduttore di Striscia, Paperissima e Veline. Il contenzioso nasceva dal fatto che il Fisco sospettava rapporti poco chiari con la società irlandese Wolf Pictures Ltd, alla quale Greggio risultava aver ceduto tutti i diritti di sfruttamento economico della sua immagine poi venduti a Mediaset. E aveva da ridire anche sulla residenza a Montecarlo, che permetteva al conduttore di vedere tassati i propri redditi in misura molto minore che in Italia. Insomma, questione intricata e complessa che, in un primo tempo, Greggio pensava di poter districare e risolvere positivamente a suo favore. Le cose non andarono invece così e  Greggio, su consiglio dei consulenti tributari dello studio Crowe Horwath, si convinse che il gioco era troppo pericoloso e che «rischiava di dover sborsare, tra capitale, sanzioni e interessi, una cifra ben superiore (se non quasi doppia) a quei 20 milioni di euro». Da qui la decisione di pagare. Con tanti saluti non solo ai risparmi di una vita ma anche, e questo è forse il lato più imbarazzante, all’immagine del Grande Cacciatore di furbetti, fattucchiere e maghi della truffa che s'era pazientemente costruito in vent'anni di onorata e comica carriera.

La colpa, dice adesso Greggio, è della società irlandese che non avrebbe eseguito le trattenute e versato i tributi dovuti al Fisco italiano. La società, invece, si giustifica appellandosi a un presunto «errore interpretativo», mente lui ribadisce di non aver mai sospettato nulla sul comportamento evasivo degli irlandesi. È vero, ammette in sostanza il signor Ezio, ma lo facevano a sua insaputa. Già, come Scajola, come il Batman dei Parioli o il cassiere di Rutelli. Ma via, lei è un bel volpino.

Un anno fa, il Fatto Quotidiano fece i conti in tasca al conduttore viaggiatore che ogni giorno si divideva tra Montecarlo e gli studi di Cologno Monzese. Mediaset in quattro anni sborsa 23 milioni di euro per il volto di Striscia: di questi, più di 12 milioni sono stati versati direttamente a lui per le trasmissioni e quasi 2,5 per l’esclusiva. Mentre gli altri 8 milioni sono finiti alla società con sede a Dublino. Un triangolo, stando alla ricostruzione del Fatto, su cui l’Agenzia delle entrate ha voluto vederci più chiaro. Come sulla residenza a Monaco, grazie alla quale Greggio poteva cavarsela con una ritenuta alla fonte del 30 per cento su quanto ricevuto da Mediaset, invece di versare nel nostro Paese imposte con aliquote che per importi così elevati superano il 40 per cento. 

Ok, adesso con il trucco scoperto, il contenzioso si chiude a un prezzo salatissimo: 20 milioni di euro e, aggiungiamo noi, con la riabilitazione in massa di tutti quei meschinelli beccati da Striscia a vendere il Colosseo. Greggio, insomma, come tanti altri soloni da teleschermo, moralisti a sua volta demoralizzati. Impareranno la lezione? Il plurale, in questi casi, è d’obbligo perché la creatura di Ricci ha fatto tristemente scuola. Con Striscia è nato il giornalismo stalking, il teppismo a mezzo stampa. Non c’è programma di informazione che non segua lo stesso modello: chi è considerato responsabile di qualcosa viene pedinato con la telecamera e se non risponde il verdetto è subito servito: colpevole. Senza appello. Succede alle Iene, a Report, a Ballarò, a Servizio Pubblico e Piazza Pulita: i conduttori si sentono tutti dei piccoli Assange.

Il Trio Medusa, Gimmi Ghione, il Gabibbo, Capitan Ventosa, Brumotti: ecco le nuove star di questo giornalismo geneticamente modificato: fanno cronaca cabaret e ingaggiano attori e guitti per le loro inchieste. Non hanno bisogno di andare a caccia dei fatti: le notizie le inventano in studio, sono passate al montaggio e servite al pubblico. Ricordate quel prete con tendenze gay adescato in confessionale da un finto penitente, filmato e sbattuto in video dalle Iene di Italia1? Quei pirlotti vestiti di nero avevano mandato una giovane comparsa a fare da esca, a stimolare nel sacerdote le inconfessabili passioni, a offrirsi come docile preda. La telecamera nascosta ha documentato tutto: le prime avances, le toccatine di assaggio fino all’assalto finale. Certo, il viso del prete veniva oscurato e pure la voce camuffata, ma nel filmato mandato in onda una decina di volte, c’erano indizi chiarissimi che portavano al riconoscimento del disgraziato, ma soprattutto l’inquadratura del santuario dove il prete esercitava il suo ministero. Qualche mese dopo, il sacerdote si gettò sotto un treno .

Certo, queste Iene della mutua si guarderebbero bene dallo spedire qualche muscoloso attore a fare le moine in un circolo Arcigay: sarebbero sommersi di proteste, contro di loro si scatenerebbe tutta la lobby Lgbt e dopo indignate interrogazioni in Parlamento le Iene sarebbero costrette a scusarsi e a mandare in onda, come riparazione, un’intervista di due ore a Nichi Vendola. Non occorre scomodare Montanelli quando scriveva: «nella mia vita ho conosciuto farabutti che non erano moralisti, ma raramente dei moralisti che non erano farabutti». Basta l’Agenzia delle Entrate, almeno una volta, a rimettere a posto i conti.