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Che cosa non si comprende nel proselitismo secondo Francesco

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Anche in Asia Francesco ha ribadito la sua inveterata convinzione, che i cattolici non devono fare proselitismo e tutte le religioni dovrebbero unirsi nella pace e nella salvaguardia dell’ambiente. Ma la visione della pace e dell’ambiente dipendono proprio da una diversa visione di Dio. 

Editoriali 13_09_2024

Anche in questo suo ultimo lungo viaggio in Asia, Francesco ha ribadito una sua inveterata convinzione, ossia che i cattolici non devono fare proselitismo e tutte le religioni dovrebbero unirsi nella pace e nella salvaguardia dell’ambiente. Ed anche questa volta si fatica a cercare di capire ma senza risultato. Fare proselitismo viene spesso usato in una brutta accezione. Se si apre una mensa per i poveri e si ammettono solo i cattolici, ponendo un filtro religioso tendenzioso allora il proselitismo è da rifiutare. Sarebbe come il voto di scambio in politica.

La parola ha però anche un significato positivo, anzi il suo senso originario era positivo e indicava i giudei che seguirono Gesù credendo che Egli fosse il Messa. Fare proseliti non significa allora cercare con ogni modo di aumentare di numero, aggregare tanto per aggregare, come hanno fatto le ideologie politiche utilizzando ogni mezzo, dalla paura al ricatto, ma significa semplicemente annunciare Cristo e favorire la conversione al suo Regno. Non si capisce perché Francesco insista sul senso negativo della parola, coprendo così anche quello positivo, come se provocare conversioni a Cristo sia di per sé qualcosa da rifuggire.

Poi c’è l’altro corno del discorso. Le religioni sono tra loro molto diverse, anche se il nominalismo sta convincendo molti che sono tutte uguali. A parte che ci sono religioni che non sono religioni, come il buddismo e che invece vengono ritenute tali, bisogna poi dire che le religioni che credono in Dio non è sufficiente che credano in Dio per essere considerate uguali. Il contenuto della loro fede è molto diverso perché concepiscono Dio in modo molto diverso.

Il problema a questo punto è il seguente: la loro visione della pace e dell’ambiente dipende da quella loro diversa visione di Dio o, comunque essa sia, possono esse convergere insieme verso esiti pratici buoni e giusti? Strano ritenere che come si pensa Dio sia indifferente rispetto a come si pensa la pace e l’ambiente. Significherebbe che Dio non c’entra nulla con queste cose, ma allora che Dio sarebbe? Non rimane da pensare che Dio c’entra con questi argomenti, ma allora anche la visione della pace e dell’ambiente sarà diversa per le varie religioni perché esse pensano Dio in modo diverso. Francesco sostiene che i cattolici devono parlare di pace e ambiente senza parlare del loro Dio, e così tutti gli altri, altrimenti sarebbe proselitismo. Ma fare così vorrebbe dire di credere in un Dio inutile.

Ci sarebbe, a dire il vero, una “terza via”. L’incontro tra le religioni dovrebbe avvenire non sulle religioni ma sulla legge naturale, quella che ogni intelligenza umana scopre e che ogni coscienza attesta. Anche qui, però, si incappa in un problema: non tutte le religioni ammettono questa legge naturale, basti pensare anche al protestantesimo, o se la ammettono anche la deformano, basti pensare all’islam. In senso astratto è possibile che tutti convergano sulla legge naturale, in senso pratico diventa impossibile.

Non si capisce, quindi, il proselitismo secondo Francesco. Non rimane che attendere il prossimo viaggio.