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MONITO DI BAGNASCO

"C'è un clima avvelenato, basta scontri tra poteri"

Il presidente della Cei ha parlato della situazione del Paese, spiegando la preoccupazione della Chiesa per l'affermarsi di "una visione edonista della vita".

Attualità 28_02_2011
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«Basta scontri di potere, il clima del Paese si sta avvelenando». Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, in un’intervista pubblicata sul Giornale di domenica. L’arcivescovo di Genova ha toccato molti temi, dal caso Ruby alla crisi libica, dal ruolo del cattolici in politica al federalismo.

Ecco una sintesi delle sue parole dedicate alla situazione attuale del Paese. «Si sta producendo una delegittimazione reciproca e se non si sta attenti potrebbe essere troppo tardi qualora si decidesse di tornare a maggior senso delle istituzioni. La gente, dal canto suo, ha a che fare ogni giorno con questioni molto concrete e decisamente esigenti. Francamente non merita di dover assistere a questo spettacolo che sembra riprodurre il genere urlato di certi dibattiti televisivi, dove chi alza di più la voce vorrebbe dimostrare di aver ragione. La fibrillazione politica ed istituzionale non avvantaggia la società e rischia di creare un clima avvelenato che rende insicuri e, alla lunga, intolleranti».

La preoccupazione di fondo, per la Chiesa, «è che una visione edonista della vita abbia la meglio, mortifichi la dignità personale, e corrompa le energie migliori del nostro Paese. Siamo tutti avvertiti del fatto che una certa cultura della seduzione ha introdotto una mentalità, e ancor prima una pratica di vita, dove sono state messe al bando parole come sacrificio, impegno, disinteresse, e tutto sembra diventare moneta. Questo ha indotto anche tra i giovani falsi miraggi: la rincorsa alla vita facile più che il bene, cercare l’utile più che il vero, inseguire l’effimero anziché ciò che dura. Oggi, di fronte alla crisi economica, ci si rende conto finalmente che non si può continuare come se nulla fosse. Il problema va affrontato però alla radice perché dietro la crisi si nasconde una difficoltà più profonda: senza valori veri e condivisi, e senza passare dalla semplice difesa dei propri interessi alla salvaguardia del bene comune, non si riesce a far crescere un popolo».

Rispondendo alle critiche di chi ha considerato troppo «equlibrate» le parole dedicate al caso Ruby nella prolusione dello scorso gennaio, Bagnasco ha dichiarato: «L’equilibrio di per sé è una virtù, l’equilibrismo no. Nel primo caso si tiene in conto della complessità dei fattori in gioco, nel secondo si cerca solo la quadratura del cerchio. È una questione di responsabilità. Ora il problema morale è fin troppo evidente perché venga piegato a beneficio dell’una o dell’altra fazione politica. La coerenza personale e il rispetto delle regole, sono la condizione necessaria per lo sviluppo di una democrazia, il cui scopo ultimo – che la giudica e la misura – resta il raggiungimento effettivo del bene comune: questo non è solo di tipo economico».

Il presidente della Cei, parlando delle manifestazioni di piazza in difesa della dignità della donna, ha aggiunto: «L’augurio è che questa nuova sensibilità non sia ristretta ad una stagione o, peggio ancora, ad una contingenza, ma sappia estendersi ad un impegno educativo di tutti, a cominciare dalle famiglie. In effetti la deregulation morale, cui abbiamo assistito per decenni, secondo la quale non esisterebbero vincoli da rispettare ma solo desideri da realizzare, mostra oggi il suo vuoto e le insostenibili conseguenze. È auspicabile che l’istanza etica, come quelle spirituale e religiosa che le sono intrinsecamente connesse, crescano in modo stabile nella coscienza collettiva».