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SUCCEDE A BECCIU

Cause dei Santi, Semeraro (pupillo del Papa) nuovo prefetto

Francesco ha nominato Marcello Semeraro nuovo prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Prende il posto di Angelo Becciu, a tre settimane dalle improvvise dimissioni. Finora vescovo di Albano, dal 2013 segretario del “Consiglio di cardinali” di Bergoglio, è noto per la sua linea aperturista nei confronti dell’omosessualità, ribadita anche in un’intervista pubblicata da Avvenire due giorni fa.
- PER QUALCHE SANTO IN MENO di Andrea Zambrano

Ecclesia 16_10_2020

A tre settimane dalle improvvise dimissioni di Angelo Becciu (vedi qui), il suo ex ufficio a Palazzo delle Congregazioni avrà un nuovo inquilino. Si tratta di monsignor Marcello Semeraro, finora vescovo della diocesi di Albano. Papa Francesco lo ha nominato ieri nuovo prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

Il presule, originario di Monteroni di Lecce, è considerato uno degli uomini più vicini al pontefice argentino, che ad un mese esatto dalla sua elezione lo volle come segretario del Consiglio dei cardinali creato per supportarlo nel governo della Chiesa e nella riforma della Curia. L’unico non porporato a farne parte. La nomina a capo della “Fabbrica dei santi” rende il suo nome uno dei più probabili ad entrare nella lista di coloro che riceveranno la berretta rossa in un eventuale prossimo concistoro, sebbene sia nota la linea dell’imprevedibilità sposata da Francesco in questo tipo di scelte al fine di privilegiare il criterio dell’universalità.

Semeraro è a capo della seconda diocesi del Lazio (dopo Roma) dal 2004, anno in cui succedette ad Agostino Vallini, divenuto nel frattempo prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica. Già allora, nonostante avesse appena 57 anni, il successore di Becciu aveva fama di essere un predestinato in ottica di carriera ecclesiastica: professore di Teologia Dogmatica di lungo corso, rivestì l’incarico di segretario speciale della decima Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi con la possibilità di sedere al fianco di san Giovanni Paolo II. Fu proprio durante quelle quattro settimane di lavori che Semeraro si fece apprezzare per la prima volta dall’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, fornendo un contributo definito “determinante” dal vaticanista Orazio Petrosillo alla relazione tenuta dall’argentino sull’identità e la missione del ministero episcopale. La consuetudine tra i due si mantenne negli anni e fece sì che nel 2013, dopo l’elezione al soglio pontificio, Francesco lo riproponesse come segretario ma stavolta del gruppo cardinalizio che a tutt’oggi lo coadiuva nel governo della Chiesa.

Il volto di Semeraro divenne familiare al pubblico mondiale nei giorni della rinuncia di Benedetto XVI perché, in quanto titolare della diocesi suburbicaria che comprende Castel Gandolfo, si trovò ad accogliere il Papa “dimissionario” nelle Ville Pontificie e successivamente fu tra i pochi testimoni dell’incontro tra Ratzinger e il suo successore. La sua azione pastorale alla guida della diocesi suburbicaria dei Castelli Romani ha attirato l’attenzione mediatica nazionale anche per attività sociali particolarmente apprezzate come l’apertura di una casa per padri separati a Tor San Lorenzo dedicata alla memoria del suo predecessore monsignor Dante Bernini.

Ma da vescovo si è fatto notare in questi anni anche per il sostegno ad una linea aperturista in materia di omosessualità. A tal proposito, solamente due giorni fa è uscita su Avvenire, a firma di Luciano Moia, una sua intervista per spiegare la prefazione scritta per il libro di don Aristide Fumagalli, “L’amore possibile”. Il saggio di Fumagalli, docente di Teologia Morale, già titolare del corso “Amore omosessuale e fede cristiana” nella Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, sostiene che la condanna degli atti omosessuali contenuta nel Catechismo della Chiesa cattolica “non contempla la possibilità, sconosciuta sino all’epoca contemporanea, che gli atti omosessuali corrispondano alla natura della persona ed esprimano l’amore personale” e li giudica “espressione di amore personale cristiano”.

Nell’intervista a Moia, Semeraro ha elogiato don Fumagalli dicendo che “è molto importante l’impegno col quale in questo volume cerca di capire in che misura i due pilastri della dottrina circa la sessualità e il matrimonio: la finalità procreativa e il rapporto sessuale entro la polarità maschile-femminile, sono applicabili alla condizione omosessuale”. Il nuovo prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ha sottolineato più volte di voler focalizzarsi sul “profilo pastorale” senza entrare “nel merito di questioni di teologia morale”, ma ha riconosciuto che nel volume di Fumagalli si è affrontato il tema “recuperando e rileggendo quello che la tradizione della Chiesa ha elaborato” e “non manca neppure il confronto con le acquisizioni più recenti in ambito di omosessualità”.

La particolare attenzione di Semeraro all’argomento si è manifestata nel corso degli anni con prese di posizione pubbliche, come quella all’indomani del Family Day del 2016, quando, in un’intervista concessa al Corriere della Sera, affermò di non avere obiezioni “al fatto che sotto il profilo pubblico sia dia consistenza” alle unioni civili, ammise che avrebbe auspicato “un discernimento differente” ai tempi delle proteste di piazza contro i Dico e invocò “il dovere di tenere sempre aperti i ponti”. Il presule si dichiarò contrario, invece, all’utero in affitto, definita una “pratica inaccettabile” e alla stepchild adoption.

La linea del ponte da costruire, come da espressione utilizzata dal gesuita James Martin per il libro-manifesto di chi vorrebbe “una relazione nuova tra Chiesa e comunità Lgbt”, si è tradotta in questi anni anche in iniziative come l’ospitalità concessa al “Forum dei cristiani Lgbt” proprio ad Albano Laziale. Nel 2018, nella struttura dei Padri somaschi individuata come sede dell’assise, intervenne in videoconferenza lo stesso padre Martin con una relazione critica dell’atteggiamento della Chiesa nei confronti delle persone Lgbt e decisamente lontana dalle linee-guida dettate in proposito dalla Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali (1986) della Congregazione per la Dottrina della Fede guidata dall'allora cardinale Joseph Ratzinger.