Cattedrale di Maria Assunta, nel segno di San Paolo
La cattedrale di Reggio Calabria, consacrata a Maria Assunta, ha una storia carica di vicissitudini millenarie, fra guerre e catastrofi naturali. Le sue origini risalgono all'approdo di San Paolo nel 61 d.C. la cui effige compare ovunque.
“Costeggiando, giungemmo a Reggio”. Così si legge nel passo degli Atti degli Apostoli quando raccontano il viaggio da Cesarea a Roma di San Paolo, compiuto nella primavera del 61 d.C. E così si legge nell’iscrizione del protiro della Cattedrale reggina la cui chiesa fa orgogliosamente risalire le proprie origini all’evangelizzazione dell’apostolo di Tarso, nel 1980 proclamato da San Giovanni Paolo II patrono dell’arcidiocesi calabrese. Ecco spiegato il motivo per cui la sua effigie compare frequentemente in diversi punti dell’edificio, a cominciare dal maestoso simulacro marmoreo, opera di Francesco Jerace (1934), che accoglie i fedeli sul lato sinistro della scalinata prospicente la facciata. Culmine della devozione paolina è la cappella a lui intitolata, aperta sul lato sinistro del presbiterio: qui si conserva quel che resta della colonna di pietra, accudita da due angeli marmorei, che prese miracolosamente fuoco durante la predicazione di Paolo, una volta approdato sul lido di Reggio. Un olio ottocentesco funge da pala d’altare e rappresenta la consacrazione episcopale di S. Stefano da Nicea, protovescovo della città, per mano dell’apostolo.
Raccontare la storia della cattedrale, consacrata a Maria Assunta, significa ripercorrere vicissitudini millenarie che video l’alternarsi su di essa dell’influsso della chiesa latina di Roma e di quella greco-ortodossa, l’avvento dei Normanni e il susseguirsi di una serie di guerre, depredazioni e catastrofi naturali fino al devastante terremoto del 1908. Fu questo tragico episodio che rese necessaria la ricostruzione del tempio nelle forme attuali, in stile eclettico, neo romanico e neo gotico.
Sulla facciata, sopraelevata rispetto al livello della piazza e tripartita da torri cilindriche ottagonali, si inseriscono un ampio rosone e tre portali bronzei i cui battenti riproducono , rispettivamente, le storie della Vita di Maria, quelle di San Paolo e iconografie della devozione locale nei confronti della Madonna della Consolazione, patrona della città.
La chiesa ha un impianto basilicale, a tre navate interrotte da altrettanti transetti. Al suo interno si può ammirare il più importante ambiente barocco, seicentesco, della Calabria, riconosciuto come monumento nazionale: la cappella del SS. Sacramento, unica porzione della cattedrale a non essere stata demolita e ricostruita ex novo dopo il disastroso terremoto di inizio secolo. Oggetto di un lungo restauro, attraverso il quale si cercò di recuperarne l’aspetto originale, è uno spazio a pianta quadrata, le cui pareti sono interamente rivestite da intarsi marmorei policromi e ospitano in otto nicchie statue di marmo bianco dei SS. Pietro e Paolo, dei quattro Evangelisti e dei dottori della Chiesa, S. Tommaso e S. Bonaventura.
Le capriate lignee del soffitto riportano diffusamente il simbolo antichissimo della croce uncinata, la svastica, i cui bracci uguali, ripiegati all’estremità, significano il sole dell’atteso Messia, come preannunciato da Zaccaria nel suo cantico: “verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge, per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace”.