Casorati, il pittore che “metteva” la musica nei suoi quadri
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La Fondazione Magnani-Rocca ospita a Parma una mostra dedicata a Felice Casorati, tra i maggiori rappresentanti del Realismo magico. Un pittore che tentò di recuperare la centralità della figura umana e del senso nascosto degli oggetti.
“La passione per la musica nacque in me improvvisa e senza nessuna giustificazione”, confida Felice Casorati (Novara 1883 - Torino 1963), ormai pittore affermato, ripercorrendo la casualità dell’origine delle sue propensioni artistiche. Ma purtroppo la sua gracile costituzione e una grave malattia nervosa lo allontanarono, per ordine dei medici, dalle ore estenuanti di esercizi a cui si dedicava quasi con furia. “Mio padre, per consolarmi dell’abbandono del mio pianoforte e dei miei studi prediletti, mi regalò una grande scatola di colori… Il demone della pittura mi prese e non mi lasciò più”.
È dunque pienamente giustificata la definizione “Il concerto della pittura”, sottotitolo dell’esposizione di Mamiano di Traversetolo (Parma), allestita nella Villa dei Capolavori fino al 2 luglio. Infatti, il Casorati pittore non trascurerà mai il quotidiano esercizio del pianoforte e nei suoi quadri non mancheranno numerosi riferimenti alla musica e alle armonie che suscita. Insomma, la sua pittura “risuona come in un’ideale e grandiosa sinfonia” nella Villa di Luigi Magnani, che già di per sé vale una visita per la sua collezione permanente di capolavori di ogni tempo, raccolta dal proprietario con lungimirante senso della bellezza. Il percorso del visitatore - una volta ammirata la ricerca casoratiana nelle sue composizioni orchestrate sull’equilibrio dei toni, dei timbri cromatici e del ritmo della luce nello spazio - potrà concludersi poi piacevolmente con una passeggiata nell’attiguo maestoso parco, tra pavoni dai colori sfavillanti.
La musica in Casorati fu in realtà consuetudine dell’esistenza e insieme segreta identità e matrice stilistica. Il maestro Alfredo Casella, da lui immortalato in un celebre ritratto, riconobbe nel pittore il rapporto con la musica che ne aveva strutturato l’indole, con “la volontà di costruire, la chiarezza, il principio dell’ordine, la fissità misteriosa delle cose e il loro disporsi in modo armonico”. Nei suoi quadri, da cui a fatica si riesce a distaccare lo sguardo, tanto catturano l’osservatore con il loro fascino misterioso, si percepiscono rispondenze intime: per esempio, nei personaggi quasi bloccati nelle loro pose armoniose di un’opera come Concerto, o nelle figure di altri dipinti apparentemente senza espressione, immerse in un’atmosfera rarefatta, quasi glaciale. La medesima impressione che produce il Ritratto di signora (la sorella Elvira, dal naso aquilino) così lugubre eppure incredibilmente luminoso nel volto, o i visi tutti diversi e sospesi nei loro tratti immobili di Bambine sul prato o de Le vecchie, due splendide tele sapientemente accostate all’inizio della mostra. Segno di grande amore alla realtà, che contraddistingue il nostro artista in un’epoca in cui invece la pittura sceglie prevalentemente strade più legate alla percezione soggettiva che, in effetti, allontana dal reale.
Catturano lo sguardo anche Le ereditiere, elegantissime nell’oscurità del loro lutto, sedute accanto ai loro cagnolini chiari, altrettanto signorili. Per non parlare di Le signorine, ritratte sullo sfondo di un maestoso pino, con i piedi appoggiati su un telo che raccoglie una quantità di oggetti raffinati, disposti come loro in modo armonioso. L’evoluzione del pittore è evidente nel succedersi delle opere che diventano sempre più “solide”, con volumi ben definiti dalla loro immobilità. Sia che si tratti di Le due sorelle (Libro aperto e libro chiuso), quasi due statue dai colori grigio-ocra con il delicato contrasto tra la donna con l’abito e l’altra pudica nella sua nudità. Ma altrettanto pudichi sono anche gli altri nudi di Casorati, spesso dipinti di schiena, in una perenne ricerca di purezza dei volumi e di equilibrio. Lo stesso fascino emanato dalle composizioni con le uova e con i limoni, come Limoni sul paesaggio dipinti con tenui verdi, gialli e bianco, o Le uova sul cassettone, con quella geometrica perfezione di ovali bianchi.
Nell’artista piemontese ammiriamo il recupero di una geometrica armonia di volumi che riconosciamo anche nel celebre Ritratto di Silvana Cenni, vestita in abito bianco semplicissimo, ma dalle pieghe rigide e corpose, seduta sullo sfondo di una finestra aperta sul nitore di una costruzione elegante, quasi metafisica. Così anche il quadro intitolato Beethoven ci mostra una bambina tutta vestita di bianco, con lo sguardo incantato che, volgendo la schiena allo specchio, indica lo spartito del grande musicista tedesco, in un’atmosfera sospesa ma tutt’altro che vuota di significato. Affermava infatti Casorati: “Io non ho mai capito il movimento qui déplace les lignes [che sposta le linee, ndr] e adoro invece le forme statiche: e poiché la mia pittura nasce - per così dire - dall’interno, e mai trova origine dalla mutevole ‘impressione’, è ben naturale che queste forme statiche e non le mobili immagini della passione, si ritrovino nelle mie figure… Così mentre è tendenza generale della pittura contemporanea la ricerca dell’espressione attraverso il colore e il segno, io sento invece piuttosto il valore della forma, dei piani, dei volumi, ottenuto per mezzo di un colore tonale non realistico, insomma di quella che può dirsi l’architettura di un quadro, in senso per altro musicale”. Ecco spiegato dallo stesso pittore il mistero e il fascino di capolavori che ci dischiudono orizzonti di senso profondi e mai banali. Perché Casorati, interpretando in modo originale il Realismo magico, voleva che l’immagine della natura, di per sé fugace, potesse essere percepita “come eterna”, capace cioè di svelare una realtà più alta e segreta.