Caso Vincent, la punta dell'iceberg
Si possono dire anche cose giuste e lasciare comunque perplessi, per non dire altro. È il caso del comunicato congiunto diffuso da Pontificia Accademia per la Vita e Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita a proposito della vicenda di Vincent Lambert.
Si possono dire anche cose giuste e lasciare comunque perplessi, per non dire altro. È il caso del comunicato congiunto diffuso da Pontificia Accademia per la Vita e Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita a proposito della vicenda di Vincent Lambert. Nel comunicato si denuncia che «l’interruzione di alimentazione e idratazione» comporta «la grave violazione della dignità della persona». E poi si ricorda che anche nelle condizioni di Vincent non viene meno «la dignità delle persone», che mantengono «i loro diritti fondamentali alla vita e alla cura, intesa come continuità dell’assistenza umana di base». Inoltre si ribadisce che alimentazione e idratazione non costituiscono accanimento terapeutico «finché l’organismo della persona è in grado di assorbire nutrizione e idratazione, a meno che non provochi sofferenze intollerabili o risulti dannosa per il paziente». Al contrario, è «la sospensione di tali cure» a costituire «una forma di abbandono del malato, fondata su un giudizio impietoso sulla sua qualità della vita».
Perché dunque le perplessità? Anzitutto per la tempistica. Il comunicato è stato diffuso nel pomeriggio del 20 maggio, cioè dopo la decisione della Corte d’Appello francese che ha ordinato ai medici dell’ospedale di Reims di sospendere l’eutanasia di Vincent. Ed è stato il primo segnale di vita ricevuto dal Vaticano, se si eccettua un tweet del Papa, peraltro poche ore prima a eutanasia già in corso. Cioè, malgrado gli inviti, le pressioni, le suppliche che duravano da settimane, monsignor Vincenzo Paglia e il cardinale Kevin Farrell, rispettivamente presidenti delle due istituzioni vaticane, si fanno vivi a giochi ormai fatti, quando Vincent poteva già essere morto. Che senso ha un intervento del genere così fuori tempo? Timore che un intervento vaticano sarebbe stato controproducente perché visto come un’ingerenza della Chiesa? Argomento risibile: avevano già parlato i vescovi francesi e inoltre il caso non è ancora risolto: ci sono altri ricorsi in atto presso i tribunali francesi e quindi la vicenda potrebbe prendere una brutta piega ancor prima che si pronunci, tra qualche mese, il Comitato Onu per i disabili. Fosse vero il timore di un’ingerenza mal percepita, il silenzio avrebbe dovuto continuare. Quindi, perché un comunicato così intempestivo?
E poi la forma: è quella di un compitino, la definizione giusta di «alimentazione e idratazione», ma senza una grande partecipazione o interesse. In effetti il comunicato ricalca le «Risposte ai quesiti della Conferenza Episcopale Statunitense circa l’alimentazione e l’idratazione artificiali» che la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicò il 1° agosto del 2007 con l’approvazione di papa Benedetto XVI. Ripreso a tal punto che si è lasciato il termine di “stato vegetativo” (era il caso sottoposto dai vescovi Usa) senza rendersi conto che Vincent non è affatto in stato vegetativo.
Cosa si deve pensare dunque? Non ci è lecito fare un processo alle intenzioni, ma non possiamo non notare che gli interventi vaticani sul tema “fine vita” in questi mesi sono stati all’insegna dell’ambiguità. Si ricorderà come nel caso di Alfie Evans, noti bioeticisti cattolici si schierarono a favore dei medici inglesi che lo volevano morto, così come i vescovi di Inghilterra e Galles. E anche in questo caso non è mancata la voce stonata del “cattedratico cattolico”. Si tratta del professor Massimo Antonelli, direttore del Centro di Bioetica e Scienze della Vita dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, una posizione dunque importante. Ieri mattina è apparso sul sito dell’Università Cattolica un suo articolo che se la prendeva con la strumentalizzazione del caso Lambert, ovviamente da parte dei pro-life, e negava che in questo caso si possa parlare di eutanasia. Le proteste di alcuni docenti hanno fatto sì che nel giro di poco l’articolo di Antonelli fosse tolto dal sito. Le sue tesi si possono comunque ritrovare in questa intervista che egli ha rilasciato ad Aleteia il 20 maggio. E dubitiamo fortemente che sia prossimo un avvicendamento alla guida del Centro di Bioetica e Scienze della Vita. Perché questa, siamo portati a credere, è solo la punta dell’iceberg.