Caso Viganò, smentite che sanno di conferma
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Amici di monsignor Viganò e dei sacerdoti ex Familia Christi contestano gli articoli della Bussola che li riguardano, ma nei fatti ci confermano nell'idea che a Viterbo si stia costituendo una realtà “separata” dalla Chiesa pur dando l’idea di non farlo.
Dopo due articoli dedicati alle attività di monsignor Carlo Maria Viganò e ai sacerdoti ex Familia Christi (qui e qui), puntuale è arrivata la risposta sotto forma di lettera aperta (potete leggerla qui), pubblicata anche da altri blog. Non mi soffermo sul fatto che sia anonima (firmata da “un gruppo di fedeli e sacerdoti”) perché mai una lettera anonima fu così chiara nella matrice.
Diciamolo subito: dietro alla sequela di accuse nei miei confronti, per aver fatto delle insinuazioni infondate sulla realtà di Exsurge Domine e dell’Eremo della Palanzana (Viterbo), si nasconde in realtà la conferma di quanto sostenuto nei miei due articoli: ovvero che monsignor Viganò e i sacerdoti ex Familia Christi, guidati da don Riccardo Petroni, stanno costituendo una realtà “separata” dalla Chiesa pur dando l’idea di non farlo.
Quanto a ciò che mi viene rimproverato, c’è poco da dire: riguardo alla modalità della raccolta fondi e alla vicenda che ha viste coinvolte le monache benedettine di Pienza, ci sono fatti ben precisi, verificati con diverse fonti; e laddove ci sono versioni diverse, le ho riportate. Ho scritto chiaramente che la rottura definitiva è avvenuta alla fine di ottobre, ed è stato proprio don Petroni a dirmi che l’ultima telefonata c’è stata il 30 ottobre. Quindi in cosa avrei mancato nel riportare «la data della rottura dei rapporti» con le benedettine? Certo, don Petroni si è dimenticato di dire che la rottura non è stato un fulmine a ciel sereno ma l’esito di mesi di tira e molla, e di questo ho dato conto.
Piuttosto da questa lettera veniamo a sapere che il motivo della rottura sarebbe stata la mancanza di dimostrazione da parte delle monache di «un vero avvicinamento alla Tradizione o almeno alla disciplina benedettina». Una versione opposta a quella data da monsignor Viganò che aveva invece parlato nel dicembre scorso di «decisione unilaterale delle Monache di Pienza di non proseguire sulla via intrapresa e di abbandonare il progetto del Villaggio Monastico». Il mancato avvicinamento alla Tradizione è poi un’accusa curiosa se mossa da chi proprio sulla fedeltà e coerenza con la Tradizione ha avuto problemi con la Commissione Ecclesia Dei.
Quanto alla trasparenza della raccolta fondi, ci si straccia le vesti per presunte accuse infondate, ma non si risponde all’unica vera obiezione fatta: perché tanta segretezza sul luogo e sui reali beneficiari dei fondi raccolti? Cosa c’è da nascondere? La scusa di dover difendere persone perseguitate dalla Chiesa la trovo un po’ patetica, anche perché gli eventuali persecutori sapevano benissimo di cosa si trattava e chi c’è alla Palanzana e, volendo, potrebbero intervenire in ogni momento. Ad esserne all’oscuro – almeno fino a dicembre – erano solo i potenziali benefattori che hanno donato soldi fidandosi della parola di monsignor Viganò.
Ma è sul vero motivo dei miei articoli che la lettera aperta mi dà una conferma. Perché ancora una volta si evita di smentire quello che è il punto nodale di tutta la questione: è vero o no che monsignor Viganò si è fatto ri-consacrare vescovo da monsignor Williamson? È vero o no che ci sono state ordinazioni sacerdotali illecite? È vero o no che don Riccardo Petroni e gli altri sacerdoti ex Familia Christi celebrano Messa e amministrano sacramenti in modo illecito (e, quanto alla confessione, in modo invalido)?
È su questo che va fatta chiarezza, non altro. Non condividiamo certamente chi pensa di rispondere alla crisi che vive la Chiesa creandosene una nuova e pretendendo che sia quella vera, ma questa decisione rientra nella sfera della libertà di ognuno. Quello che invece è intollerabile è la menzogna di chi si costruisce il suo “piccolo gregge” ma dando l’idea di essere pienamente nella Chiesa cattolica. Aumentando così la confusione e ingannando tanti fedeli, ignari di seguire una Chiesa altra.
P.S: Ieri Aldo Maria Valli, sul suo blog “Duc in Altum”, nell’affrontare la questione posta dai miei articoli ha riportato la risposta che monsignor Viganò, con cui condivide una sincera amicizia, gli ha dato alla domanda sulla presunta ri-consacrazione (ricordo che anch’io ho posto questa domanda, ma senza avere risposta). Ed ecco le parole di monsignor Viganò: «Siamo sotto persecuzione, in una situazione d’emergenza che richiede grande cautela. L’associazione Exsurge Domine protegge preti perseguitati. Occorre dunque la massima riservatezza. Idem per quanto riguarda la mia situazione personale. Proprio per motivi di riservatezza e cautela, non intendo dire se sono stato riordinato o no. Il mio impegno ora è occuparmi di coloro che, dall’Italia e da altri paesi, mi hanno chiesto protezione. Non è reticenza, si tratta di motivi di sicurezza. Parlerò se e quando lo riterrò opportuno». Ognuno ne tragga le proprie conseguenze, per me la risposta è eloquente.
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