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USA

Caso Shepard: non omofobia, solo propaganda

Matthew Shepard, omosessuale ucciso nel 1998 negli Stati Uniti, è stato per anni simbolo della lotta contro l'omofobia. Ma indagini più approfondite hanno rivelato come il suo caso sia stato strumentalizzato dalla propaganda gay.

Esteri 25_09_2013
Matthew Shepard

Negli Usa il movimento gay ha da sempre un suo «martire», Matthew Shepard, ucciso il 6 ottobre 1998. I suoi due assassini sono stati condannati all’ergastolo e da allora esiste una «Matthew Shepard Fundation» e perfino uno spettacolo teatrale, The Laramie Project, che ha fatto e fa il giro degli States. L’«icona» ha coinvolto artisti «trasgressivi» come il solito Elton John e la solita Lady Gaga, che hanno dedicato indignati e dolenti brani al morto ammazzato per mano omofoba ne lontano 1998.

Il riferimento a Laramie, nel Wyoming, lo si deve al fatto che il giovane Shepard, omosessuale, aveva conosciuto due etero, Aaron McKinney e Russell Henderson, in un bar del luogo, il Fireside Lounge. I due, offertisi di accompagnarlo in auto a casa, lo avevano invece portato in una zona isolata, picchiato, derubato e lasciato penzolante da un recinto. Shepard morì il giorno dopo per il brutale pestaggio. I due in tribunale si difesero dicendo di aver perso la testa quando la vittima aveva fatto loro delle avances sessuali. Ma la scusa non era valsa a convincere la giuria. Subito, dell’evento si impadronì la propaganda gay e ancora oggi lo propone e ripropone.

Epperò l’America è anche il posto in cui scrittori e giornalisti non si fermano al quia e uno di costoro, addirittura, è andato avanti per anni con inchieste, interviste, colloqui. Si tratta di Stephen Jimenez, che ha messo il tutto in un volume, The Book of Matt : il giornalista (pur) gay Aaron Hicklin, recensendolo sulla rivista «The Advocate» (una delle principali pubblicazioni gay degli Usa) l’ha trovato non privo di fondamento e sicuramente inquietante. Prima di andare a vedere le carte del «caso Shepard», però, devo ringraziare Umberto Barelli che, da Amsterdam, mi ha segnalato l’articolo su ProLifeNews del 21 settembre 2013, in cui è riportato, in traduzione, il pezzo di Austin Ruse sul sito americano «Breitbart».

Allora: a) non è vero che gli assassini di Shepard fossero per quest’ultimo degli sconosciuti; b) non è vero che fossero etero; c) non è vero che sia stata l’omofobia la causa del delitto. Shepard conosceva benissimo almeno uno dei due, visto che aveva con lui regolari rapporti sessuali. C’era di mezzo la droga, di cui Shepard era spacciatore. Il motivo del contendere era una grossa quantità di metanfetamine, che Shepard non voleva cedere. Infine, il principale esecutore materiale del pestaggio era reduce da uno sballo colossale con le medesime sostanze. Ora, è noto che il pensiero politicamente corretto fa volentieri a meno della verità muda e cruda, visto che campa di slogan. Ne abbiamo avuto un esempio nelle scorse settimane, quando una guardia giurata è stata assolta per avere ucciso per legittima difesa un giovane nero. L’America «antirazzista» è insorta unanime e lo stesso presidente Obama ha dichiarato, condolendosi, che quel nero ammazzato sarebbe potuto benissimo essere lui stesso trentacinque anni prima.

A Obama non interessa la sentenza, né il fatto che il suo distretto elettorale, Chicago, abbia il primato americano degli omicidi (l’ultima strage, tredici persone uccise, di pochi giorni fa e nel quartiere nero –pardon: afroamericano). Non gli interessa nemmeno il fatto statistico che i neri negli Usa delinquono con percentuali spropositate rispetto alle altre etnie. A nessuno, infine, interessa sapere che –altro esempio- l’aborto negli Usa è stato introdotto in modo fraudolento (il famoso caso Roe-Wade) e che la «vittima» di allora è diventata addirittura un’attivista pro-life. I maestri della propaganda sanno benissimo che la democrazia di massa si nutre appunto di propaganda e in essa si sono specializzati fin dai tempi dei giacobini. La parola «slogan» deriva dal tedesco «schlagen», che significa «martellare». Martellare, dunque, continuamente le teste con ogni mezzo espressivo, dal teatro alla stampa, dalla radio alla televisione, al cinema. Ecco perché arruolano continuamente comici, nani & ballerine. Mentre gli altri vanno a caccia di poltrone, credendo che il vero potere sia quello. Nella democrazia moderna ciò che conta davvero è plagiare il popolo: sarà lui a consegnarti il potere su un piatto d’argento e mantenertici installato da qui all’eternità. Lo schiavo migliore è colui che è stato convinto di essere libero: sarà lui stesso a lottare coi denti per difendere le sue catene.