Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
dove fascismo non è

Caso Scurati, la sinistra grida al regime se non comanda lei

Ascolta la versione audio dell'articolo

La Rai cancella il monologo sul 25 aprile dello scrittore e l'opposizione parla di dittatura, dimenticando di aver avuto la sua parte nella politicizzazione della tv pubblica, vero tallone d'Achille di una democrazia matura.

Politica 22_04_2024
IMAGOECONOMICA - ERMES BELTRAMI

Il caso Scurati è l’emblema di come la sinistra punti sempre sulle questioni ideologiche per far dimenticare le sue difficoltà interne e provare a confondere le acque. Gli scandali giudiziari pugliesi, con il governatore Michele Emiliano che teme di essere a sua volta coinvolto in prima persona dopo che mezza classe dirigente locale è rimasta invischiata in accuse di voti di scambio e di corruzione, scavano una voragine tra il Pd e i suoi elettori. Ecco allora che l’antifascismo diventa un disperato strumento di distrazione di massa per provare a superare l’impasse e a riannodare i fili di un dialogo con la base. Ma evidentemente questo è uno dei casi in cui il rattoppo è peggiore dello strappo.

I fatti sono ben noti. Il famoso scrittore Antonio Scurati aveva confezionato un monologo sul 25 aprile e avrebbe dovuto leggerlo nel corso della trasmissione di Serena Bortone dal titolo Che sarà, in onda su Rai 3. Il suo intervento è stato però cancellato dalla Rai e la conduttrice non l’ha presa benissimo. La sinistra ha gridato alla censura e alla dittatura (guarda caso lo fa sempre quando è all’opposizione), ma il premier Giorgia Meloni ha deciso di pubblicare il testo del monologo per dimostrare che non si trattava di censura ma di semplice scelta aziendale, della Rai, non imputabile a Palazzo Chigi. «In un'Italia piena di problemi – scrive Giorgia Meloni su Facebook – anche oggi la sinistra sta montando un caso. Stavolta è per una presunta censura a un monologo di Scurati per celebrare il 25 Aprile. La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo. Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare) per due ragioni: 1) Perché chi è sempre stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini. 2) Perché gli italiani possano giudicarne liberamente il contenuto. Buona lettura». Scurati replica dicendo di aver accolto l’invito «di un programma della televisione pubblica a scrivere un monologo a un prezzo consensualmente pattuito con la stessa azienda dall'agenzia che mi rappresenta e perfettamente in linea con quello degli scrittori che mi hanno preceduto» e dunque imputa la decisione di cancellare il suo intervento a "motivazioni editoriali".

Scurati si sente censurato e violentato dal premier. La Bortone, che ha il dente avvelenato per essere stata ridimensionata nella tv pubblica (è stata sostituita nella fascia pomeridiana di Rai 1 da Caterina Balivo), getta benzina sul fuoco e prova a buttarla in caciara. «Ieri sera ho scoperto casualmente che il contratto con Scurati era stato annullato. – polemizza la Bortone – Ho passato tutta la sera a telefonare, e mandare messaggi, email ma non sono riuscita ad ottenere alcuna spiegazione. Stamattina ho dovuto chiamare Scurati per spiegargli cosa era accaduto. Ma siccome ho letto ricostruzioni fantasiose e offensive, preciso che la reazione di Scurati è stata di regalarmi il testo scritto per poi autorizzandomi a leggerlo, cosa che adesso farò».

Trattandosi di soldi pubblici, Fratelli d’Italia chiede di andare a fondo. «Pretendiamo che sia fatta chiarezza, e per questo chiederemo l'audizione dei vertici dell'Azienda nella Commissione di Vigilanza. Si deve accertare, infatti, se corrisponde al vero che per leggere un monologo di circa un minuto sul 25 aprile la Rai avrebbe dovuto pagare circa 2 mila euro. Riteniamo che sia importante accertare se la mancata messa in onda sia da addebitare a una scelta editoriale o piuttosto economica. Chiarezza che consideriamo fondamentale, alla luce delle continue fake news messe in circolazione dalla sinistra riguardo il Servizio Pubblico». Lo dichiarano i componenti della Commissione di Vigilanza sulla Rai di Fratelli d'Italia.

Ma a fare politica sono soprattutto i sindacalisti dell’Usigrai, che rilanciano con forza «l'allarme dei giorni scorsi sul controllo asfissiante dei partiti sulla Rai e la mobilitazione a difesa del servizio pubblico radiotelevisivo che è di tutti i cittadini e non di chi governa». La domanda sorge spontanea: dov’erano gli stessi sindacalisti quando, a parti invertite, a dominare la programmazione in Rai era la sinistra e venivano censurate le opinioni della destra?

È davvero surreale che la sinistra parli di dittatura del pensiero e di censura sulla tv pubblica solo ora che al governo c’è il centrodestra. La Rai fin dagli anni Settanta è lottizzata in funzione degli esiti elettorali e il partito di maggioranza tende sempre a egemonizzarla, tanto più in campagna elettorale. Detto questo, il monologo antifascista di Scurati è stato una palese provocazione per tentare di distogliere l’attenzione dai problemi gravi che la sinistra sta attraversando a livello nazionale e che rischiano di farle perdere ulteriore terreno nelle urne. La politicizzazione della Rai resta il tallone d’Achille di una democrazia matura e solo superandola una volta per tutte sarà possibile realizzare un vero pluralismo radiotelevisivo anche in campagna elettorale, superando divisioni e polemiche tra i partiti.



contraddizioni

Pd contro "TeleMeloni": la Rai si spartisce solo a sinistra

08_02_2024 Ruben Razzante

In viale Mazzini protestano i piddini, ma il sit-in della Schlein è un flop e la protesta è un boomerang: accusano il governo di lottizzare la tv pubblica, proprio come hanno sempre fatto (e fanno) loro stessi.

servizio pubblico

Rai, nasce il sindacato di destra ma il pluralismo è altro

25_11_2023 Ruben Razzante

Il tentativo di smarcarsi dal sinistro monopolio dell’Usigrai non risolve il problema a monte: non spetta ai giornalisti assumere posizioni politiche.