Caso montato del prete no vax, miseria del giornalismo
A Vanzaghello, provincia di Milano, un prete è additato come pericoloso agitatore no vax. Perché una decina di parrocchiani si è radunata a pregare il Rosario, per i manifestanti No Green Pass, in una chiesa che non è neppure quella parrocchiale e in assenza del parroco. Ma don Armando Bosani è per questo nel mirino di Rai e Mediaset.
«Non mi voglio sottrarre al confronto, al contrario, ma mi rifiuto di entrare in un sistema sleale ed arrogante. Non accetto l’impostazione secondo la quale io sarei colpevole di reato d’opinione e dovrei difendermi», ci dice don Armando Bosani, parroco di Vanzaghello (MI). Un prete con uno spessore umano e spirituale d’altri tempi. Con attributi decisamente maschili ed un’acutezza non comune, che non ci sta a farsi mettere all’angolo.
Per due giorni Vanzaghello è stato terreno di battuta di “caccia al cinghiale”, con giornalisti che scorrazzavano in lungo in largo per cercare qualcuno che desse contro al parroco, reo di non si sa che cosa. Come siano andate le cose è presto detto: una donna mette sulla sua pagina Facebook personale un invito a trovarsi a pregare il Santo Rosario per sostenere quanti stanno manifestando in continuazione nelle piazze d’Italia contro il lasciapassare verde. Tra l’altro, nemmeno nella chiesa parrocchiale, ma in una piccola chiesa ristrutturata anni fa e resa disponibile a tutti quelli che vogliono pregare insieme, senza bisogno di avvisare il parroco. Fine. Ma per certi giornalisti un gatto che caccia un topo in mezzo alla campagna può diventare una pericolosissima tigre del Bengala affamata di carne umana.
Il pericolosissimo Rosario c’è stato: sì e no una decina di persone che per i fatti loro si sono ritrovati a pregare, senza nemmeno declamare l’intenzione “sovversiva” della loro supplica. Il parroco non era presente e non ne sapeva nulla; eppure, stando al ridicolo e tendenzioso articolo di Francesco Colombo e Deborah Alì, pubblicato su L’Alto Milanese del 29 ottobre, la sovversiva iniziativa di preghiera sarebbe avvenuta «con la benedizione e l’assenso del parroco di Vanzaghello». Don Armando ride: «Ma cosa devo fare adesso? Andare a chiedere alle persone per chi stanno pregando? E se non sono intenzioni gradite al sistema, cosa faccio? Li mando fuori dalla chiesa?».
La notizia vera è che il giornalismo è in fase delirante e non distingue più tra realtà e fantasia. Apre le danze La vita in diretta, Rai 1, con un servizio di Marco Piccalunga. Doveva essere la gogna pubblica del parroco no-vax e invece diventa la sfilata di quattro persone di una certa età, che manco frequentano la parrocchia, ma si lamentano che il parroco farebbe politica. Di tutto il paese, Piccalunga trova da intervistare solo quelli che il parroco non lo sopportano. Nessuno dei quasi 250 ragazzi che frequentano regolarmente l’oratorio; o delle 900 persone che hanno partecipato alla corona vivente del Rosario dello scorso 7 ottobre (qui qualche foto); o ancora dei 300 iscritti all’Adorazione perpetua piuttosto che dei 500 Oranti del Rosario.
Ma a rovinargli il servizio è proprio don Armando, che intelligentemente non si presenta, lasciandoli a bocca asciutta. E così il povero giornalista non si rende conto di aver realizzato un servizio a dir poco esilarante. Contenuto? Don Armando, parroco reo di aver lasciato che una decina di parrocchiani pregasse 50 Ave Maria per intenzioni non gradite al sistema e di aver pubblicato sul bollettino parrocchiale una dichiarazione di un Osservatorio Internazionale che ha come fondatore e presidente emerito un Vescovo della Chiesa cattolica. A soccorrere Piccalunga, andato in missione speciale a Vanzaghello a caccia del pesce grosso per ritrovarsi con un granchio, interviene la grafica, che nella scritta in sovrimpressione del servizio, moltiplica i pani e i pesci: «Messe e rosari per i manifestanti». Peccato solo che un servizio che parla del nulla sia stato pagato con soldi pubblici.
Il giorno dopo è Mediaset a mobilitarsi. Ufficialmente arrivano degli inviati di Pomeriggio 5, ma la “credenziale” è sufficiente per essere subito rispediti al mittente; quindi viene avanzata la carta “Mario Giordano”. Dario Cosmotti, il direttore dell’oratorio e membro del consiglio pastorale, detta le condizioni: «Gli ho detto: fatemi chiamare direttamente da Mario Giordano. Avete il mio numero. Ad oggi nessuno si è fatto vivo». A dire il vero, Mediaset ha provato a intervistare qualche vanzaghellese, ma questa volta, trovandosi di fronte alla realtà di un paese prevalentemente schierato con il suo parroco, ha preferito rivedere la messa in onda del servizio. «Io mi sono fatto intervistare – ci spiega Ezio Sartori -; ho spiegato come sono andate le cose: il caso non esiste proprio, non si capisce di cosa si stia parlando. I giornalisti vengano a Vanzaghello per parlare dei problemi veri: un paese con oltre 5000 abitanti e un solo medico di base».
Non poteva ovviamente mancare la stampa locale. «L’ultima follia del parroco anti vaccini. Un rosario per sostenere i no Green Pass», titola L’Alto Milanese, sorvolando sul “dettaglio” che il parroco non c’entra nulla con l’iniziativa. Come se non bastasse, l’occhiello riporta una bugia grossa come una casa: «Don Armando sull’emergenza sanitaria: “Progetto di controllo politico e sociale”». Peccato che non sia un’affermazione del parroco, ma della già citata dichiarazione dell’Osservatorio Van Thuan. Anzi, secondo i giornalisti, la dichiarazione sarebbe proprio «a firma del Cardinale Van Thuan», morto nel 2002. Ai due giornalisti – quattro occhi, mica due – non è semplicemente “scappato l’Osservatorio”, perché all’interno del virgolettato insistono: «scrive il porporato nell’articolo, a proposito di vaccini e Green pass». Insomma, un Van Thuan redivivo che sostiene i manifestanti triestini. Per non parlare dello svarione della promozione di grado di don Armando, definito “prelato” per due volte. Nel tentativo di screditarlo, gli articolisti gli hanno persino conferito - ad honorem? - giurisdizione ordinaria in foro esterno!
Poi la solita solfa dei “numerosi” parrocchiani che emigrano scioccati verso lidi più pacifici, tacendo però di quelli, numerosissimi, che vengono a Vanzaghello da altre parrocchie; silenzio anche sull’incredibile partecipazione alle Messe domenicali, al punto che, con le misure di distanziamento, don Armando confessa di non saper più dove metterli. Eppure per Francesco Colombo la situazione è addirittura tragica: «c’è in gioco la credibilità della Chiesa e dei suoi ministri, che fin dall’inizio della pandemia sono stati i primi promotori del rispetto delle regole. C’è in gioco anche la sanità mentale di molti fedeli della parrocchia, che ogni domenica subiscono il lavaggio del cervello da parte di un sacerdote nella migliore delle ipotesi esaltato e che spesso si fanno abbindolare». Dulcis in fundo, Colombo, non pago di aver resuscitato un morto per fargli firmare delle dichiarazioni e di aver scambiato un parroco per un prelato, si crede la reincarnazione dell’omonimo Cardinale e Arcivescovo di Milano, ritornato sulla terra per minacciare il suo successore, Mario Delpini, di intervenire «se è vero che Ponzio Pilato è un esempio da non seguire».
Che dire? Poveri giornalisti. La cronaca vera è fatta di migliaia di persone che si riversano senza fine in tutte le piazze d’Italia per manifestare contro il Green-pass, di continui malori improvvisi che stroncano la vita di trentenni e quarantenni, dell’aumento delle bollette e di beni primari, che metteranno in ginocchio milioni di persone. Ma il padrone non vuole che se ne parli. E così si trovano costretti ad andare in giro a vedere se c’è qualcuno che prega il Rosario.