Caso Grillo, uno schifo che è lo specchio dell'Italia
La polemica innescata dal disgustoso video di Beppe Grillo, che difende suo figlio accusato di stupro, ruota tutta attorno allo stabilire se la ragazza vittima della violenza di gruppo fosse consenziente o meno. Come se la bontà di un atto dipendesse dal consenso. Senza contare il teatrino politico che si sta svolgendo attorno alla vicenda. Questa è purtroppo l'Italia di oggi. Non c'è salvezza senza conversione.
La vicenda è nota: Ciro Grillo, figlio di Beppe, è accusato insieme ad altri tre coetanei di stupro ai danni di una ragazza. La questione pare questa: la ragazza era consenziente? Se la ragazza non lo era, si tratta di uno stupro di gruppo (e di molestie nei confronti dell’amica della ragazza); se lo era (per quanto possa essere consenziente una ragazza inzuppata di vodka), si tratta di sesso di gruppo con una ragazza ubriaca marcia. Il comico ha registrato un video affermando che la ragazza era consenziente (clicca qui); ha risposto, con un altro video, Maria Elena Boschi (clicca qui), approfittando della polemica per accusare Grillo di maschilismo.
Qualcuno, notando l’esasperazione del politico genovese, ha ipotizzato che fosse dovuta alla disperazione di chi ha sacrificato il partito per salvare il figlio e si è reso conto che si è trattato di un sacrificio inutile. Qualcun altro ha risposto alla domanda posta da Grillo («Mio figlio è su tutti i giornali come stupratore seriale insieme ad altri 3 ragazzi...io voglio chiedere chiedere veramente perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati, la legge dice che vanno presi e messi in galera e interrogati. Sono liberi da due anni, ce li avrei portati io in galera a calci nel culo. Allora perché non li avete arrestati?») con velenose insinuazioni (clicca qui): «È una vicenda che è nata alla vigilia – credo un mese prima – che si creasse una nuova maggioranza tra PD e Cinque Stelle ed è una vicenda che ha avuto il suo epilogo due mesi dopo che quel governo è finito».
Ecco: il livello e gli strumenti del dibattito in Italia, nel 2021, sono questi. Ma c’è di peggio. Sembra che la questione sia: la ragazza era consenziente oppure no? La moralità di un atto è quindi vincolata al consenso? Sembra di si. È lecito che quattro ragazzi facciano sesso con una ragazza ubriaca? Se lei era consenziente, si. Si può uccidere un uomo? Se lui è consenziente, si. Fare sesso con un minorenne? Se è consenziente (e l’adulto non è un prete), si. Si può uccidere un bimbo nel grembo della madre? Ah, no, questa è un’eccezione. Tutti i grandi ed elevati principi morali hanno sempre un’eccezione.
Torniamo al punto: non esistono leggi morali e religiose. Esiste solo l’autodeterminazione dell’individuo. Se la ragazza, ubriaca, voleva essere usata da quattro ragazzi… non c’è problema. Altrimenti è un dramma, un crimine orrendo. Lo stesso atto, non so se mi spiego. Questo si evince sia dal video di Grillo che da quello della Boschi: se la ragazza (lo ripeto, ubriaca marcia) era consenziente, si è trattato soltanto di «quattro coglioni con il pisello di fuori»; se la ragazza non lo era, Grillo «fa un torto a tutte le donne vittime di violenza». Perché la violenza, se c’è il consenso della vittima, non è un problema. Ma nessuno si sofferma su questo particolare. I commentatori più acuti notano che, forse, a nessuno frega nulla di questi ragazzi: essi sarebbero tutti vittime di un cinico giochino politico, di una giustizia ad orologeria, di un garantismo intermittente. A nessuno frega niente di niente, importa solo del «teatrino della politica».
Insomma: da qualunque parte la si guardi, questa vicenda, fa schifo. Non c’è traccia di bene, di virtù, nemmeno cercando di usare uno sguardo dall’alto. Questa è la nostra èlite, questi sono i nostri rappresentanti, queste le guide del nostro popolo. Davvero ce li meritiamo? Non abbiamo diritto a qualcosa di meglio? Mi guardo intorno. La risposta che riecheggia tutto intorno a me è chiara: no. Questa classe dirigente è davvero lo specchio di questa Italia, oggi. Ci vantiamo del passato, ma questi siamo noi, nel presente.
Mi ritrovo nelle parole del Salmo 115: «Ho detto con sgomento: “Ogni uomo è inganno”». Sembra di essere piombati nel capolavoro di Tolstoj, Resurrezione, quando il principe Nechljudov si rende conto del disastro morale che è tutto intorno a lui, e dentro di lui. Si: lui stesso, nonostante le arie da filantropo, è malvagio, lussurioso, superficiale. Lui stesso ha causato tanto male, tanta sofferenza e ingiustizia. Da questa consapevolezza, parte la sua resurrezione. «Così gli si chiarì l’idea che l’unica e sicura via di salvezza da quel terribile male di cui soffrivano gli uomini era che essi si riconoscessero sempre colpevoli dinanzi a Dio e perciò incapaci tanto di punire, quanto di correggere il prossimo. Gli era chiaro adesso che tutto il male spaventoso di cui era stato testimone nelle prigioni e nelle carceri, e la tranquilla sicurezza dei responsabili di quel male derivavano solo dal fatto che gli uomini volevano fare una cosa impossibile: essendo malvagi, correggere il male. Uomini viziosi volevano correggere uomini viziosi e pensavano di ottenerlo in modo meccanico. Ma il risultato di tutto ciò era soltanto che uomini bisognosi e avidi, facendosi una professione di questo presunto castigo e correzione del prossimo, si erano corrotti essi stessi al massimo grado e corrompevano ininterrottamente anche coloro che tormentavano. Adesso gli era chiaro donde veniva tutto l’orrore che aveva visto, e che cosa bisognava fare per eliminarlo. La risposta che non aveva saputo trovare era la stessa che aveva dato Cristro a Pietro, e consisteva nel perdonare sempre, tutti, perdonare un numero infinito di volte, perché non c’è uomo che non sia egli stesso colpevole e perciò possa punire o correggere».
Insomma: l’unica di via di salvezza, di resurrezione, è la conversione a Cristo. Così termina il Salmo:
«Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore, davanti a tutto il suo popolo.
Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli.
Sì, io sono il tuo servo, Signore, io sono tuo servo, figlio della tua ancella; hai spezzato le mie catene.
A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore e davanti a tutto il suo popolo, negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme».