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Cashback: il rimborso che ti costa un esaurimento

Il nuovo sistema ideato da governo per incoraggiare le persone a non usare più i contanti prevede che ogni tua spesa sia tracciata, il tutto per un rimborso misero che richiede processi online così complicati da far impazzire l’utente.

Attualità 02_12_2020

Si parla di cashback, anche se sarebbe più corretto cash-back, perché l’italiano «rimborso» è poco fico. Forse (pare) partirà l’8 dicembre per incentivare le spese natalizie, ma senz’altro scatterà l’1 gennaio p.v..

 

Dovete fare almeno 10 acquisti in un negozio fisico, cioè vero e proprio (quelli on-line non valgono), e pagare con carte di credito o bancomat o app o qualsivoglia altro metodo di pagamento elettronico rintracciabile. Occorre però registrarsi preventivamente scaricando l’app «IO», sulla quale andranno via via indicati gli acquisti effettuati. Ma per accedere a questa app occorre la carta di identità elettronica e il suo Pin o un codice Spid di identità digitale. Non avete né l’una né l’altro? Nessun problema: andate sul sito www.spid.gov.it, scegliete un identity provider accreditato e registratevici. Cito dalla stampa: «Per il riconoscimento si può utilizzare la webcam, la propria carta d’identità elettronica (ma se non ce l’hai? ndr) o recarsi in un ufficio dei suddetti provider».

 

Tutto chiaro? Bene, perché non è ancora finita. Cito ancora: «Successivamente occorre definire il livello di sicurezza del sistema Spid, ma per “IO” è sufficiente quello standard con nome utente e password, senza bisogno di Pin temporaneo». Siete riusciti ad arrivare fin qui? Ottimo. Adesso potete registrarvi su «IO» dopo averla scaricata sul vostro smartphone o altro dispositivo. Infine, a cose fatte, dovrete inserire il vostro Codice Fiscale, l’Iban del vostro Conto Corrente, nonché i numeri di serie della carte di pagamento che avete utilizzato. Prestate attenzione nell’effettuare queste operazioni, perché i computer sono stupidi (l’intelligenza artificiale deve ancora arrivare) e se sbagliate o omettete un punto, una lettera, una virgola, un trattino, vi risponde «error» o espressione equivalente e vi costringerà a santeggiare perché non vi dice che cosa avete sbagliato.

 

Orbene, se a questo punto siete ancora vivi e padroni dei vostri nervi, sappiate che ogni sei mesi lo Stato vi rimborserà il 10% su una spesa massima di 1.500 euro. Il primo cashback entro il 28 febbraio 2021. Chi scuce la grana è la Consap, Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici, società controllata «in house» (boh, wikipedia dice così) dal Ministero dell’Economia e della Finanze. Però, dopo attenta riflessione, uno si chiede: ma quelle persone che Mattarella ha messo a governarci non lo sanno che insistono su un Paese che ha il primato mondiale dell’invecchiamento della sua popolazione? E ce lo vedete un vecchietto alle prese con tutte le operazioni informatiche che abbiamo elencato? Chi ne ha una dovrà ricorrere all’assistenza della nipotina tredicenne (ed è la prima volta nella storia che i vecchi devono imparare dai ragazzini).

 

Ma i settantenni di oggi sono i sessantottini, i quali spesso sono single e più spesso ancora privi di prole perché sono stati cresciuti nel mito della Bomba Demografica. Per quanto mi riguarda (sono vecchio anch’io) regalerò alla Patria e ai suoi geniali rappresentanti il mio 10% di cashback e buon pro faccia loro. So per (amara) esperienza che, pur non essendo completamente sprovveduto, non sono mai riuscito a superare la soglia del «nome utente» e/o «password» di qualsivoglia sito: tutte le volte che arrivo io, la macchina sputa «error», e continua a farlo finché non getto la spugna e rinuncio (intelligenza artificiale occulta?). Teneteveli, quei (pochi) soldi. E buon Natale.