Cashback: il rimborso che ti costa un esaurimento
Il nuovo sistema ideato da governo per incoraggiare le persone a non usare più i contanti prevede che ogni tua spesa sia tracciata, il tutto per un rimborso misero che richiede processi online così complicati da far impazzire l’utente.
Si parla di cashback, anche se sarebbe più corretto cash-back, perché l’italiano «rimborso» è poco fico. Forse (pare) partirà l’8 dicembre per incentivare le spese natalizie, ma senz’altro scatterà l’1 gennaio p.v..
Dovete fare almeno 10 acquisti in un negozio fisico, cioè vero e proprio (quelli on-line non valgono), e pagare con carte di credito o bancomat o app o qualsivoglia altro metodo di pagamento elettronico rintracciabile. Occorre però registrarsi preventivamente scaricando l’app «IO», sulla quale andranno via via indicati gli acquisti effettuati. Ma per accedere a questa app occorre la carta di identità elettronica e il suo Pin o un codice Spid di identità digitale. Non avete né l’una né l’altro? Nessun problema: andate sul sito www.spid.gov.it, scegliete un identity provider accreditato e registratevici. Cito dalla stampa: «Per il riconoscimento si può utilizzare la webcam, la propria carta d’identità elettronica (ma se non ce l’hai? ndr) o recarsi in un ufficio dei suddetti provider».
Tutto chiaro? Bene, perché non è ancora finita. Cito ancora: «Successivamente occorre definire il livello di sicurezza del sistema Spid, ma per “IO” è sufficiente quello standard con nome utente e password, senza bisogno di Pin temporaneo». Siete riusciti ad arrivare fin qui? Ottimo. Adesso potete registrarvi su «IO» dopo averla scaricata sul vostro smartphone o altro dispositivo. Infine, a cose fatte, dovrete inserire il vostro Codice Fiscale, l’Iban del vostro Conto Corrente, nonché i numeri di serie della carte di pagamento che avete utilizzato. Prestate attenzione nell’effettuare queste operazioni, perché i computer sono stupidi (l’intelligenza artificiale deve ancora arrivare) e se sbagliate o omettete un punto, una lettera, una virgola, un trattino, vi risponde «error» o espressione equivalente e vi costringerà a santeggiare perché non vi dice che cosa avete sbagliato.
Orbene, se a questo punto siete ancora vivi e padroni dei vostri nervi, sappiate che ogni sei mesi lo Stato vi rimborserà il 10% su una spesa massima di 1.500 euro. Il primo cashback entro il 28 febbraio 2021. Chi scuce la grana è la Consap, Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici, società controllata «in house» (boh, wikipedia dice così) dal Ministero dell’Economia e della Finanze. Però, dopo attenta riflessione, uno si chiede: ma quelle persone che Mattarella ha messo a governarci non lo sanno che insistono su un Paese che ha il primato mondiale dell’invecchiamento della sua popolazione? E ce lo vedete un vecchietto alle prese con tutte le operazioni informatiche che abbiamo elencato? Chi ne ha una dovrà ricorrere all’assistenza della nipotina tredicenne (ed è la prima volta nella storia che i vecchi devono imparare dai ragazzini).
Ma i settantenni di oggi sono i sessantottini, i quali spesso sono single e più spesso ancora privi di prole perché sono stati cresciuti nel mito della Bomba Demografica. Per quanto mi riguarda (sono vecchio anch’io) regalerò alla Patria e ai suoi geniali rappresentanti il mio 10% di cashback e buon pro faccia loro. So per (amara) esperienza che, pur non essendo completamente sprovveduto, non sono mai riuscito a superare la soglia del «nome utente» e/o «password» di qualsivoglia sito: tutte le volte che arrivo io, la macchina sputa «error», e continua a farlo finché non getto la spugna e rinuncio (intelligenza artificiale occulta?). Teneteveli, quei (pochi) soldi. E buon Natale.