Caro professore, giù le mani dalla storia di Cl
C’è una ripresa degli attacchi giornalistici al movimento di Cl, fondato dal servo di Dio don Giussani, che mettono in mostra che il movimento non va bene a lorsignori con nessun tipo di pelle. Su Repubblica, un articolo del professor Agostino Giovagnoli ipotizza per Cl un futuro distante delle sue origini e storia.
Caro direttore,
malgrado il grande e ingenuo impegno dell’attuale dirigenza di Cl teso ad accattivarsi i mass-media, noto che c’è una ripresa degli attacchi giornalistici al movimento fondato dal servo di Dio don Giussani, che mettono in mostra che il movimento non va bene a lorsignori con nessun tipo di pelle. Il solito Espresso del 28 agosto dedica tre pagine generiche e confuse alla “rete dei ciellini”, che sarebbe più forte ed egemonico di prima, anche senza Formigoni e Lupi.
La Repubblica, appartenente allo stesso gruppo editoriale, ospita, il 27 agosto, un articolo del professor Agostino Giovagnoli, il quale, in modo a mio parere molto arbitrario, ipotizza un futuro di Cl che sarebbe distante dal movimento delle origini e della storia. Vale la pena esaminare questo secondo articolo. Vedendo dall’esterno il movimento, Giovagnoli prende alcune cantonate, a partire dalla considerazione che gli fa dire che vi sarebbero dei ciellini contrari ad ogni cambiamento. Notizia sbagliata, perché i ciellini sanno che la vita cristiana ci chiede una continua conversione e quindi un continuo cambiamento.
La fedeltà al carisma di don Giussani è la garanzia di ogni vero cambiamento. Il resto è solo ideologia. L’articolista insinua il dubbio che i ciellini non sappiano quale debba essere il “punto d’arrivo” del movimento. Non ci può essere dubbio su questo. Il movimento, attraverso l’adesione libera, convinta e personale di ciascuno che vi appartiene ed una intensa vita comunitaria (il popolo di Dio di cui parla il Concilio), sa bene che lo scopo di tutto è, in ogni modo, affermare «la gloria umana di Cristo».
Giovagnoli afferma che la prova che in Cl vi sarebbe un “nuovo corso” è data dal fatto che quest’anno al meeting di Rimini hanno partecipato «ortodossi, ebrei e mussulmani, nonché personalità non particolarmente vicine al movimento». Osservazione banale. Non so se Giovagnoli abbia partecipato a precedenti edizioni del meeting: in tal caso, avrebbe visto che da sempre sono presenti al meeting tutte la persone da lui elencate, perché il movimento, e con esso il meeting, è sempre stato aperto a tutti, per un confronto civile delle posizioni umane e culturali, al di fuori di mire interessate, forse ancor più di oggi. Il dialogo c’è sempre stato ed ha sempre affascinato tutti.
Il punto che più mi ha negativamente impressionato dell’articolo di Giovagnoli è là dove egli ha auspicato che “il nuovo corso” arrivi a queste terribili conseguenze: «persino la memoria di un incontro che ha cambiato la vita, infatti, può diventare un’idolatria delle origini che le priva della loro forza più vera se non si accetta la sfida del presente». La frase è totalmente inaccettabile perché mette in dubbio la bontà positiva del Signore che ha permesso a molti giessini prima e a moltissimi ciellini dopo di assaporare la grazia gratuita di una vita totalmente nuova e diversa, che permette loro non solo di accettare, ma anche di affrontare tutte, e dico tutte, le sfide del presente. Nessuno, neppure le autorità ecclesiastiche, possono permettersi di abolire ciò che il Signore ha voluto e causato. I ciellini vogliono solo essere fedeli alla storia di questo straordinario carisma.
Giù la mani dalla nostra storia, caro Giovagnoli. Aveva assolutamente ragione Antonio Gramsci, quando affermava che «nella svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente». E, come ti ho già segnalato in altra occasione, don Carron ha scritto che «la fedeltà all’inizio è decisiva se non si vuole smarrire la strada» (prefazione al libro delle conversazioni di don Giussani con Robi Ronza). E stia tranquillo, Giovagnoli: per i ciellini non esiste il «Giussani del mito». Per loro, esiste un uomo santo, che, come tale, va seguito ed amato. Per questo, esiste solo il «Giussani della storia» e, semmai, sono preoccupati che la storia di Giussani venga cambiata per potere meglio seguire le proprie soggettive posizioni e tesi. Così, Dario Di Vico, sul Corriere, approva soddisfatto una svolta del movimento, in cambio di «ulteriore rispetto e considerazione». In poche parole, il potere mediatico sta dicendo a Cl: «se cambi pelle, sarai benvenuta nel mondo». Ma Gesù, nel Vangelo, ha chiesto esattamente l’opposto ed ha messo i suoi discepoli in guardia dal consenso del mondo.