Card. Woelki: "Tradizione trattata come una matrigna"
Il cardinale Woelki è tornato ad avvertire la Chiesa tedesca sui rischi derivanti dal Cammino sinodale in corso. In particolare, davanti all'accelerazione che vorrebbero dare molti dei suoi confratelli tedeschi, il porporato ribadisce la sua posizione inevitabilmente contraria all'ipotesi delle donne sacerdoti. Ma non solo...
Il cardinale Woelki è tornato ad avvertire la Chiesa tedesca sui rischi derivanti dal Cammino sinodale incominciato lo scorso 1 dicembre. Lo ha fatto nel corso del suo intervento alla sezione pubblica dell’annuale incontro dello Schülerkreis, il circolo degli ex allievi dell'allora professor Ratzinger. Nell'aula dell’Istituto Patristico Augustiunianum di Roma, parlando del rapporto tra la Rivelazione fra principi veri e realtà della vita, l'arcivescovo di Colonia ha tirato in ballo l'esperienza sinodale fortemente voluta dall'ex presidente dei vescovi tedeschi, il cardinale Marx, per denunciare come in essa siano state aperte discussioni che rischiano di distorcere la Parola di Dio.
Woelki aveva espresso perplessità già prima dell'apertura dei lavori, esprimendo il timore che il percorso tanto caro alle correnti progressiste tedesche potesse condurre ad una rottura della comunione con la Chiesa universale. Il suo giudizio non è cambiato: “come spesso accade – ha detto il porporato nell'aula dell'università degli agostiniani - il bene e il male si mischiano e questo può avere conseguenze drammatiche per la Germania e per tutta la Chiesa”.
All'arcivescovo di Colonia non è piaciuto sentir parlare nell'assise di “ulteriore sviluppo dell'insegnamento della Chiesa”. Infatti, secondo il prelato, il concetto di “ulteriore sviluppo non può significare entrare in completo contrasto con l'autorità del magistero della Chiesa”. Alcune affermazioni contenute nei documenti preparatori del Cammino sinodale a tal proposito preoccupano il cardinale che vi riscontra una contraddizione con l'interpretazione proposta dalla costituzione dogmatica “Dei Verbum” e ribadita da Benedetto XVI nell'esortazione apostolica “Verbum Domini”.
In particolare, Woelki ha voluto affrontare l'annoso nodo scaturito da uno dei cinque ambiti di lavoro dell'assise tedesca, quello delle “donne nei servizi e ministeri della Chiesa”: “alla questione dei nuovi ministeri – ha affermato il presule non si può rispondere contro la tradizione”. Quest'ultima, secondo Woelki, sarebbe invece “trattata da matrigna nel documento preparatorio” del Cammino sinodale. Davanti all'accelerazione che vorrebbero dare molti dei suoi confratelli tedeschi, il porporato ribadisce la sua posizione inevitabilmente contraria all'ipotesi delle donne sacerdoti. “E' evidente - ha detto nel suo intervento di ieri - che la tradizione della Chiesa non riconosce una tale ordinazione delle donne; allora perché non vogliamo ascoltare la Parola di Dio?”. Una denuncia dell'atteggiamento considerato strumentale che sembrerebbe animare quei non pochi vescovi suoi connazionali che hanno fortemente voluto questo tema sul tavolo di lavoro dell'assemblea.
Secondo Woelki, si “vuole preparare quest'ordinazione abbastanza deliberatamente e se questo non dovesse riuscire si dovrebbero creare nuovi ministeri”. Questo scenario, però, viene auspicato non per soddisfare “bisogni concreti” ma come “risposta alla sensibilità” dei molti che “percepiscono l'esclusione delle donne dai ministeri ordinati come offensiva e ingiusta”. Una via non percorribile per l'arcivescovo di Colonia che si è detto d'accordo a trovare risposte a questa domanda, ma a patto che esse non siano “contro la tradizione”. Nelle sue parole è emersa tutta la preoccupazione per l'orientamento presumibilmente considerato ideologico intrapreso dall'assemblea aperta lo scorso 1 dicembre nel Duomo di Francoforte.
Woelki ne ha evidenziato una delle incongruenze: “la realtà della vita che ha portato al Cammino – ha ricordato il prelato - è la perdita di credibilità della Chiesa a causa degli abusi sessuali commessi da sacerdoti; eppure solo un capitolo marginale è occupato da questo tema nel documento preparatorio”. Da qui, il sospetto che il percorso sinodale possa finire per sembrare “solo un veicolo per realizzare desideri piuttosto chiari” senza che si trovino “risposte concrete alla realtà della vita e alla verità della Rivelazione”.
Per questi motivi, l'arcivescovo di Colonia ha voluto ribadire anche ieri di essere “disposto a dialogare sulla realtà della vita” ma di non poterlo fare “contro la tradizione vivente della Chiesa” perché questo comporterebbe una distorsione della Parola di Dio e renderebbe “impossibile il dialogo con Dio che conduce alla nostra vera felicità e vera gioia”.