Cappella Sistina, splendore del vero alla portata di tutti
“Benvenuti (…) Questa è la casa di tutti, è casa vostra (…) Pregate per me. Ho bisogno della preghiera di persone come voi. Il Signore vi custodisca, vi aiuti nel cammino della vita e vi faccia sentire l'amore tenero di Padre”. Con queste semplici parole, Papa Francesco ha accolto 150 senzacasa alla Cappella Sistina.
Centocinquanta senzacasa che vivono a Roma si sono recati l’altro ieri a visitare la Cappella Sistina. Mentre erano nella Cappella il Papa li ha poi raggiunti, senza alcun seguito se non quello di un maggiordomo, salutandoli ad uno ad uno e intrattenendosi con loro per oltre venti minuti.
L’idea, subito approvata dal Papa, era venuta all’Elemosiniere Pontificio, l’arcivescovo polacco mons. Konrad Krajewski, che per parte sua non è quel che si dice un tipico prelato di curia. Egli stesso non di rado si reca di persona e in abiti nient’affatto curiali a portare aiuti anche in ore notturne negli angoli attorno alle stazioni ferroviarie romane o sotto i ponti e gli anfratti in cui i senzacasa si rifugiano al calare del sole. Della visita restano come unica documentazione visiva le foto che alcuni senzacasa hanno scattato con i telefonini di cui disponevano poiché, per evitare qualsiasi equivoco mediatico, il Papa aveva disposto che la visita e l’incontro avvenissero senza la presenza di giornalisti, fotografi e video-operatori. Questi hanno soltanto potuto intervistare gli insoliti visitatori alla loro uscita dal Vaticano.
Sul sito web del quotidiano La Repubblica - una fonte della quale non si può certo presumere la benevolenza ad ogni costo - l’altro ieri sera erano accessibili delle video-interviste molto significative di senzacasa interpellati all’uscita dall’incontro. Tutti quanti erano entusiasti dell’esperienza di bellezza che avevano appena fatto, della quale diversi di loro parlavano con grande sensibilità e acume; e se da un lato rievocavano la loro meraviglia di fronte al capolavoro di Michelangelo dall’altro indicavano nell’incontro con il Papa il culmine della visita, definito da uno di loro “il più bel regalo di Pasqua che potessi ricevere”.
Nel salutarli papa Francesco ha detto tra l’altro, “Benvenuti (…) Questa è la casa di tutti, è casa vostra (…) Pregate per me. Ho bisogno della preghiera di persone come voi. Il Signore vi custodisca, vi aiuti nel cammino della vita e vi faccia sentire l'amore tenero di Padre”. Sono parole davvero magistrali sia per umanità che per densità di contenuti. Troppe tesi sui poveri e sulla povertà, che oggi circolano in ambiente cattolico, non sono altro che ribolliture di un marxismo oggi per di più quanto mai datato. In quelle sue poche parole invece papa Francesco dice e corregge tutto. Parla di una casa che “è vostra”, perché “è la casa di tutti”; sottolinea una predilezione che non è un primato, e attraverso i poveri che aveva davanti indica una via che vale per ogni uomo.
Ci piace tra l’altro sottolineare che l’episodio fa giustizia di un certo pauperismo, da cui non a caso i veri poveri sono immuni, secondo cui la Chiesa arricchendo di opere d’arte i propri edifici di culto e le proprie sedi si allontanerebbe dall’annuncio evangelico. In effetti così facendo la Chiesa non si autoglorifica in quanto istituzione bensì mette la bellezza, “splendore del vero”, alla portata di chiunque, ricco o povero, ben introdotto o privo di conoscenze che sia. Dalle video-interviste di cui si diceva era chiaro che quei senzacasa di Roma l’avevano benissimo capito e molto apprezzato, dimostrando così molto più acume e molto più sensus Ecclesiae di tanti intellettuali e teologi, comprese parecchie “star” della stampa e della Tv.