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OPPOSIZIONE

Caos calmo nel centrodestra

Dopo la sconfitta elettorale, non c'è un'opposizione unita contrapposta a Renzi. Il centrodestra è diviso in almeno quattro anime: la destra (Salvini e Meloni), i berlusconiani in crisi, gli alfaniani che non decollano e Passera che si prepara.

Politica 05_06_2014
Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Mentre una nuova prevedibile ondata di arresti rischia di condizionare i ballottaggi di domenica prossima, si pensa già ai futuri scenari politici. Non essendoci elezioni politiche in vista, è in atto una scomposizione del quadro politico, che si ricomporrà su basi completamente nuove, ricalcando, probabilmente, lo schema europeo di un partito socialista contrapposto a un partito liberaldemocratico.

Se a sinistra il processo di superamento delle barriere ideologiche e culturali è stato avviato con risolutezza da Renzi, che punta a sbarazzarsi della vecchia guardia e ad intercettare i consensi dei moderati, nel centrodestra, rispolverando il titolo di un film, si può ragionevolmente parlare di “caos calmo”.

La scissione degli alfaniani, che secondo alcuni rispondeva a logiche di marketing politico (separarsi ufficialmente, ma per colpire uniti), non ha giovato. Il Nuovo Centrodestra continua a stare al governo occupando ministeri importanti ma nelle urne non ha brillato. Evidentemente l’elettorato identifica l’esecutivo nella figura del premier e tende a premiare più che altro il suo partito. In questo senso sembra corretto parlare di “stampella alfaniana” a un governo che somiglia sempre più a un monocolore Pd. Scelta civica, che rappresentava l’altro contrappeso alla sinistra di governo, si è praticamente prosciugata e i suoi elettori hanno votato in massa per il Partito Democratico. L’eclissarsi del suo leader, Mario Monti ha aperto la strada alla dissoluzione di quella sigla, che ormai ha perso ogni appeal sull’elettorato.

La presenza al governo della pattuglia alfaniana potrà ostacolare o ritardare la ricomposizione (inevitabile) del centrodestra? Un tempo si criticava la Lega per atteggiarsi contemporaneamente a forza di lotta e forza di governo, oggi questa doppiezza rischia di essere incarnata da Ncd, che pretende di condizionare l’azione del governo Renzi ma anche di guidare in prospettiva la ricomposizione del proprio schieramento.

La verità è che nel centrodestra esistono almeno quattro anime, che al momento sembrano inconciliabili e che rischierebbero di unirsi senza un vero collante culturale e senza una visione chiara della società, dello Stato, dei valori.

La prima anima, quella minoritaria ma al momento più in salute, è quella segnatamente di destra, rappresentata da Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, e in sintonia con la Lega per quanto riguarda l’antieuropeismo e l’irriducibile opposizione al governo Renzi. Il feeling tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini sembra funzionare: la prima presidia il Centro-Sud, la Lega ha recuperato terreno al Nord e sembra aver accantonato ogni sogno padano per coltivare un filone neo-nazionalista in grado di incamerare qualche consenso perfino nelle Isole e in alcune aree dell’Italia meridionale. Quei due partiti sono in sintonia anche sulla fedeltà ad alcuni valori di matrice cattolica e difendono apertamente la famiglia naturale. Potrebbero crescere, considerato che Meloni e Salvini mostrano doti di leader nelle rispettive aree di riferimento e, unendosi in un unico cartello elettorale, potrebbero catalizzare gran parte del voto di destra.

La seconda anima è quella berlusconiana, tramortita dalla batosta elettorale e frastornata dalle faide interne. Con un leader dimezzato e non più candidabile, con un “cerchio magico” desideroso di fare terra bruciata attorno all’ex Cavaliere, Forza Italia rischia di perdere altri consensi alle prossime prove elettorali. Il successo di Raffaele Fitto alle europee ha riacceso antiche rivalità con Denis Verdini e ha riproposto il tema delle primarie e dei congressi. Se il popolo forzista non riceverà una scossa in termini di coinvolgimento e di partecipazione, trasmigrerà definitivamente verso altri lidi e di quel partito resterà solo una storia gloriosa con una fine ingloriosa.

La terza anima è quella che ruota attorno al Nuovo Centrodestra. Alfaniani e ciellini hanno dato vita a una scissione che, nelle loro intenzioni, avrebbe dovuto aprire crepe ancora più vistose tra i berlusconiani fino a produrre uno smottamento verso il Nuovo Centrodestra. Tutto questo non è accaduto. Senza i voti (sia pur pochi) di Casini e Cesa, il Nuovo Centrodestra non avrebbe superato lo sbarramento del 4% alle ultime elezioni europee. Questo dimostra che i moderati non vedono in quel partito un riferimento credibile. Le anime ex democristiane sembrano più sensibili alle sirene renziane. Forse potrebbero cambiare idea e tornare a guardare al centrodestra solo in caso di ricomposizione.

La quarta anima è rappresentata dal pre-politico, da un mondo frastagliato che si agita in quell’area, che scalpita per scendere in campo ma senza farsi contaminare da quanto c’è già. Il riferimento principale è Corrado Passera, ex banchiere, ex ministro del governo Monti, che sabato 14 giugno lancerà ufficialmente il suo progetto “Italia Unica”. Dichiara di voler creare un nuovo centrodestra alternativo alla sinistra ma anche profondamente diverso dal centrodestra a guida berlusconiana. Una scommessa, con tante incognite. Se si stabilisse il principio della selezione del candidato premier attraverso le primarie, Passera accetterebbe di competere con Toti, Alfano, Meloni, Salvini, magari anche Marina Berlusconi e altri? Ed è vero che al movimento di Passera potrebbe aderire anche Gianfranco Fini? Se non fosse così, dovremmo parlare anche di una quinta anima del centrodestra, quella dei reduci, capitanata proprio dall’ex Presidente della Camera, che ha annunciato di voler tornare in campo con una sua associazione politica.

Ma col tempo si riuscirà a fare sintesi di tutte queste esperienze e tradizioni così diverse tra loro? Senza compattezza sui programmi non si vincono le elezioni oppure, in ogni caso, non si governa a lungo. Sarebbe forse il caso di partire proprio dalle idee, dalle proposte, dal dibattito sui contenuti. Un vero “cantiere”, come quello che il centrodestra dichiara a più voci di voler aprire, non si disperde in personalismi, sterili chiacchiericci e veti incrociati.