Cannabis pericolosa come la cocaina. Lo dice l'Onu
La Nuova BQ intervista Gilberto Gerra, direttore dell'Ufficio Onu di Vienna di contrasto agli stupefacenti. E scopre che gli Stati all'unanimità hanno condannato l'uso di cannabis. "Ma i media non ne parlano". Sotto accusa gli effetti clinici devastanti e la scusa della criminalità. Il problema è educativo.
“Ma lei lo farebbe salire suo figlio su uno scuolabus guidato da un autista che fa uso di cannabis?”. Il professore Gilberto Gerra ama fare esempi iperbolici (ma non più di tanto…) per far capire non solo la pericolosità della cannabis, ma anche il guazzabuglio di ipocrisie che si circonda dietro il mantra liberalizzazione delle droghe cosiddette leggere. Tema buono per tutte le stagioni dal ’68 ad oggi che puntualmente torna alla ribalta politica. E che lunedì si è affacciato per la prima volta in un’aula parlamentare italiana con la discussione, poi rinviata a settembre, del ddl proposto dal deputato radicale Pd Roberto Giacchetti.
“Fa male?” “No, non fa niente”. “Arricchisce le mafie, meglio liberalizzarla”. “E allora l’alcol?”. Attorno al dibattitto si polarizzano scuole di pensiero che il più delle volte utilizzano stati emozionali e semplici opinioni. Perché la scienza, su questo, sulla dannosità della cannabis, è chiara. Da tempo.
Gilberto Gerra è un endocrinologo di Parma, ma da molti anni ormai vive a Vienna dove dirige la divisione dell’Onu per le operazioni antidroga. Un organismo internazionale, autorevole, come autorevole è l’Onu tutte le volte che si pronuncia per una qualunque questione che riguardi l’umanità. Ma che sconta un pregiudizio ideologico che di fatto la rende inoperativa di fronte agli stati. Anche se gli studi che conduce e soprattutto i programmi che svolge per la prevenzione dell’uso di sostanze sono all’avanguardia.
Professore Gerra, eccoci arrivati in Parlamento. Era l’obiettivo dei Radicali. Da almeno 40 anni.
Un errore gravissimo. Dettato da una politica che ignora bellamente che ci sono tre trattati internazionali che riguardano la normativa sull’uso delle droghe.
E che dicono?
Inseriscono la cannabis e tutti i suoi derivati nella prima fascia di sostanze dannose e pericolose. Ci sono non una, ma tre convenzioni internazionali che hanno dato luogo a trattati tra gli Stati e che hanno lo stesso valore, per intenderci degli accordi internazionali sul clima o sui trattati contro la proliferazione degli armamenti nucleari che tanto fanno parlare.
Ma che sono inascoltati?
Esattamente. Sulle droghe esistono tre convenzioni: una del 1961, una del 1971 e una del 1988.
L’ultima è di quasi 25 anni fa…
Sarebbe troppo comodo pensarlo. Ma non è vero: nell’assemblea dell’aprile scorso al Palazzo di Vetro a New York è stato approvato un documento che dice che la pietra angolare del sistema di controllo delle droghe sta in quei trattati. E si badi: è stato approvato all’unanimità con 193 voti su 193. L’accordo sul clima di due giorni dopo ha avuto 170 voti. Eppure…
Eppure?
Eppure c’è una discriminazione dei media. Nessuno ne ha dato notizia. E questo è tragico.
Sì, ma che cosa dicono i trattati?
Che la cannabis è nella tabella 1, la più problematica, esattamente come la cocaina e l’eroina. Infatti gli Stati vorrebbero cambiarle categoria.
Se tutti gli Stati sono d’accordo perché arrivano questi progetti di legge?
Perché ci sono influenze fuori dalle istituzioni, ma quando le istituzioni lavorano seriamente, come all’Onu, pensando al loro elettorato stanno attenti e pensano: non posso mettere un venditore di droga davanti alla scuola di mio figlio.
Dunque: cannabis pericolosa, eppure c’è chi non lo sostiene.
C’è una grande confusione, ma la scienza dice una cosa molto chiara: non deve essere usata per scopi non medici.
I cosiddetti scopi ricreazionali…
Lei andrebbe a chiedere al suo medico il prozac per scopi ricreazionali?
Non so… direi di no.
Chiaro. Perché il medico la interpreterebbe come una domanda senza senso. Provi a chiedere ad un diabetologo una ricetta di insulina per “uso personale”.
Mi prenderebbe per matto.
Appunto. Ma per la cannabis stiamo rivendicando una specie di diritto all’uso non medico di sostanze che hanno reazioni nel cervello ben peggiori del prozac.
Che comunque non è un antidepressivo leggero…
Il prozac serve per aumentare i livelli di serotonina e questo fa essere meno depressi.
Ci sono.
Sa qual è l’effetto farmacologico dell’ecstasy?
No…
Lo stesso del prozac.
E allora perché l’ecstasy è nei trattati?
Perché il prozac è “gentile”. Ci mette 20 giorni ad ottenere un effetto controllato che l’ecstasy raggiunge in 40 minuti. E come in tutte le cose dirompenti qua il danno neurologico è senza ritorno. Per non parlare di altri effetti collaterali.
Torniamo al discorso dell’uso ricreazionale…
Una parola inventata dagli adulti per continuare a negare la situazione dei giovani, i quali non chiedono altro che essere ascoltati.
Non ci fa farà anche lei che è scienziato il solito fervorino sul disagio?
Ma è così. Quando un adolescente sta bene, ha una vita sana, piena, una vita realizzata, si sente amato e ascoltato non pensa di ricorrere a sostanze d’abuso.
Eppure il legislatore lo prevede.
Perché quella parola, ricreazionale, è utilizzata per occultare le difficoltà, uno stress da coprire che non si riesce a gestire, frustrazioni, accumulo di sofferenze fin dalla tenera infanzia, una sfera emozionale anaffettiva. Il ragazzo spera che le sostanze possano migliorare la sua condizione in questo disperato tentativo di automedicazione che lo porta al baratro. E tutto questo il legislatore lo chiama “uso ricreazionale”.
Ma la scienza che cosa dice?
Io studio da 20 anni gli effetti della marijuana sui ragazzi. Ho studiato le loro famiglie e le assicuro che chi fa uso di cannabis non sta bene dal punto di vista relazionale.
Ma gli effetti?
Allora, cominciamo col dire che il minimo che ti può venire fumando una canna è un deficit della memoria e delle capacità cognitive. Chi ha interesse a far sì che il proprio fisico possa subire tutto questo se non un disagiato psicologico?
L’avvocato del diavolo dice: è sempre una questione di quantità.
Balle. Assieme all’Oms in questi anni abbiamo operato una sistematica revisione della letteratura scientifica e abbiamo visto cose impressionanti: rischio incidenti stradali, molto aggravato rispetto all’alcol, danni al polmone, danni cardiovascoari, danni allo sviluppo emozionale degli adolescenti con alterazioni che possono condurre in una minoranza del 15% a disturbi mentali veri e propri, che si fa fatica a riconoscere rispetto ai disturbi classici.
Ad esempio?
Quando uno psichiatra vede un quadro di un adolescente non capisce se è un esordio di schizofrenia o se è indotto da disturbi psicotici da marijuana. Ci sono casi dove la schizofrenia è diventata permanente.
Sempre l’avvocato del diavolo: ma è solo una minoranza.
E allora perché le istituzioni fanno la battaglia alle minoranze a rischio infarto per le malattie cardiovascolari o per il colesterolo? Non tutti quelli che mangiano salame sono vulnerabili all’infarto, ma lo Stato non tutela la maggioranza immune, bensì la minoranza vulnerabile.
Il suo ufficio si occupa anche di criminalità legata allo spaccio. Roberto Saviano continua a dire che la legalizzazione toglierebbe il potere alla malavita.
Opinione funesta da smantellare prima che faccia danni.
E’ falsa?
Falsissima. Ammettiamo che lo Stato venda cannabis in un dispensario pubblico ai maggiorenni con una bassa concentrazione di principio attivo e un prezzo alto per scoraggiare gli avventori.
Ammesso.
Che cosa fa la malavita?
Entra nel business con offerte più vantaggiose...
Esatto. Che si traducono nella messa in circolazione di marijuana a prezzi più bassi e a maggior concentrazione di principio attivo. La malavita così diventa un concorrente dello Stato in un’offerta vasta per minorenni e maggiorenni. E può continuare indisturbata a fare affari sulla morte dei suoi clienti. Compra legale e vende illegale e si fa beffe dello Stato. Senza contare tutti i problemi di relazione sociale.
Come ad esempio?
Nel 2007 ci fu un caso drammatico di un autista di scuolabus che guidava sotto l’effetto di marijuana, ferì 22 bambini. Lei ce li manderebbe a scuola i suoi figli…?
No.
E la maestra che fa uso di cannabis e si dimentica i bambini al parco? E il pilota d’aereo? Potremmo continuare all’infinito.
Che cosa teme come ufficio Onu?
La creazione di una multinazionale della cannabis. Così come c’è Big Tobacco o Big Pharma avremo Big Cannabis.
Come cercate di prevenire?
Guardi, dopo anni di impegno abbiamo capito che l’unica strada è educativa.
In che modo?
Abbiamo programmi molto specifici per formare giovani che a loro volta formano i loro compagni, ma soprattutto abbiamo programmi di family skills per rinforzare le capacità genitoriali. Ci sono metodologie attraverso le quali informiamo i genitori, utilizziamo le sedi dei municipi o le parrocchie. Da questi momenti emerge che il problema principale è la mancanza di tempo che passano con i loro figli. Ci sono genitori che dicono: “Non avevo mai giocato con mio figlio perché nessuno mi aveva detto che era importante”.
Eppure i ragazzi sono sfuggenti.
Dare regole ai propri figli è una missione sacrosanta. La loro corteccia le rifiuta, ma il loro subconscio dice: “Mio padre, mia madre mi sta dando questa regola perché per lui sono importante, ho un valore”. Gli studi dimostrano che quando un adolescente entra in questa dinamica riduce l’utilizzo per il 40% dei casi. Il problema principale è quando l’adolescente viene neglected, gli viene usata negligenza nei rapporti. Lì qualcosa si incrina.
Adesso il Ddl tornerà in commissione. Spera che qualcuno in Parlamento la chiami a relazionare su quanto ci ha detto?
Lo spero, ma temo che non accadrà.