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LA SENTENZA

Cannabis, niente scuse: ora chiudete i negozi

Bene la sentenza sulla cannabis. Adesso sindaci e questori non hanno scuse: in pochi giorni gli 800 negozi possono essere chiusi. Per fermare la socializzazione del fenomeno cannabis che in questo anno è proceduta spedita. 

Editoriali 01_06_2019

La sentenza della Cassazione sulla cannabis light è un atto di buon senso scientificamente basato. Si è resa conto che bisogna mettere ordine e che c’è in atto una speculazione commerciale su una legge che è stata interpretata male. Ne consegue che ha detto quello che un organo come la Cassazione deve dire e cioè che rientra nel novero dell’articolo 73 del Dpr 309/90 (la legge antidroga) per dire sostanzialmente che quello che accade nei negozi è spaccio. Questo dà la possibilità di non vendere le infiorescenze, ma anche i derivati, le resine e gli oli sulle quali avevano costruito un commercio fiorente.

I giudici hanno anche aggiunto una specifica sulla dose drogante. Federcanapa tenta di tenere in piedi il business e ribadisce che questa sostanza, la cannabis light, contiene minime tracce di Thc. Ma ciò che non si considera o si fa finta di non sapere e che se tu continui a fumarla si accumula, si lega ai tessuti grassi e resta all’interno. Lo dimostra il fatto che se un consumatore di cannabis light effettua un drug test e risulta positivo al Thc si vedrà ritirare la patente e confiscare l’auto.

C’è da dire un’altra cosa: le sostanze vengono vendute in contenitori con scritto “non per uso umano”. E quindi era una bugia quella che veniva portata avanti perché se tu metti in vendita un prodotto per uso umano devi anche produrlo in un modo che non sia tossico e che sia stato accertato, questi prodotti non avevano queste garanzie. Per questo viene scritto “non per uso umano”, ma questo è stato fatto solo per tutelarsi, perché della salute i rivenditori se ne disinteressano.

Ora è importante che non si ingenerino delle confusioni: dall’unica sperimentazione fatta in Italia da noi risulta che 15 grammi di vegetale contengono fino a 15mg di Thc. Allora, 15 grammi di vegetale stanno in una mano, 15mg è una dose ampiamente drogante perché il limite della dose drogante valutato sperimentalmente va dai 4 ai 5 mg. Quindi: nei negozi si stanno vendendo sostanze droganti, è inutile giocare sulla percentuale perché non è la percentuale che fa la dose drogante, ma la quantità di prodotto. Funziona il principio dell’accumulo. Gli spinelli non si smaltiscono immediatamente, ma si accumulano.

Il secondo problema è legato alla cultura che si sta diffondendo e che porta a una normalizzazione anche ambientale. Esponendo continue icone della cannabis con su scritto cannabis Amsterdam si instaura una sorta di socializzazione dell’effetto cannabis attraverso la quale i ragazzini vanno in confusione: più del 40% dei ragazzini che abbiamo intervistato dicevano: “Visto che hanno aperto i negozi non fa male e quindi è stata depenalizzata” e facevano questo ragionamento anche per la cannabis potenziata.

Infine: abbiamo riscontri epidemiologici che ragazzini di 13 anni sono andati ad acquistare cannabis light e hanno dichiarato di averla usata. Ora, in questa mega confusione che era comunque solo finalizzata a scopi commerciali, non si va a lèdere un diritto di qualcuno a drogarsi, perché questo diritto non esiste. Quando sentite parlare di negozi di cannabis, di leggi di commercializzazione, di filiere industriali per uso umano, sappiate che si parla solo di business e di soldi sulla pelle dei nostri figli. Deve essere chiaro che tutto questo è fatto per soldi.

Adesso una legge c’è e con la sentenza della Cassazione c’è anche la fine della questione giudiziaria. Quindi sindaci e questori se vogliono possono chiudere in una settimana questi 800 negozi e spazzare via la rete dei distributori. Speriamo solo che non si giochi a voler interpretare all’italiana la sentenza e non si inizino a moltiplicare le contro sentenze di magistrati di qua o di là. Il governo si è espresso molto chiaramente con due ministri, Salvini e Fontana.

E’ bene ribadire che non regge la scusa che la rete creava posti di lavoro: anche gli spacciatori creano posti di lavoro. Non si può creare lavoro sulla pelle della gente e su tanti malati che avranno la vita rovinata.

*Neuroscienziato - Drug Policy Institute University of Florida e Direttore Dipartimento delle Dipendenze di Verona