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SOCIETA'

Cannabis, c'è poco di leggero

Mentre si sfrutta demagogicamente la marijuana a scopo terapeutico si ignorano gli ultimi devastanti effetti delle sostanze cannabiche.

Attualità 10_08_2011
cannabis

Ritorna il dibattito in questi giorni riguardo le regioni Puglia e Toscana che aprono alla legalizzazione della marijuana a scopo terapeutico. Il governatore della Puglia Vendola sta addirittura facendo un campo regionale per la coltivazione della cannabis. Si ripetono le solite sparate, la solita superficialità.

Dopo trent’anni di esperienza
* con i tossicodipendenti non riesco proprio a classificare alcune droghe come “leggere”. Se per droghe leggere si intendono le sostanze cannabiche (hashish e marijuana) occorre spiegare ai giovani e adulti che cosa si intende per “leggere”. Uno sbaglio, ormai diffuso, consiste nel classificare come “leggere” le sostanze con le quali si può convivere. L’alcool, ad esempio, è sempre stato considerato compatibile o comunque accettabile per ottenere quella necessaria euforia in famiglia, nelle feste, nei ritrovi. Ora assistiamo a giovanissimi consumatori di sostanze etiliche con manifestazioni comportamentali confuse, aggressive, di pericolo personale o pubblico. Similmente si procede nel pubblicizzare l’uso delle sostanze cannabiche. Si assicura l’opinione pubblica che tali sostanze non fanno male, che occorre permettere l’uso. Autorevoli personaggi fanno conoscere la loro opinione in merito, che il più delle volte suona come una sentenza o peggio, invito alla trasgressione.

Credo che sia necessario considerare, prima di tutto, il significato dell’uso di una sostanza stupefacente all’interno della cultura giovanile e le sue implicanze psichiche sullo sviluppo dell’io. Bisogna riconoscere che nella cultura contemporanea c’è un’alta incidenza e un’ampia accettazione dell’uso di marijuana, di hashish. La maggior parte dei diciottenni (2/3 circa) hanno sperimentato tali sostanze. Un tasso di sperimentatori e consumatori così alto ci preoccupa e non può essere considerato un comportamento deviante da tollerare o da legittimare con una legge. Il periodo dell’adolescenza è difficile, il giovane affronta il compito evolutivo di differenziazione dai genitori per raggiungere una identità autonoma. La sperimentazione dei nuovi valori e delle nuove convinzioni, la ricerca di nuovi ruoli e identità, la verifica dei propri limiti e dei confini del proprio sé, non possono essere turbati da una sostanza alternativa della psiche.

Affermare che gli adolescenti, proprio per la loro esigenza di sperimentazione evolutiva e verifica dei propri limiti, siano tentati di sperimentare l’uso di sostanze cannabiche, è davvero una pazzia scientifica. La mente debole e non ancora strutturata dell’adolescente passa facilmente dell’uso all’abuso delle sostanze canna biche. Spesso l’adolescente trova in queste sostanze lo sfogo emotivo e la compensazione per la carenza di rapporti umani significativi. E’ estremamente pericoloso favorire al giovane l’uso di sostanze disinibitorie per permettergli un inserimento adeguato nel gruppo dei pari. Non è la marijuana il “farmaco” che disinibisce e permette la comunicazione, il dialogo. Una mente alterata non comunica con gli altri, ma solo riesce a fondersi nel gruppo perdendo completamente l’autonomia, l’identità. Forse alla nostra cultura piace il giovane in balia di spinte emozionali incontrollate, di gesti euforici e disordinati, di comportamenti rambeschi.

Ecco perché si scrive
e si dice che i giovani consumatori di sostanze cannabiche hanno migliori capacità di instaurare rapporti sociali, hanno un maggior senso dell’avventura e si preoccupano maggiormente dei sentimenti degli altri. Sono bugie professionali che non possono essere sostenute se non si vuole confondere la maturità dell’io con la stupidità. Qualcuno poi ha anche sostenuto che l’uso della marijuana e hashish facilita un concetto positivo di sé. Ipotecare una simile eresia equivale a sostenere la tesi che tutte le persone per evolvere e prendere coscienza del proprio io, dovrebbero conoscere l’impiego di cannaboidi o di altre sostanze simili…

Siamo veramente in una cultura demenziale. Si vuole a tutti i costi legittimare una devianza con tesi assurde. Si cerca, inoltre, di sostenere che le sostanze cannabiche abbiano assunto, nella cultura giovanile, gli stessi significati psico-sociali che erano associati all’alcool nelle generazioni precedenti. Di fronte a simili affermazioni pericolose, sarà bene precisare alcuni rischi derivanti dall’uso delle cannabis. Prima di tutto, è bene ribadirlo, che sono pochissimi gli sperimentatori delle sostanze cannabiche che riflettono una normale fase di esplorazione e di curiosità.

I giovani sperimentatori,
ben presto, diventano consumatori. I consumatori abituali sono incapaci di investire energie in relazioni interpersonali significative o di trarne soddisfazione. Inoltre, la loro sfiducia, la loro ostilità e il loro isolamento emotivo, impediscono che le relazioni ottenute sotto l’effetto della sostanza divengano realtà. Non sono in grado di investire le loro energie nella scuola, nel lavoro, o di impegnarle per il raggiungimento di obiettivi significativi. In altre parole, sono alienati “dall’amore e dal lavoro”, da ciò che dà significato alla vita e permette di trarne soddisfazione. Parallelamente si sentono infelici e inadeguati con tutti e con tutto. Sentendosi infelici e incapaci, questi giovani questi giovani rifiutano qualsiasi rapporto continuo e costruttivo e vivono in un “mondo-altro” palesando reattività e aggressività verso una vita normale.

Dimostrano, quindi, incapacità nel controllare e regolare gli impulsi. Non c’è in loro interesse per i rapporti umani, vale a dire, non c’è rapporto con ciò che dà alla vita un senso di stabilità, uno scopo. L’impulso del momento diventa per loro fondamentale, non viene però trasformato gradualmente e mediato da un sistema più ampio di valori e di obiettivi, perché il sistema psichico è alterato e quindi carente di funzionalità elaborativa dei contenuti. Nella mancanza e abbassamento delle capacità interiori, la pazienza e tolleranza sono impossibili. Gli stessi sentimenti vengono “offuscati” in quanto la sostanza offre momentanee gratificazioni illusive di relazione, di contatto, di rapporto con gli altri.

Si hanno, inoltre, seri motivi
(questo è grave) per ritenere che l’uso della cannabis procuri al consumatore disagi assai gravi, come la riattivazione di stati latenti schizofrenici. Sono ormai parecchi i casi accertati di giovani compromessi nella psiche in modo irreversibile per l’uso di tali sostanze. Come si è visto, i danni che procurano queste sostanze stupefacenti dette “leggere” non sono affatto trascurabili o da nascondere. Non si capisce proprio perché si debba permetterne l’uso che equivale diffondere l’opinione che queste sostanze, tutto sommato, non sono poi così pericolose o che, addirittura, dovrebbero essere presentate come “ricostituente Psichico”. La cultura dello “sballo” già in atto tra i nostri giovani non può trovare affermazioni di assenso e di normalizzazioni all’uso della marijuana. Ha ragione lo psichiatra Vittorino Andreoli nell’affermare che siccome abbiamo fallito nella prevenzione della tossicodipendenza, ora tentiamo in tutti i modi di accettarla e che non esiste più l’attenzione verso la persona e i grandi ideali che deve conseguire.


CANNABIS COME DROGA D’INIZIO

L’uso precoce di cannabis può avere un ruolo importante nella sensibilizzazione cerebrale verso la ricerca e la sperimentazione di sostanze stupefacenti a più alto rendimento farmacologico. In molte persone, non in tutte, l’uso precoce può indurre e ampliare un comportamento di ulteriore sperimentazione evolutiva di droghe. Chi usa cannabis corre un rischio 60 volte maggiore di passare ad altre sostanze illecite rispetto a chi non consuma.

CANNABIS E ALTERAZIONI CEREBRALI
Secondo Ameri (1999), la tossicità della marijuana è stata sottovalutata per molto tempo. Tuttavia, recenti scoperte hanno rivelato che il principio attivo della cannabis, il THC tetraidrocannabinolo, induce la morte cellulare con restringimento dei neuroni e la frammentazione del DNA nell’ippocampo.

CANNABIS E I DANNI AL FETO

In uno studio condotto da El Marroun (2010) dopo un’analisi dei dati epidemiologici e clinici, i ricercatori sono giunti alla conclusione che la cannabis, anche se assunta per un breve periodo durante la gravidanza, può influire negativamente sulla crescita e sullo sviluppo del feto. Perdita di materia grigia. Deficit sociali e cognitivi. E’ stato documentato il comportamento impulsivo, deficit sociali, i danni cognitivi, il consumo di sostanze d’abuso, e i disordini psichiatrici, quali la schizofrenia, la depressione e l’ansia, in individui adulti che erano stati esposti alla cannabis durante la vita intrauterina e all’inizio dell’adolescenza. Riduzione della crescita del feto.

USO PRECOCE DI CANNABIS IN ADOLESCENZA

L’esposizione al THC in questa fase della vita è stata associata a deficit cognitivi a lungo termine e ad una minore efficienza delle connessioni sinaitiche nell’ippocampo in età adulta.

LE FUNZIONI COGNITIVE E LE LORO ALTERAZIONI

Gli studi sugli effetti cognitivi dell’uso di cannabis riportano deficit nell’attenzione sostenuta, nell’apprendimento, nella memoria, nella flessibilità mentale e nella velocità di processamento delle informazioni. Gli studi sugli umani indicano che più precoce è l’inizio d’uso di cannabis, maggiori e più gravi sono le conseguenze cognitive associate.

CANNABIS, PERDITA DI MEMORIA E CRISI DEMOTIVAZIONALE

Come dimostrano le ricerche del National Istitute on Drug Abuse-USA, il fumo della cannabis influisce sul cervello e altera la memoria a breve termine, le percezioni, la capacità di giudizio e le abilità motorie. IL principio attivo della cannabis, il THC, colpisce le cellule nervose in quella parte del cervello dove risiede la memoria, impedendo ai consumatori di ricordare avvenimenti recenti e rendendo difficoltoso l’apprendimento. L’esposizione cronica al THC, inoltre, accellera la degenerazione, normalmente collegata all’invecchiamento, di queste cellule nervose.

CANNABIS E DISTURBI PSICOTICI

Il consumo di cannabis ha effetti molto gravi in età adolescenziale: studi recenti confermano che le alterazioni conseguenti all’uso di cannabis alterano la capacità dei neuroni di svilupparsi in maniera appropriata, con il risultato che il cervello di un adulto che da adolescente ha consumato cannabis risulta più vulnerabile ed esposto all’insorgere di disturbi mentali (depressione, psicosi e disturbi affettivi) (Le Bec 2009).

DIPENDENZA E ASTINENZA

L’uso di cannabis a lungo termine può condurre a dipendenza. I sintomi di una possibile dipendenza, quali umore irritabile o ansioso, accompagnato da modificazioni fisiche come tremore, sudorazione, nausea, modificazione dell’appetito e turbe del sonno, sono stati descritti anche in associazione a dosi molto alte di cannabis.

CANNABIS E CANCRO

Il fumo di cannabis altera la composizione genetica del DNA aumentando il rischio di cancro. La tossicità colpisce a livello osseo, respiratorio (danno alle mucose bronchiali 3-4 spinelli al giorno corrispondono a quello derivante da 20 o più sigarette al giorno) e psichiatrico.

CANNABIS E SESSUALITA’

Molti soggetti consumatori di cannabis possono risultare incapaci di raggiungere l’erezione. E’ noto da tempo, infatti, l’effetto negativo sulla sfera sessuale del principio attivo della cannabis (THC) sia sugli uomini che sulle donne. Il consumo di marijuana è stato anche associato all’inibizione dell’orgasmo. L’abuso di sostanze potrebbe contribuire a provocare l’infertilità nell’uomo. E’ stato osservato una minor incidenza di spermatozoi competenti, cioè in grado di fecondare, nei fumatori di cannabis rispetto ai non fumatori. Per la fertilità femminile, aumento dei livelli testosterone, alterazione del ciclo mestruale.

CANNABIS, ALCOL ED EFFETTI SULLA GUIDA
Alcol e droga sono le due sostanze psicoattive più diffuse tra i consumatori di droghe, spesso assunte in maniera combinata anche prima di mettersi alla guida e, per questo causa di numerosi incidenti stradali. Gli effetti della cannabis alla guida variano in relazione alla dose di principio attivo assunta, alla via di somministrazione, alle esperienze pregresse dell’utilizzazione, alla vulnerabilità individuale e al contesto di assunzione. Sia gli studi sperimentali che gli studi epidemiologici che analizzano gli effetti della cannabis sulle prestazioni psicomotorie evidenziano scompensi dose correlati rispetto ad una serie di funzioni necessarie alla guida.

USO DI CANNABIS E COMPORTAMENTI CRIMINALI
Il consumo di cannabis in età adolescenziale aumenta la probabilità di essere successivamente coinvolti in attività criminali.

CONCLUSIONI
Come risulta da questa sintetica rassegna, gli effetti negativi della cannabis e dei suoi derivati sulla salute sono molteplici e tutt’altro che sottovalutabili. La letteratura scientifica, a questo proposito, non lascia dubbi. Non si comprende quindi come, alla luce di queste evidenze, vi siano ancora percezioni e opinioni secondo cui tali sostanze non sarebbero pericolose o addirittura dotate di effetti positivi per l’organismo umano. Si ritiene per tanto che il termine comunemente ed erroneamente usato di “droghe leggere” per definire queste sostanze sia completamente fuori luogo e totalmente inadatto, oltre che fonte di interpretazioni distorte e non veritiere.

Nessun’altra sostanza al mondo, con queste caratteristiche così ben documentate da studi tanto autorevoli, verrebbe altrettanto classificata come “leggera” e quindi fatta percepire come non pericolosa, consentendone, quindi, implicitamente, se non addirittura esplicitamente l’uso. E’ evidente, a questo punto, che esistono altri fattori, al di là della razionalità e della semplice logica, che sottostanno alle ragioni di chi ritiene queste sostanze scevre da rischi e pericoli per la salute e pretende la loro esclusione dalla lista di sostanze proibite. Questi fattori sono più di ordine ideologico e culturale, forse quasi antropologico, e quindi poco hanno a che fare con la semplice razionalità. E’ difficile, quindi, pensare che le evidenze scientifiche da sole siano in grado di superare tali resistenze, anche se la questione, da un punto di vista sanitario, risulta estremamente chiara.

Tuttavia, va registrata
una contraddizione presente nella nostra società in relazione all’uso di altre sostanze, quali il tabacco, ma ancora di più l’alcol. Infatti, ci dovremmo chiedere perché altre sostanze d’abuso ugualmente pericolose vengono comunque tollerate, se non addirittura, in alcuni casi, incentivate. Per l’alcol, in particolare, se abusato, si riscontrano livelli di tossicità molto elevati con conseguenze sicuramente negative per la salute e, anche in questo caso, sarebbero necessarie una prudenza ed un grado di azione preventiva certamente molto più alti di quelli che oggi ritroviamo.

 

*Fondazione Promozione e Solidarietà Umana