Campione, dove Maria trionfa sull'eresia
Una monumentale doppia scala conduce all’ingresso del Santuario di Santa Maria dei Ghirli a Campione d’Italia che celebra l’esaltazione della Vergine, che trionfa sull’eresia calvinista.
Una monumentale doppia scala di quattro rampe dal lago di Lugano conduce all’ingresso del Santuario di Santa Maria dei Ghirli, in quell’avamposto lombardo in terra Svizzera che è il comune di Campione d’Italia. La chiesa esiste dal 777, anno in cui fu donata dal nobile e campionese Totone al vescovo di Milano: da allora costituì un possedimento del monastero di Sant’Ambrogio fino all’epoca napoleonica e alle conseguenti soppressioni degli ordini religiosi. Trasformata in oratorio nel corso del Trecento mostra oggi un impianto che è il frutto di un importante rifacimento barocco.
Artefice ne fu Isidoro Bianchi che, coadiuvato dalla sua bottega, tra il 1623 e il 1624 intervenne sulla cupola centrale dotandola di uno slanciato tiburio, e sul prospetto, cui aggiunse un profondo pronao. La facciata è affiancata da porticati: sotto il portico meridionale è conservato un Giudizio Universale considerato dagli storici dell’arte uno dei più significativi esempi di gotico internazionale lombardo. Opera di Franco e Filippolo de Veris, rispettivamente padre e figlio, che lo firmarono nel 1400, rappresenta un Cristo in trono circondato da angeli riccamente vestiti, recanti gli strumenti della Passione. Ai lati beati e dannati sono raffigurati con estremo realismo, così come le scene delle torture e dei tormenti inflitti all’Inferno. Dal portico settentrionale, da cui fu staccato sul finire dell’Ottocento, proviene l’affresco di Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso Terrestre, che si trova accanto al portale d’ingresso. Eseguito nel Cinquecento è, però, opera di autore ignoto.
La trasformazione barocca interessò anche l’interno dell’edificio la cui unica navata, anticamente ricoperta da soffitto ligneo, fu voltata a botte e ampiamente decorata di stucchi. Resistono ancora brani della decorazione gotica: sulla parete meridionale e sulla controfacciata si susseguono, infatti, venti storie di San Giovanni Battista attribuite ad un pittore convenzionalmente detto Maestro di Campione che le eseguì intorno alla metà del Trecento. La vivace narrazione si svolge in scene ambientate in edicolette marmoree, popolate da figure esili di cui colpisce l’intensità degli sguardi, l’espressivo gesticolare e il cromatismo cangiante delle loro eleganti vesti.
L’aula dei fedeli assolve la funzione di introdurre al santuario vero e proprio e al presbiterio.
Sull’arco trionfale Isidoro Bianchi dipinse una bellissima Annunciazione e sulle pareti laterali, inquadrate da pregevoli archi stuccati, le scene dello Sposalizio della Vergine e della Presentazione al Tempio. Ovunque si distribuiscano le pitture, a fresco o su tela, esse rappresentano l’esaltazione della missione della Vergine, figura della Chiesa controriformata che trionfa sull’eresia calvinista.