Camilla, “morta di vaccino”. Dirlo non è più tabù
«Trombosi e diffusa emorragia, da riferirsi a effetti avversi da vaccino anti Covid». La perizia dei tecnici della Procura di Genova che indagano sulla morte della 18enne Camilla Canepa. La notizia "sparisce" dai siti dei principali quotidiani, i quali, quando la giovane morì si affrettarono a escludere qualunque correlazione. I giovani come Camilla sono stati ingannati, con la promessa di una falsa libertà. E alcuni di loro ci hanno rimesso la vita o la salute.
A fine giornata, ore 21.30, la notizia che Camilla Canepa è morta per le conseguenze di un trombo provocato dal vaccino era così disposta sui principali siti di informazione italiani: al 15esimo posto sulla home di Repubblica, molto dopo la disfatta della Roma contro il Bodo Glimt, poi scivolata in fondo nella sezione Italia come un banale caso di cronaca nera; 16esimo sulla Stampa, in un riquadro da andare a cercare con il lanternino. In compenso, l’audio rubato a Salvini che dice alla Meloni di “non rompere i coglioni”, era, per entrambi i giornali, l’apertura. Al Corriere la notizia della 18enne di Sestri Levante morta dopo il vaccino il 10 giugno scorso è un semplice link di una sola riga nel corpo dell’articolo dei morti da covid e dei loro effetti personali lasciati in ospedale. Questo per quanto riguarda i primi tre quotidiani che di solito danno il La a tutti gli altri.
Con questa copertura mediatica, è facile ipotizzare che il suo sacrificio verrà derubricato a semplice incidente di percorso e in pochi si interrogheranno sui danni provocati prim’ancora che dal vaccino, da una campagna di vaccinazione di massa portata alle soglie dell’obbligatorietà con una insistenza snervante, ossessiva, paternalistica e minatoria.
Le notizie si danno, poi sta ad ogni giornale “pesarle”. E in questo caso si attribuisce poco peso. Quando invece dovrebbe averne, eccome, di peso, in quantità dinamitarde.
La procura di Genova che ha incaricato i periti di svolgere i rilievi partendo dall’esame autoptico ha detto che la morte della ragazza «è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid19». Così si legge nella perizia disposta dalla procura e ora a disposizione dei pm. La causa del decesso, si legge nel documento, «è legata a una trombosi massiva complicata da una diffusa emorragia che è ragionevolmente da riferirsi a effetti avversi da somministrazione di vaccino anti Covid19» scrivono i consulenti medici.
Come già abbondantemente detto, Camilla si era vaccinata nel corso di un open-day, evento dove l’aspetto anamnestico rischia di essere ancora più carente che negli hub dedicati, lo scorso 25 maggio e il 3 giugno aveva accusato i primi sintomi. Inizialmente ricoverata all’ospedale di Lavagna, è poi morta al policlinico di Genova San Martino.
«Prendiamo atto che è stato chiarito che la ragazza non aveva alcuna patologia e che non aveva assunto farmaci che potessero avere una correlazione con la sua morte – afferma all’Adnkronos l’avvocato Angelo Paone che assiste la famiglia -. Faremo le opportune valutazioni dopo aver esaminato la perizia con il nostro consulente di parte».
Effettivamente, in ambito medico e giornalistico, qualcuno, subito dopo la morte di Camilla si era affrettato a mettere le mani avanti con la solita formuletta dell’“esclusa correlazione”. Ci fu chi “rimproverava” alla povera Camilla una piastrinopenia congenita non segnalata al medico vaccinatore (alla faccia della privacy, col cadavere ancora caldo si sapeva già tutto delle sue malattie pregresse, vere o presunte) e ci furono persino luminari che provarono a inquadrare questa malattia senza magari interrogarsi sul fatto che, molto più probabilmente, la piastrinopenia poteva essere una conseguenza del vaccino, o quanto meno un fattore di rischio che poi ha portato il vaccino a scatenare il trombo. Tutto ciò si sarebbe dovuto chiarire con un’anamnesi accurata e con una letteratura scientifica solida alla base, ma né l’uno né l’altra erano disponibili. La campagna vaccinale di massa doveva andare avanti e in quei mesi l’obiettivo erano i giovani, categoria dal rischio di contagio bassissimo, di infezione ancora più basso, di aggravamento e morte praticamente inesistente.
Camilla è morta così, perché i giovani come lei «volevano riacquistare la loro libertà», è stato scritto anche questo, e il suo nome è andato a riempire la casella dei morti da vaccino che ad oggi è a quota 17 unità.
Un numero che non è indicativo di una realtà esaustiva perché la farmacovigilanza in Italia non è attiva e perché non si considerano tutte quelle morti sospette sulle quali non sono state svolte autopsie. Sia come sia, almeno per 17 persone il vaccino è stato fatale. È un numero basso, se confrontato con i miliardi di persone che non hanno avuto conseguenze. È un numero altissimo se si pensa che queste persone si sono vaccinate senza avere il covid e con un rischio di morire bassissimo. Almeno per 17, e tra questi vi è anche l’ufficiale di Marina di Siracusa, il rapporto rischi/benefici è stato rovesciato a favore dei rischi. Chi derubrica queste morti a incidente di percorso di una necessaria campagna vaccinale di massa, non fa altro che alimentare il cinismo delle convenienze. Per una cena al ristorante, per un’ora di palestra in più.
E dopo i casi di decesso, che andrebbero seguiti attivamente, ci sono quelli di reazioni avverse sempre più invalidanti. In giro per l’Italia stanno nascendo comitati spontanei di vaccinati rimasti beffati dall’inoculo che doveva essere sicuro per tutti e per il quale i pochi effetti avversi dovevano essere compensati dalla stragrande convenienza dei benefici. Il comitato Ascoltami, che raccoglie molte storie rese pubbliche dalla Bussola è uno di questi. Soffrono, da soli, chiedono soltanto di essere ascoltati e visitati da medici che accettino di parlare del tabù correlazione. Invano.
Intanto, la verità sulla sicurezza di questi vaccini inizia a vacillare, ma nessuno si interroga.
Una 18enne dal sorriso solare è stata ingannata. Le avevano fatto credere che col vaccino avrebbe riacquistato la libertà fatta di serate con gli amici e corse spensierate. Ha trovato la morte e con lei l’hanno trovata altri, più o meno giovani, il numero è ignoto. Come ignote sono le cause di morti sospette e di invalidità ormai permanente.
La narrazione bellicista ci ha abituato a utilizzare una terminologia marziale per tutto. Allora, Camilla e gli altri sono i nostri militi ignoti, che caddero per un ideale e poi, improvvisamente restarono senza identità perché la verità su di loro si è persa nelle comode certezze: nessuna correlazione, la campagna è stata un successo, tutti hanno avuto benefici. The show must go on.