Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Guido Maria Conforti a cura di Ermes Dovico
Svipop
a cura di Riccardo Cascioli
Ambiente

Cambiamenti climatici e sanzioni tra i fattori che minacciano le foreste in Iran?

 

In un secolo in Iran le foreste si sono quasi dimezzate. Solo da poco classe dirigente e opinione pubblica hanno incominciato a preoccuparsene senza peraltro prendere i necessari provvedimenti

Svipop 08_09_2019

Anche le foreste dell’Iran sono minacciate dagli incendi, e non solo. Nel 1900 ricoprivano 19 milioni di acri, nel 2012 soltanto 14,4 milioni. Nel 2015, quindi in 3 anni, si sono ulteriormente ridotte a 10,7 milioni di acri. Le foreste occidentali sono state decimate dalla guerra degli anni 80 del secolo scorso con l’Iraq; quelle del Caspio dal turismo. Tra i danni si annoverano, spiega l’agenzia di stampa AsiaNews, “anche alcune dighe dal pesante impatto ambientale e dagli scarsi benefici, le modifiche del sistema idrogeologico, le miniere, le autostrade e altri progetti invasivi. Progetti dietro ai quali vi è scarsa attenzione alle conseguenze sulla natura e macchiate, in molti casi, da corruttela e malaffare” che rendono ancora più dannose le opere. Tra i fattori che ne provocano la distruzione, secondo alcuni esperti, ci sono però anche i cambiamenti climatici e le sanzioni occidentali. “Dietro la deforestazione – afferma AsiaNews – vi sono una serie di fattori, alcuni dei quali legati alla ricerca di uno sviluppo economico interno e altri che provengono dall’esterno. Fra i primi troviamo il disboscamento illegale, lo sfruttamento eccessivo dei terreni, l’urbanizzazione e i roghi innescati dai cambiamenti climatici. A questi si aggiungono gli effetti delle sanzioni economiche imposte da Stati Uniti ed Europa”. Stando ai mass media locali, gli incendi boschivi in Iran, come dappertutto nel mondo, sono dolosi o frutto di distrazione, non “innescati dai cambiamenti climatici”. Anche l’asserzione che le sanzioni economiche contribuiscano alla deforestazione suscita perplessità se non altro per il fatto che le foreste nel frattempo si sono ridotte in paesi che non subiscono sanzioni e anzi, come l’Angola, l’Etiopia e la Repubblica democratica del Congo, beneficiano dei programmi della cooperazione internazionale e di prestiti miliardari.