Calano gli sbarchi, nonostante Conte
Gli sbarchi nel 2019 sono stati 11.439, il 50,72% in meno dell'anno scorso. Ma il calo degli sbarchi, il più delle volte di immigrati economici illegali, è solo merito dei mesi del governo giallo-verde. Con il Conte 2 i numeri sono di nuovo raddoppiati.
I migranti sbarcati in Italia nel 2019 sono stati 11.439 al 24 dicembre, il 50,72% in meno dell'anno scorso, quando furono 23.210. Lo rilevano i dati resi noti dal Viminale.
Dati ancora più rilevanti se si confrontano con i migranti illegali arrivati via mare: furono quasi 120mila nel 2017, con un calo di oltre il 90% quest’anno. Circa le nazionalità degli sbarcati (o almeno quelle dichiarate considerato che tutti i clandestini distruggono i propri documenti prima di imbarcarsi proprio per rendere più ardua la loro identificazione,) 2.654 - ovvero la maggioranza – proviene dalla Tunisia (23%). Seguono gli arrivi da Pakistan (1.180, il 10%), Costa d' Avorio (1.135, il 10%), Algeria (1.005, il 9%) e Iraq (972, il 9% del totale). Di seguito Bangladesh (581, il 5%), Iran (481, il 4%), Sudan (444, il 4%), Guinea (284, il 3%) e Marocco (253, il 2%). Da altre aree arrivano i rimanenti 2.450 migranti (21%).
Come è ben chiaro a tutti, nessuno di loro proviene da paesi in guerra o sconvolti da gravi carestie o cataclismi naturali: trattasi quindi per la totalità di migranti economici illegali. I minori stranieri non accompagnati (per la gran parte presunti minori perché auto-dichiaratisi tali) sbarcati nel 2019 sono stati 1.618 al 23 dicembre, meno della metà del 2018 (3.536) e quasi dieci volte di meno del 2017 (15.779).
Fin qua i freddi numeri ma analizzando i dati pare evidente come l’attuale governo possa rivendicare ben poca gloria in questo ulteriore dimezzamento dei migranti sbarcati tenuto conto che oltre la metà dei clandestini giunti da Libia, Algeria e Tunisia sono sbarcati in Italia in poco più di tre mesi di governo Conte 2. Cioè da quando l’attuale esecutivo ha ricominciato a incoraggiare clandestini, trafficanti e Ong con politiche di accoglienza, annunci di ridistribuzioni in Europa e porti spalancati alle navi delle Ong che dovevano rappresentare una “discontinuità” con il governo precedente, quando al Viminale sedeva Matteo Salvini.
Anche in questo caso i numeri parlano chiaro: dall’inizio dell’anno all’avvio della crisi del governo giallo-verde, l’8 agosto, erano sbarcati appena 4.040 clandestini, saliti a 5624 entro il 5 settembre, quando si insediò il governo Conte 2 e Salvini lasciò il ministero dell’Interno. Da allora, in appena 110 giorni, inclusi molti di mal tempo, ne sono sbarcati altri 5.815, più di quanti ne siano sbarcati nei primi 9 mesi dell’anno con Salvini al Viminale. Tutti gli ultimi mesi hanno visto un forte incremento o addirittura un raddoppio degli sbarchi rispetto agli stessi ultimi mesi del 2018, a conferma ulteriore della vocazione “immigrazionista” dell’attuale esecutivo.
Altri numeri possono chiarire senza appello le idee. Dal 1° gennaio al 4 settembre la media degli sbarchi è stata di 22 migranti illegali al giorno, dal 5 settembre a oggi di 53/giorno con picchi in ottobre di 82/giorno. Anche le esultanze del governo Conte 2 per il ricollocamento di 382 migranti illegali arrivati in Italia con le navi delle Ong sono assolutamente fuori luogo se si tiene conto che per ottenere queste limitate aperture, su base esclusivamente temporanea e volontaria, da parte di alcuni partner Ue il governo Conte 2 ha dovuto accettare che vengano riportati in Italia i clandestini sconfinati in altri paesi Ue, soprattutto in Germania e Francia.
Solo Berlino ce ne ha già rimandati quasi 2mila negli ultimi tre mesi con voli charter e pullman: un trasferimento che Salvini aveva sempre rifiutato di accettare, sottolineando che i partner europei non erano mai stati in grado di accogliere realmente neppure il numero di richiedenti asilo “certificati” di cui la Ue aveva disposto il ricollocamento fuori dai paesi di sbarco di Italia e Grecia.
Insomma, il governo Conte 2 ha riaperto i confini all’invasione di clandestini, ma cerca di attribuirsi il merito del calo degli sbarchi prodotto dalle politiche di Salvini.