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IL DIBATTITO

Caduti spagnoli, il problema non è Franco, ma la croce

Il neo premier socialista Sanchez inizia intestandosi la battaglia ideologica sul destino del Valle del los caidos, monumento dove è sepolto il dittatore Franco, ma che ricorda tutti i caduti della guerra civile del '36. Il generale infatti volle che fosse un mausoleo per la riconciliazione nazionale. A dare fastidio è la croce che domina il monumento che dovrà diventare memoriale solo dei caduti di parte repubblicana.

Libertà religiosa 28_06_2018

Il neo presidente spagnolo Sanchez sembra deciso ad andare fino in fondo. Neppure il premier Zapatero si era spinto a tanto, ma stavolta, complice anche un sospetto silenzio della Chiesa, si arriverà alla meta. Che non è soltanto quella di spostare la tomba del general Francisco Franco dal Valle del los caidos, il principale monumento a perpetuo ricordo della terribile guerra civile del ‘36, ma è soprattutto togliere quella fastidiosissima croce alta 150 metri che domina, come un mantello consolatore, i caduti di entrambi gli schieramenti.

Il dibattito pubblico si concentra in questi giorni sulla propaganda antifranchista, ma c’è un sentimento di fondo anticattolico che è il principale motore che tiene viva la retorica. E’ passato il messaggio che il mausoleo sia principalmente una costruzione che glorifica il passato franchista della Spagna. Per questo motivo nel 2007 si incominciò con una legge chiamata della “Memoria storica” ai tempi di Zapatero per iniziare a far passare il concetto che el Valle de los caidos (la Valle dei caduti) dovesse diventare un monumento contro il fascismo e quindi contro il franchismo.

Dieci anni dopo, il Parlamento, sotto ancora il governo di Mariano Rajoy, votò una proposta di legge per sloggiare il corpo di Franco ed eliminare tutti i riferimenti al franchismo. Oggi Sanchez, che vuole recuperare cinque milioni di elettori persi a Sinistra con Podemos e che è diventato premier non con elezioni, ma a seguito delle dimissioni di Rajoy, vuole dare attuazione definitiva al progetto di smantellamento. Un’operazione di damnatio memoriae portata avanti con il solito carico di violenza e negazione della storia.

Nel Paese si è tornati a discutere con toni da guerra civile tanto che il progetto è destinato a riaprire vecchie ferite. Intanto è partita una petizione che ha già raccolto 40mila firme per chiedere a Sanchez di fermarsi. Ciò che non si vuole ammettere però è che il problema non è tanto la presenza del generale Franco, che neppure volle essere sepolto lì, fu una decisione del re Juan Carlos dopo la morte del dittatore. Il vero problema è la croce che sovrasta la basilica di diritto pontificio i cui custodi sono i monaci benedettini. In sostanza, con la scusa di riesumare il cadavere di Franco, stante anche il parere favorevole della famiglia, si toglierebbero di mezzo anche la croce e la basilica che, sloggiati anche i benedettini, diventerebbe un tempio laico alla memoria dell’antifascismo più grossolano.

In realtà, visto che di memoria storica di parla, sarebbe bene fare il punto su come stanno davvero le cose.

La Basilica e il mausoleo non nascono per glorificarei caduti della nostra gloriosa Crociata”, come recitava il decreto di fondazione della valle nel 1940, ma per ricordare eternamente i caduti di entrambi gli schieramenti. Questa motivazione, che Sanchez non ammetterà mai, fu voluta proprio da Francisco Franco in persona, che da cattolico qual era, accolse le rimostranze degli oppositori socialisti e decise di affidare i lavori allo scultore Juan de Avalos, che combattè al fianco dei repubblicani e che fino alla sua morte raccontò come andarono davvero le cose smentendo la retorica socialista. El valle de los caidos dunque è un monumento unico nel suo genere: accoglie infatti le spoglie di tutti i caduti della guerra civile, che si erano combattuti l’uno contro l’altro e che soltanto nella morte e sotto la croce, oggi riposano in attesa che la misericordia divina stenda il suo manto. Questo Franco lo sapeva bene, dato che volle il mausoleo come principale simbolo di unità nazionale nel segno della riconciliazione.

Anche le leggende nere riesumate oggi, sulla costruzione del monumento, sono clamorose fake news che ogni tanto qualche volenteroso sacerdote si incarica di smentire. Si rimprovera infatti che alla costruzione lavorarono i prigionieri politici usciti sconfitti dalla guerra. E’ una mezza verità dato che le maestranze utilizzate erano quelle anche e non solo di militanti repubblicani che si erano macchiati di terribili delitti. C’era ad esempio chi uccise tre sacerdoti: per la legge avrebbe dovuto essere fucilato, ma il decreto di condanna fu convertito in quelli che oggi potremmo chiamare lavori socialmente utili. Insomma, ebbero salva la vita, ma dovettero lavorare per la costruzione di un monumento che fin da subito e anche oggi, ideologia socialista e podemita a parte, era già visto come un monumento di unificazione, proprio perché riuniva nel pietoso ossequio funebre, tutti i protagonisti della guerra civile, di tutti gli schieramenti. Nell’Urss staliniana, la cui mitologia piace ancora ai socialisti alla Sanchez, i lavori forzati avevano come scopo quello di portare alla morte gli oppositori. Non proprio quello che accadde in Spagna.

Insomma: è la pietà cristiana il vero nemico da combattere nella nuova incursione socialista contro la valle dei caduti. Una pietà che – solo nella verità – può davvero scendere come un balsamo per affratellare gli uomini che si sono combattuti nel nome dell’ideologia. Certo, Franco era un dittatore, ma fece questo perché sapeva che ad un certo punto il Paese avrebbe dovuto comporsi pena la sua continua contrapposizione. Saggezza e patriottismo.

Non proprio quello che è accaduto in Italia. Immaginiamo che negli anni ’50 si fosse deciso di fare un mausoleo per riunire tutti i caduti della Resistenza, che si chiama ancora così, ma è stata in realtà la nostra guerra civile: partigiani rossi, bianchi e monarchici, camice nere, repubblichini, soldati rimasti fedeli al re, civili innocenti uccisi sulla base di un sospetto dai gappisti comunisti e preti ammazzati perché colpevoli di mettere in guardia i fedeli dal pericolo rosso alle porte. Un monumento del genere in Italia non c’è, perché la riconciliazione vera – fatta sulla base della verità – non c’è mai stata. Infatti ogni 25 aprile dobbiamo sorbirci le prefiche dei combattenti e le retoriche “partigianiste”. Chiacchiere e ideologia, che non hanno mai unito veramente gli italiani.

In Spagna invece un tentativo, da parte dei vincitori, è stato fatto sotto la croce dell’Escorial. E ora, una formazione politica che anche nella vicenda dei migranti ha mostrato tutto il suo portato ideologico, anticristiano e marxista, vuole tornare a ridividere il Paese in buoni e cattivi, senza sapere che, basterebbe Totò, la morte in realtà non è altro che una livella.