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SPIAGGE

Burkini, falso problema in un Occidente vuoto

Solo recuperando la ragione, persa dalle ideologie laiciste, si può affrontare una situazione quanto mai complessa come l’incontro/scontro con il mondo islamico, e la ragione è alla base del cristianesimo. Vien da piangere all’idea che la soluzione sia proibire ad un gruppo di donne di fare il bagno sulle nostre coste.

Libertà religiosa 19_08_2016
Burkini

Aheda Zanetti, la stilista australiana di origini libanesi che nel 2004 ha lanciato il burkini, probabilmente non pensava che la sua creazione di moda diventasse motivo di polemica e oggetto di leggi speciali in Europa. Ha lanciato un prodotto e ne ha tratto un notevole vantaggio economico. 

Cos’è il burkini? Un costume da bagno che nasce dall’idea di offrire un abbigliamento femminile per immergersi in acqua e mantenere coperto il corpo e i capelli secondo le necessità del mondo islamico, una specie di muta da sub con cappuccio composta da due pezzi separabili. Il nome rievoca il burqa ma non copre il volto e lascia liberi mani e piedi. Anche il tessuto è adeguato all’uso. Ricordo anni fa, durante un soggiorno in Tunisia, di aver commentato come fosse provocante il corpo femminile delle locali donne che si immergevano in mare con la normale tunica e pantaloni: uscendo dall’acqua il tessuto leggero aderiva al corpo in scene da Kim Basinger in Nove settimane e mezzo quindi molto più pudico il burkini. 

Sembrerebbero problemi di moda femminile e invece dalla Costa Azzurra alla Corsica si è scatenata la caccia al burkini con multe salate a chi lo indossa. Anche il premier Valls ha appoggiato l’iniziativa partita da alcuni sindaci di città turistiche con eco mass mediatico e politico anche in Italia. Il motivo: indossare questo capo di abbigliamento indicherebbe una specifica appartenenza religiosa, cosa che la tollerantissima Francia, erede di Voltaire, non può tollerare.

Mi viene subito in mente qualche paragone con situazioni diverse che in questi giorni di vacanza sono sotto gli occhi di tutti: la ragazzina che ostenta un vistoso crocefisso tatuato sulla schiena (tralascio commenti sull’opportunità dei tatuaggi, segno di imbarbarimento del pensiero comune, e per di più dei tatuaggi con immagini religiose) o il missionario buddista con il suo kesa. Tutti soggetti a cui vietare di mostrarsi in pubblico? Qualcuno potrebbe dire che questi rientrano nella consuetudine occidentale mentre la donna islamica no (mi chiedo come il buddista sia più occidentale del musulmano) ma allora vietiamo alle suore di Madre Teresa di Calcutta di passeggiare per le vie di Roma con il loro caratteristico sari bianco bordato di azzurro?

La situazione è molto complessa, il mondo islamico sta attraversando una dura guerra civile interna che scaglia schegge anche all’esterno, colpendo l’Occidente sempre più debole e vuoto. Quasi tutti i giorni la follia del salafismo-jihadista semina morti ovunque. Tutti conosciamo quelli di Nizza, ma nelle stesse ore un attentato nella zona sciita di Baghdad ha fatto un centinaio di vittime e altri venivano uccisi con atti di terrorismo in Africa e in Asia.

I giochi politici internazionali stanno ribaltando tradizionali alleanze (Turchia, Russia, USA, Iran, Arabia Saudita…) e stanno ridisegnando il panorama in un modo sempre più confuso e pericoloso. L’Europa, la Francia e direi l’Italia, devono risolvere, con urgenza, il problema del rapporto con il mondo islamico che ha raggiunto presenze di notevole rilevanza ma certo non lo può fare con leggi sui costumi da bagno. 

Non è qui il luogo per discutere sull’islam religione di pace o di guerra, è più urgente riflettere su come l’Occidente, identificato tout court dall’islam con il mondo cristiano anche se ormai nessuno di noi lo pensa più, può interfacciarsi con il resto del mondo.

Ci chiediamo spesso come sia possibile che alcuni dei terroristi siano giovani convertiti europei, o immigrati di seconda e terza generazione, persone benestanti, colte e educate all’occidentale. Ebbene, molti di questi sono persone che avevano bisogno di risposte alle domande esistenziali che sempre emergono nell’animo dell’uomo. A queste domande l’Occidente ha risposto con l’ultimo modello di cellulare, con il nuovo prodotto dietetico, con l’ultima terapia anti-età, con l’illusione che la vita finisca tutta su questa terra. E allora in qualche chat, su qualche sito, su qualche pagina facebook hanno trovato una proposta di vivere la vita per un ideale, di spendere la vita per qualcosa di grande che facesse dimenticare la solitudine, la tristezza, la pochezza del nostro mondo.  Il mondo jihadista si alimenta e cresce a causa di questo insoddisfatto bisogno di ascolto e di risposte alle necessità più profonde del cuore umano.

E’ noto che i gruppi ultra fondamentalisti islamici spendono soldi ed energie per organizzare reti di contatti, di stimoli per giovani e meno giovani soli, demotivati, annoiati. A questi propongono compagnia, la scoperta del brivido, la speranza che ci sia una vita più bella, più gratificante per cui vale la pena di sacrificare la propria. E questa compagnia, questo ascolto si trasforma in spinta all’atto terroristico. 

Questo Occidente che ha dimenticato cosa vuol dire credere, che ha volutamente sepolto le proprie radici cristiane, che vuole un popolo sempre più distratto, sempre più disorientato e quindi sempre più manipolabile, sempre più vuoto e quindi sempre più controllabile, si sveglia con i corpi senza vita su una delle spiagge più vip, e ancora una volta si limita ad accendere qualche candelina colorata e a fare cerchio intorno al nulla!

Certamente al terrorismo si deve rispondere con misure di sicurezza, con controlli più severi, con operazioni militari per sradicare i gruppi organizzati, ma anche e soprattutto con la verità di Cristo. I politici devono fare il loro lavoro, devono prendere in mano la situazione con un programma intelligente di lotta alle infiltrazioni jihadiste e vien da piangere all’idea che la soluzione sia proibire ad un gruppo di donne di fare il bagno sulle nostre coste. 

Solo recuperando la ragione, persa dalle ideologie laiciste, si può affrontare una situazione quanto mai complessa come l’incontro/scontro con il mondo islamico, e la ragione è alla base del cristianesimo. San Pietro esortava tutti ad essere sempre pronti a “dare ragione della speranza che è in voi”, solo un Occidente che abbia il coraggio di riappropriarsi delle proprie categoria cristiane può trovare una strada di convivenza. Solo la verità può salvarci, anche dal dilagare del terrorismo. Alla forza jihadista islamica si deve rispondere con la forza del cristianesimo, solo la Verità può combattere l’errore.