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IL CASO

Brutti scherzi anche per una moralità a Cinque Stelle

Verrebbe da dire: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Lo scandalo scoppiato nell'unica amministrazione campana a guida grillina alimenta più di un dubbio sulla presunta diversità morale dei Cinque Stelle. La camorra invita a votare per i grillini? L’attuale sindaco è in sella grazie all'appoggio della camorra? 

Politica 09_01_2016
Rosa Capuozzo, sindaco di Quarto

Verrebbe da dire: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Lo scandalo scoppiato nell'unica amministrazione campana a guida grillina alimenta più di un dubbio sulla presunta diversità morale dei Cinque Stelle. La camorra invita a votare per i grillini? L’attuale sindaco è in sella grazie all'appoggio della camorra? 

La squallida vicenda che vede al centro delle cronache di queste ore la giunta del comune di Quarto, in provincia di Napoli, conferma che le mele marce ci sono dappertutto e che nessuno in politica può arrogarsi il diritto di attribuire patenti di moralità. Ci sarebbe, infatti, una storia di ricatti e di camorra tutta interna al Movimento Cinque Stelle dietro la fotografia del presunto abuso edilizio del sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo, finita a novembre su tutti i giornali. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, sotto il coordinamento del pm Henry John Woodcock, quella foto sarebbe stata utilizzata dal consigliere comunale M5S, Giovanni De Robbio, il più votato all’ultima tornata amministrativa, per minacciare il sindaco del suo stesso partito.

Il caso esplode all'indomani di altri scivoloni che hanno visto protagonisti esponenti locali grillini dimostratisi palesemente inadeguati ai ruoli ricoperti oppure sfiduciati dai vertici nazionali del loro stesso movimento in quanto accusati di averne violato le regole statutarie.  De Robbio, già sospeso dal Movimento di Grillo e Casaleggio il 14 dicembre e ora espulso, avrebbe utilizzato quella foto per provare a costringere la Capuozzo ad affidare, tra l’altro, il campo sportivo di Quarto ad Alfonso Cesarano, un “grande elettore” del consigliere. Cesarano, gestore di fatto di un’impresa di pompe funebri, sarebbe esponente di una famiglia legata al clan Polverino. De Robbio avrebbe promesso a Cesarano anche un intervento per nominare un assessore con delega al Cimitero e all’Urbanistica in grado di favorirlo nei suoi affari. É quanto risulta riportato nelle undici pagine del decreto di perquisizione eseguito giorni fa dai carabinieri di Pozzuoli e di Quarto nei confronti di De Robbio e di altre due persone, indagate in un’inchiesta sul voto di scambio politico mafioso che lambisce il clan dominante in un Comune sciolto pochi anni fa per camorra.                                      

Inquietante ciò che emerge da alcune intercettazioni. In una in particolare, De Robbio avrebbe promesso a un ex esponente del Pd, Mario Ferro (indagato insieme a lui e a Cesarano per voto di scambio), l’assunzione del figlio nel cimitero comunale in cambio di sostegno elettorale. Una intercettazione del primo giugno 2015, subito dopo il primo turno di elezioni comunali, registra Giacomo Cesarano, figlio di Alfonso Cesarano, che quasi esulta per il successo di De Robbio. Ma c’era ancora un ballottaggio da affrontare e Cesarano jr disse all’amico che bisognava fare l’ultimo sforzo: «...portare chiunque a votare, anche le vecchie di ottanta anni si devono portare là sopra e devono mettere la X sul M5S che è la cosa fondamentale…». I grillini, a cominciare dal sindaco Rosa Capuozzo, si sono dichiarati parte lesa e rivendicano la loro estraneità ai legami di De Robbio con la camorra. Ma per il Pd questa suona come una rivincita. 

Dopo la crociata anti-De Luca del Movimento Cinque Stelle, che tuonava contro i guai giudiziari dell'attuale governatore, ora è il Movimento pentastellato a finire nel mirino per scarsa moralità. Chi di intercettazioni ferisce di intercettazioni perisce, ironizzano al Nazareno. Ora bisognerà capire se questa vicenda di Quarto resterà isolata oppure se in altri comuni amministrati dai grillini in altre parti d'Italia emergeranno nuove responsabilità. L'impressione è che si tratti di una situazione prettamente locale, ma il messaggio che se ne ricava è comunque chiaro: è quanto meno azzardato ergersi a paladini della moralità in politica, visto e considerato che le trame locali sfuggono a controlli e verifiche da parte dei vertici di partiti e movimenti e che gli scarsi momenti di democrazia interna determinano spesso uno scollamento tra centro e periferia.

Che serva da lezione ai grillini, affinché rinuncino a fare battaglie in nome di una loro presunta superiorità morale, che tanto ricorda quella sbandierata per decenni dal Partito comunista e poi contraddetta in modo stridente dai fatti, sia quelli internazionali (finanziamenti dalla disciolta Unione Sovietica), sia quelli nazionali (i torbidi affari delle cooperative rosse). L'amministrazione pubblica deve certamente ispirarsi a principi di moralità e onestà, ma questa è solo una precondizione e non può essere l'essenza dell'azione politica. Il Movimento Cinque Stelle potrà competere con credibilità sulla scena politica se dimostrerà capacità amministrative nella concretezza operativa delle singole situazioni. Puntare tutto sulla "questione morale" può rivelarsi un boomerang. Come dimostra la vicenda di Quarto.