Brigate pro aborto al lavoro. Imbrattata la sede di Pro Vita
«Non si nascondono più, è una guerra dichiarata, un atto gravissimo che segue l’ordine dell’assessore di rimuovere i nostri manifesti per l’8 Marzo». Si firmano con una sigla per i diritti, ma nella notte hanno devastato la sede romana di Pro Vita & Famiglia. Coghe: «Il prossimo passo sarà il carcere per chi difende i diritti dei bambini a nascere?».
A ridosso della Festa della Donna, Pro Vita & Famiglia si ritrova sotto il fuoco incrociato del Comune di Roma e delle femministe. Dapprima, dal Campidoglio, la richiesta di rimozione dei manifesti dell’ultima campagna, recante l’immagine di un feto e le parole: “Potere alle donne? Facciamole nascere! #8Marzo”. Diffusi in varie città d’Italia, su cartelli e camion a vela, a Roma molti manifesti sono stati imbrattati o strappati da ignoti.
Venerdì scorso, intanto, l’assessore alle Attività Produttive e alle Pari Opportunità di Roma Capitale, Monica Lucarelli, ha annunciato la rimozione dei manifesti in quanto violerebbero l’articolo 12-bis sul regolamento per le affissioni, che vieta ogni messaggio contenente “stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile e il cui contenuto sia lesivo del rispetto delle libertà individuali e dei diritti civili e politici”. Al momento, tuttavia, non è stata formalizzata alcuna ordinanza e i manifesti, pur danneggiati, sono ancora al loro posto.
Poco dopo, con un tempismo davvero sospetto, per due notti di seguito, l’ingresso della sede di Pro Vita & Famiglia onlus in viale Manzoni è stato danneggiato da espressioni ingiuriose impresse con lo spray sulle tre saracinesche. Tra le scritte: “Aborto libero” e “Fan..lo Stato e patriarcato”. Il presidente della onlus, Toni Brandi, si è difeso, dichiarando in una nota che i manifesti “non contenevano il minimo messaggio offensivo o discriminatorio” e accusando l’assessore Lucarelli di aver censurato l’“innocua campagna” di Pro Vita & Famiglia “come violenta e sessista”, quindi di aver “fomentato un clima di odio politico” contro l’associazione. Brandi ha quindi chiesto all’assessore quantomeno parole di “solidarietà” e di condanna degli atti vandalici. Dal Campidoglio, tuttavia, non si è levata alcuna voce in difesa della onlus.
La seconda aggressione si è verificata nella notte tra domenica e lunedì. I nuovi atti vandalici sono stati filmati e rivendicati sui social network dal collettivo studentesco “La Lupa – Scuole in Lotta”, che ha subito ricevuto l’appoggio delle femministe di “Non Una di Meno”. “Hanno riempito di vernice le finestre, acceso fumogeni, attaccati cartelli e ulteriormente imbrattato con parolacce per mezzo di bombolette stencil spruzzate anche sul marciapiede”, conferma alla Nuova Bussola Quotidiana, il vicepresidente di Pro Vita & Famiglia, Jacopo Coghe.
Tra le nuove scritte ingiuriose: “My life against yours” (la mia vita contro la vostra) e “l’obiezione è violenza”. Gli aggressori hanno anche attaccato una bandierina arcobaleno che si intreccia con il gialloblù del vessillo ucraino con la scritta: “Per i diritti, no alla guerra”. La “sigla” è opera dell’associazione Pride4Peace: il conflitto russo-ucraino viene evidentemente strumentalizzato per finalità che vanno in tutt’altra direzione, con l’arcobaleno della pace che va a sovrapporsi all’arcobaleno lgbt. “È simbolica questa cosa”, commenta Coghe. “Si battono contro chi distrugge i diritti e sono venuti a imbrattare la sede della nostra onlus, che difende i diritti dei bambini e il diritto alla vita sin dal concepimento”. Nello stesso logo di Pride4Peace, appare anche la frase “Dà voce al rispetto”, che richiama una delle campagne che più si erano esposte a favore del ddl Zan.
“Non si nascondono più – prosegue Coghe – è proprio una guerra dichiarata, un atto che giudichiamo gravissimo”, che “avviene dopo l’ordine dell’assessore alle pari opportunità Lucarelli di rimuovere i nostri manifesti per l’8 Marzo, già imbrattati e strappati”.
La campagna di Pro Vita & Famiglia di quest’anno non cita espressamente l’aborto ma fa riferimento alla realtà di Paesi come l’India o la Cina, dove viene negato il diritto alla vita delle bambine fin dal ventre materno, attraverso l’aborto selettivo. “Vogliamo ampliare il diritto alla vita”, sottolinea Coghe. Eppure, intorno alla campagna, “si è alzato un clima di tensione – dice il vicepresidente di Pro Vita & Famiglia –. Allora ci chiediamo: a chi fa paura tutto questo? Perché tutta questa violenza nei nostri confronti, solo per aver difeso il primo e più importante diritto senza il quale nessun altro diritto ha senso? Diritti sociali, civili, politici, non sussistono se, alla base, non c’è il diritto alla vita”. Quanto alla volontà dell’assessore Lucarelli di rimuovere i manifesti, Coghe aggiunge: “Possono considerarsi le nostre affissioni sessiste o violente? Davanti a tutto quello che è successo, a questo punto ce lo chiediamo”.
La controversia tra la onlus pro-life e il Comune di Roma non si chiude certo qui. Venerdì stesso Pro Vita & Famiglia ha inviato una diffida all’assessore Lucarelli, dopo che questa aveva espresso le sue intenzioni. “Nel momento in cui dovesse essere emessa un’ordinanza formale, noi la impugneremo davanti alle sedi competenti, probabilmente davanti al TAR. Vedremo se ci sono anche gli estremi per un abuso d’ufficio da parte dell’assessore nell’ordinare la rimozione. Abbiamo telefonato in assessorato per chiedere spiegazioni, l’assessore era assente e chi ci ha risposto non aveva informazioni”.
“Sicuramente è un atto grave e violento”, conclude Coghe, tornando a parlare delle aggressioni notturne. “Chiunque – anche chi non la pensa come noi – non condanna questi atti è complice di questa violenza. Ieri erano gli insulti sui social, poi sono arrivati gli sberleffi presso la nostra sede, poi i primi imbrattamenti, ora arriva un vero e proprio deturpamento. Domani cosa ci aspetta? Il carcere per difendere il diritto di un bambino a nascere?”.