Brasile: Musk contro il giudice Moraes. In gioco la libertà di parola
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Elon Musk sta violando la sovranità del Brasile? Il proprietario di X non vuole imporre il bavaglio agli oppositori politici. E allora il giudice Moraes apre un'indagine anche su di lui.
Elon Musk sta violando la sovranità del Brasile, oppure è il presidente Lula Ignacio da Silva che sta violando i diritti degli oppositori? Il quesito si pone perché è iniziato un braccio di ferro tra il miliardario proprietario del social network X (prima conosciuto come Twitter) e il giudice Alexandre de Moraes, del Tribunale Supremo Federale. Elon Musk che si definisce un “estremista della libertà di espressione” non intende sottostare alle sentenze di Moraes che usa la mano pesante per ordinare la sospensione di account appartenenti a membri dell’opposizione.
Dopo le contestate elezioni del 2022, che si sono concluse con la vittoria di Lula, l’ex presidente scarcerato e assolto dai suoi crimini un anno prima del voto, il popolo che aveva votato per Jair Bolsonaro, presidente uscente, non ha accettato felicemente gli esiti. Anche in Brasile, come due anni prima negli Usa, una scheggia impazzita dell’elettorato di destra ha dato l’assalto alla sede del Parlamento a Brasilia, accelerando una forte repressione contro i gruppi di destra identificati come estremisti. L’azione del giudice Moraes è stata particolarmente dura. Già dal 2019, aveva iniziato a dare la caccia alle “milizie digitali”, i “network di disinformatori”. Leggasi: quei sostenitori di Bolsonaro identificati come troll, guastatori dei dibattiti online in tutti i social network… perché parlano in difesa di Bolsonaro.
Moraes, già ministro della Giustizia e dell’Ordine Pubblico, nel governo di sinistra, è visto come una toga rossa. E il suo precedente impegno politico non lo rende sicuramente una figura imparziale. Sta indagando su Bolsonaro e sui suoi sostenitori. Gli elettori di destra usavano soprattutto Telegram e Moraes nel marzo del 2022 (in piena campagna elettorale) ha ordinato una sospensione nazionale del social network, sempre nel nome della lotta alla disinformazione. Durante le elezioni, Moraes poteva ordinare alle aziende proprietarie dei social network di rimuovere video e post, dietro la minaccia di nuove sospensioni su tutto il territorio federale.
La maggior parte dei proprietari ha obbedito, per timore di perdere il mercato brasiliano. Ma non Elon Musk che ne fa una questione di principio e che ha acquistato Twitter a caro prezzo proprio per ripristinare la libertà di espressione (sempre più limitata anche sui social network negli Usa). La sfida è dunque iniziata. Sabato, il team Global Government Affairs di X ha comunicato di essere stato costretto a bloccare «alcuni account popolari in Brasile» senza, a suo avviso, sufficienti spiegazioni. È stato vietato di rendere pubblici gli account colpiti e il tribunale o il giudice che ha emesso gli ordini.
La tensione è montata quando Musk ha chiamato per nome il giudice, Alexandre de Moraes, e ha detto che X non avrebbe rispettato i suoi ordini a prescindere dalle conseguenze. Musk ha poi affermato che de Moraes ha ordinato la sospensione di account appartenenti a «membri del parlamento e importanti giornalisti». Poi, con uno dei suoi soliti interventi “sopra le righe”, Musk ha scritto: «Questo giudice ha sfacciatamente e ripetutamente tradito la Costituzione e il popolo brasiliano». E quindi: «Dovrebbe dimettersi o essere sottoposto a impeachment».
Apriti cielo. Moraes, colpito personalmente, ha subito inserito Elon Musk nella sua indagine contro le “milizie digitali”. Lo indagherà anche per “istigazione a delinquere” e “ostruzione della giustizia”. Il Partito dei Lavoratori (il partito di Lula) parla apertamente di “violazione della sovranità del Brasile”. Il fatto che Musk sia miliardario, cittadino americano e bianco sudafricano di nascita, serve a completare il quadro di una lotta fra un paese che “difende la democrazia”, contro le interferenze del capitalismo internazionale, il bene contro il male. Così almeno sembra, a leggere dalla stampa brasiliana e a giudicare dalle dichiarazioni dei politici.
E sull’onda di questa retorica si prepara una legge nuova contro lo “strapotere” delle aziende Big Tech. Un primo progetto di legge è stato archiviato nel 2023. Secondo esponenti del Partito dei Lavoratori, sarebbe stata la pressione esercitata dalle grandi aziende americane a far naufragare il progetto. Ma ora i suoi proponenti tornano alla carica. Il ministro della Procura Generale Federale, Jorge Messias, che rappresenta l’Esecutivo nelle sedi giudiziarie, ha dichiarato che la reazione di Musk rende urgente la regolamentazione dei social network. «Non possiamo vivere in una società in cui i miliardari che vivono all’estero hanno il controllo dei social network e si mettono nella condizione di violare lo stato di diritto, infrangendo le ordinanze dei tribunali e minacciando le nostre autorità. La pace sociale non è negoziabile», ha detto il ministro.
Sfugge un particolare, però. Che Elon Musk, per quanto ricco, potente e influente, non ha alcuna possibilità di far licenziare il giudice Moraes, né di perseguire penalmente giornalisti e parlamentari dell’opposizione di destra. Mentre il giudice Moraes ha il potere di chiudere la bocca o incarcerare gli oppositori che parlano “troppo”.