Botho Strauss contro l'economicismo
«La borsa è da sempre un luogo in cui l’autorità della persona non gioca alcun ruolo. Domina solo il fanatismo. In futuro varrà anche per la politica?»
Il tedesco Botho Strauss (1944) vive da anni con addosso l’etichetta di "mistico conservatore". Dopo essere stato definito a lungo "scrittore di sinistra", nel 1993 pubblicò su Der Spiegel il saggio Il canto del caprone, che subito venne accolto come un "manifesto della nuova Destra" (non a casa da allora l’editoria italiana gli ha praticamente chiuso le porte: l’ultimo suo libro tradotto risale al 2000).
Lo scrittore di Naumburg attaccò allora una certa Sinistra intellettuale tedesca dominante nel sistema mediatico, giudicandola falsa e convenzionale, intrisa di una coscienza superficiale, imbevuta di presente e priva del senso del passato. Da allora Strauß ha "preso le distanze" dal mondo, vivendo solitario in un casale dello Uckermark (ex DDR), dove da eremita scrive i suoi libri senza fare uso del computer. Alieno a qualsiasi forma di utopia, lo scrittore, considerato comunque unanimemente in Germania uno dei maggiori drammaturghi viventi, cerca piuttosto di riallacciarsi al tempo "lungo" e "immobile", e alla memoria, perché essa sola illumina il vincolo tra passato e presente. Critico verso i contemporanei che si abbandonano al dominio incontrastato del mainstream, Strauß considera i talk-show l'esempio più sgradevole della manipolazione televisiva, perché distruttori della dignità del rapporto interpersonale.
Lo Strauss amante dei miti e acuto osservatore della società è tornato a far discutere alcuni giorni fa con un lungo articolo sulla Frankfurter Allgemeine dedicato alla crisi finanziaria, economica e politica dei nostri giorni: «Il sovrano ha un nuovo avversario», così suona l’incipit del suo pezzo. «Questa volta non è la Chiesa romana, non è il comunismo, ma sono i "mercati". Per tranquillizzarli i governi della zona euro intraprendono manovre diplomatiche di sapore antiquato e di carattere illusorio, di camuffamento, col rilascio di false dichiarazioni - fino a giungere alla rottura di accordi contrattuali e di regole istituzionali».
Impietoso è il suo giudizio a proposito delle "scuole antagoniste all’interno di partiti": «Nessuno devia dalla propria linea. In questo contesto abbiamo troppo spesso a che fare con ideologi che non si accorgono di non possedere più alcuna ideologia, poiché questa ha da tempo diffuso stati d’agitazione pro- o anticapitalistici. E simili sedimenti sono spesso più caparbi e solidi dei principi dogmatici». La riflessione di Strauß non poteva non toccare anche il tema dell’introduzione degli eurobond: «Dietro la proposta di distribuire le eccedenze debitorie tra i diciassette paesi dell’euro e di far passare questo come un precetto di solidarietà si nasconde una versione della posizione antinazionale della sinistra e, in nuce, l’aporia socialista: alla fine sono tutti squattrinati».
La critica di Strauß alla situazione economico-finanziaria mondiale non poteva poi non tener conto della stessa politica. La debolezza dei governanti, la loro incapacità di dominare gli eventi si manifesta anzitutto nella loro lingua: «Da tempo», ha scritto il tedesco, «non si sente più da un politico una parola che sia comprensibile da tutti. L’autorità che egli ancora possiede in virtù del suo ufficio di regola va in sofferenza non appena apre bocca». La domanda radicale che si pone dunque Strauss è se il destino ineludibile della politica sarà quello di doversi adeguare al fare della finanza: «La borsa è da sempre un luogo nel quale l’autorità della persona non gioca alcun ruolo, alla fine ad essere determinante è solo il comportamento fanatico. Questo dovrà valere in futuro – visti le manie di milioni di persone su Facebook - anche per la politica?»
La lezione sulla non governabilità degli eventi, ricorda ancora Strauß, s’è manifestata per prima, almeno in Germania, con la decisine dell’attuale governo di abbandonare la tecnica della scissione nucleare e «con un istantaneo cambiamento d’umore sono state rovesciate le priorità». Una novità assoluta per i tedeschi, quella di «rompere in forma radicale con un’industria di successo» senza aver ancora sviluppato con una certa sicurezza una "tecnologia compensatrice". La dura critica ad Angela Merkel, ai suoi collaboratori e all’intero sistema dei partiti è dunque piuttosto chiara: «In un solo colpo la scena politica ha perso gli antagonisti. Non esiste più alcun partito, ci sono solo quelli che vogliono abbandonare l’atomo: Tina (There is no alternative)!» È come se d’ora in poi dovesse esistere solo il "positivo", con una conseguente «riduzione della tensione e dello spirito». Con questo stato delle cose, da letterato e drammaturgo raffinato qual è, Strauss conclude pensando a Goethe: «È come se il tedesco annullasse del tutto in sé il proprio Faust, colui che senza la presenza diabolica di Mefistofele non può dilatare se stesso. Al posto delle due anime è subentrato un fifone».