Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Bruno a cura di Ermes Dovico
MEDITERRANEO

Boom di immigrati illegali. L'Italia, in crisi, tiene le porte aperte

I confini marittimi della Penisola tornano ad essere un colabrodo per l’immigrazione illegale. Come sempre, l'Italia non cambia la sua politica dei porti aperti. Il confronto con il 2019 è incredibile: quando erano in vigore i decreti sulla sicurezza voluti da Salvini, gli sbarchi illegali erano stati 1.561, nello stesso periodo di quest'anno sono già 17.863. Quindi, si tratta di una decisione politica. E già ci sta dando una mano la Libia, la cui guardia costiera ferma le carrette del mare. Così come la Turchia, che attua una politica di rimpatri. Come vogliamo assistere tutti i nuovi arrivati, considerando la crisi economica in corso e i più di centomila profughi dall'Ucraina già ospitati? 

Politica 25_05_2022
Sbarco a Lampedusa

I confini marittimi della Penisola tornano ad essere un colabrodo per l’immigrazione illegale con sbarchi e business garantiti a trafficanti, scafisti, clandestini. E Ong. 

Oltre 100 clandestini sbarcati nella Sardegna meridionale in meno di 24 ore, in 146 sino sbarcati a Lampedusa nella notte tra lunedì e martedì, per metà tunisini e per metà provenienti dalla Libia, ma originari di Etiopia, Somalia, Egitto, Pakistan, Marocco e Sudan, portando il numero di migranti illegali presenti nell’hot spot vicino al migliaio quando la capienza massima è di 250 persone.

Nuovo sbarco di clandestini, l’ottavo in una settimana, anche sulla costa ionica calabrese con l’arrivo, il 21 maggio, di un centinaio di persone. Sono approdate sulla spiaggia di Gabella, a nord di Crotone, dove sono arrivate a bordo di un una barca a vela proveniente dalla Turchia. Lo sbarco è avvenuto in modo autonomo e l'imbarcazione non è stata intercettata dalle forze dell'ordine. Come era accaduto in precedenti occasioni le forze di polizia, sono state avvisate dai residenti della zona che hanno notato i clandestini camminare sulla spiaggia. Provengono da Afganistan, Iran, Palestina e Siria e 2 turchi, individuati come possibili scafisti.

Sul fronte sempre caldo delle Ong impegnate a raccogliere in mare clandestini da trasferire in Italia (e solo esclusivamente in Italia) si segnala lo sbarco, il 21 maggio ad Augusta, di 471 clandestini dalla nave di Medici senza frontiere Geo Barents. La nave Ocean Viking di Sos Mediterranee ha soccorso lunedì altre 64 persone nelle acque di competenza maltese per il soccorso e ora punta a farsi assegnare un porto siciliano per sbarcare circa 300 clandestini a bordo

Un vero boom degli sbarchi nell’unico paese europeo che tiene porte e porti aperti a tutti nonostante le pessime condizioni economiche italiane e l’accoglienza di ormai più di 120mila rifugiati ucraini. E la situazione sarebbe ancora più grave se la Guardia Costiera libica non facesse del suo meglio, con l’assistenza italiana, per contrastare i flussi illegali.

Il 23 maggio al largo di Zawya i libici hanno fermato in mare altri 84 clandestini di diverse nazionalità e la motovedetta “Ubari” (donata dall’Italia) ha intercettato 37 sudanesi che si stavano dirigendo verso le coste europee su un gommone portandoli presso la base navale di Abu Sitta da dove, comunicano le autorità libiche, l'Agenzia Anti-Migrazione "metterà' a punto le procedure per il loro rimpatrio in sicurezza" nel loro Paese. Rimpatri che evidentemente la Libia riesce a effettuare senza grandi difficoltà a differenza dell’Italia. Così come a darci una mano contribuisce pure la Grecia, che attua regolarmente i respingimenti che in Italia nessuno sembra voler ordinare. Il 23 maggio la Guardia costiera greca ha affermato di aver impedito ad almeno 590 clandestini di entrare illegalmente nelle acque del paese, nel Mar Egeo orientale, dalla vicina Turchia. I migranti illegali erano a bordo di cinque imbarcazioni a vela e quattro gommoni. Secondo Atene le navi più grandi erano dirette verso l'Italia. Tre imbarcazioni sono tornate autonomamente sulla costa turca mentre le altre due sono state riportate indietro dalle navi pattuglia di Ankara, allertate dalle autorità greche.

Anche la Turchia sta attuando un giro di vite nei confronti dell’immigrazione illegale e da gennaio ha espulso 28.581 migranti entrati illegalmente, il 70% in più rispetto allo stesso periodo nel 2021. Lo fa sapere la Direzione per l'immigrazione del ministero dell'Interno, precisando che sono in preparazione le pratiche per il rimpatrio di altri 18.801 migranti irregolari provenienti in gran parte da Afghanistan, Pakistan e Siria. Nel 2022, le forze turche hanno fermato 153.088 migranti di varie nazionalità che tentavano di entrare illegalmente nel paese, si legge nel comunicato. La Turchia ospita almeno 4 milioni di rifugiati, di cui oltre 3 milioni e 700mila provenienti dalla Siria e recentemente, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato un piano per il rimpatrio di 1 milione di siriani. 

Tornando all’Italia, ai costi relativi ai flussi migratori fuori controllo si aggiungono i rischi per la sicurezza. La Guardia costiera tunisina sta ottenendo qualche successo nel contrastare le partenze e ha bloccato, il 21 maggio, otto tentativi di emigrazione irregolare, arrestando 94 persone, tra cui un uomo sospettato di terrorismo e classificato come un elemento pericoloso. Lo ha riferito il portavoce della Guardia nazionale tunisina mentre altre motovedette a Sousse hanno bloccato tre operazioni clandestine, arrestando 52 persone.

Dall’inizio dell’anno sono sbarcati in Italia 17.863 clandestini contro i 13.765 dello stesso periodo del 2021 e i 4.727 del 2020 anche se il confronto diventa imbarazzante con i 1.561 clandestini giunti in Italia nello stesso periodo del 2019, quando erano in vigore i Decreti Sicurezza voluti dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ai consueti traffici illegali di esseri umani si aggiungono inoltre gli effetti della tragica congiuntura economica, con i prezzi altissimi di grano, fertilizzanti ed energia, stanno già determinando una profonda crisi nei paesi afro-asiatici che colpisce ance il settore alimentare e l’occupazione. 

Non è difficile prevedere che, spinti anche da una crisi alimentare importante, i movimenti migratori dall’Africa aumentino nel prossimo futuro e l’Europa non sembra certo in grado di far fronte a questa minaccia mentre rischia di perdere centinaia di migliaia di posti di lavoro. Avremmo già costi di welfare importanti a causa della crisi economica ingigantita dalla guerra in Ucraina e non possiamo certo permetterci ulteriori spese per l’accoglienza di clandestini. Per questo l’assenza di iniziative credibili a contrasto ai traffici illeciti di esseri umani da parte dell’Unione Europea dovrebbe imporre ad ogni nazione di assumersi la responsabilità di salvaguardare i confini.