Bomba a Bangkok ancora senza firma
Bangkok, Thailandia, ore 19 (le 11 del mattino, in Italia): una bomba esplode di fronte al tempio di Erawan, induista ma meta anche buddista e sito turistico fra i più frequentati della capitale tailandese. L’ordigno provoca una strage: sono almeno 19 i morti e 123 i feriti. Si tratta di un fatto senza precedenti.
Bangkok, Thailandia, ore 19 (le 11 del mattino, in Italia): una bomba esplode di fronte al tempio di Erawan, induista ma meta anche buddista e sito turistico fra i più frequentati della capitale tailandese. L’ordigno, un tubo di metallo carico di tre chili di esplosivo e azionato a distanza, provoca una strage: sono almeno 19 i morti e 123 i feriti.
La bomba è stata piazzata nell’incrocio di Ratchaprasong, una zona molto affollata, piena di negozi, in un orario di punta. “L’ordigno mirava a fare una strage”, dichiara il capo della polizia tailandese Somyot Poompummuang, confermando il decesso di almeno 10 connazionali nell’esplosione. Gli altri, fra cui tre cinesi, sono turisti stranieri. Il ministro della Difesa Prawit Wongsuwon dichiara che i terroristi hanno voluto “colpire gli stranieri, per danneggiare il turismo e l’economia. Daremo loro la caccia”. E il governo ha prontamente organizzato un gabinetto di guerra per gestire la crisi. Ma chi può essere stato? Nessuno, a 12 ore dall’attentato, ha ancora formulato una rivendicazione.
Si tratta di un fatto senza precedenti. E, allo stato attuale delle indagini, non risultano chiari né il movente né il mandante. Le autorità thailandesi hanno escluso che si possa trattare dei miliziani islamici del Sud del Paese, che conducono una guerriglia a bassa intensità da decenni e le cui azioni sono in netto declino da anni. Non sussistono gravi sospetti su eventuali legami fra i locali musulmani e lo Stato Islamico. E la tensione politica, fra le forze monarchiche e le “camicie rosse” dell’ex premier Thaksin Shinawatra hanno provocato scontri di piazza, nel corso dell’ultimo decennio, ma mai attentati di queste proporzioni. Mai miranti a uccidere civili e turisti, per lo meno. Esiste anche una (ancor meno probabile) pista degli Uiguri, i separatisti musulmani in Cina: la Tailandia ne ha espulsi un centinaio il mese scorso, sollevando aspre proteste all’estero. Ma anche gli Uiguri non hanno mai organizzato attentati all’estero, almeno finora.
Permane il mistero su chi possa aver voluto la strage di Bangkok. Resta lo shock e il dolore per un fatto senza precedenti.