Bologna la rozza: offendono la Madonna e nessuno si indigna
Brutta pagina bolognese. A due giorni dall'Immacolata squadristi universitari rossi e lgbt promuovo una festa blasfema. Protesta solo la Lega. Tace il Comune, tace l'Università e tace il Pd. L'evento viene annullato. E per ultima interviene la Diocesi che si limita a parlare di "provocazione". Nel 2007, per un episodio simile, il vescovo Caffarra scese in città con una processione riparatrice. Oggi, col nuovo corso inaugurato da Zuppi, acclamato dalla Sinistra al ragù come una star, ci si accontenta di invocare la libertà di pensiero nel rispetto di tutti. Ma il problema non è questo, bensì il grave sacrilegio commesso. È questa la Bologna libera?
Il copione è quello già visto: una festa blasfema, un politico che denuncia e la Diocesi che arriva a giochi fatti. È successo tutto nell’arco di 24 ore a Bologna - e dove se no? - dove un gruppo di associazioni universitarie hanno organizzato - Dio ci perdoni - un party chiamato Immacolata Con(trac)cezione.
Risparmiamo ai lettori il condimento di parole con le quali i gruppi hanno presentato l’evento in coincidenza, voluta, con la Solennità dell’Immacolata di domani. La festa invece era prevista ieri sera nei locali dell’Università di Bologna e avrebbe visto protagonisti i preservativi e altre sconcezze varie nel segno di love is love. Per pubblicizzare la festa, oltre al titolo sacrilego, i collettivi, che sarebbe meglio chiamare squadristi rossi, hanno pensato di usare anche l’immagine della Vergine - Dio ci perdoni ancora - contornata da condom.
Il leghista Simone Pillon, sentendosi chiamato in causa, da cattolico e poi da leghista, dato che la festa era fatta in chiave anti Lega (sai, i democratici...) ha pubblicato su Facebook un commento parlando di “schifezza con il solo gusto di cattiveria, insulti e blasfemie disgustose”. Repubblica ha titolato come se il problema fosse la furia di Pillon.
I collettivi rossi (La Mala educacion, Lab LA Deriva, Uni LGBTQ, Rethink - Collettivo di Economia e Link Bologna - Studenti indipendenti), adottando la tecnica del più impenitente dei cascatori d’area di rigore, hanno gridato all’attentato alla libertà di opinione. L’università ha poi annullato il party avanzando una motivazione che sa di escamotage: la festa sarebbe iniziata alle 22, ma i locali dell’ateneo chiudono alle 20. Poco credibile, ma almeno non è stato fatto, anche se i ragazzi hanno annunciato che l’evento è soltanto rimandato.
A seguire - e a profusione - sono volate le parole infami contro Pillon, reo di aver denunciato la cosa e contro i giovani di Student office, la rappresentanza in ateneo degli studenti cattolici, anche loro investiti da ogni tipo di offesa da questi campioni dell’insulto.
Fermata la festa dunque, e imborsato il violino da parte dei collettivi, si scopre che sono persino dei fan delle sardine e alcuni di loro ricevono anche tanti bei soldini dall’università. Hai capito, i democratici?
Eppure, qualcuno all’appello mancava oltre alle istituzioni civiche. Il Comune ad esempio e anche il partito fantasma che candida il governatore Bonaccini e si dà il caso che oggi sia ancora al governo: il Pd, tra le cui file ormai sono quasi tutti "cattolici". Ma all'appello mancava anche la Diocesi di Bologna, che in questa vicenda è rimasta in silenzio fino alla fine. Quando ormai la festa era bella cancellata, la Chiesa bolognese è intervenuta con un comunicato stampa nel quale quanto accaduto veniva definito una «provocazione» (leggi il testo) per ribadire che le leggi italiane garantiscono la libertà di pensiero purché non offenda. Come se la preoccupazione fosse comunque garantire un minimo di libertà di parola a questi signori. Ma il testo, dicono da via Altabella, ha avuto una gestazione lunga a causa di un intenso labor limae...
Si tratta di un comunicato molto politicamente corretto, segno del nuovo corso inaugurato dal vescovo Matteo Maria Zuppi. Che affronta il problema in una prospettiva orizzontale. Al contrario di quanto scritto da via Altabella, quella di Bologna non è stata infatti una «provocazione», ma una blasfemia, e l’immagine non era «irriguardosa», ma sacrilega. Il problema poi non è quello «della difesa della libertà di pensiero senza offendere», ma che una gravissima profanazione è stata compiuta e questo è chiaro senza neanche scomodare il diritto canonico, che pure c’è: a proposito, è il canone 1369 e commina una giusta pena a chi commette il delitto contro la religione e l’unità della Chiesa.
Nel 2007 quando il Cassero organizzò con il patrocinio del Comune la mostra la “Madonna piange sperma”, evento poi saltato dopo le proteste, l’allora arcivescovo e cardinale Carlo Caffarra salì con i fedeli fino a San Luca per prendere la Madonna e portarla in una processione di riparazione che i bolognesi ricordano ancora.
Oggi, a fronte di una gravissima bestemmia che offende, prima che i fedeli, Dio e la Sua Santissima Madre, il vescovo Matteo Maria Zuppi non trova niente di meglio da fare che parlare di provocazione secondo il linguaggio civile del vilipendio alla religione. Come se il problema della Madonna violata fosse solo dei cattolici che possono per superiorità scusare questo e quello e non un vero e proprio atto di ribellione a Dio che meriterebbe ben altre reazioni.
Di fronte a episodi di questo tipo servirebbero più atti di riparazione che analisi socio ecclesiali sulla Chiesa che è «libera da qualunque strumentalizzazione politica», come ha detto la Diocesi, tanto per marcare la distanza dalla Lega che semmai ha il merito di aver denunciato una blasfemia che la Chiesa di Bologna non aveva ancora visto.
E forse non avrebbe visto, impegnata com’era in quelle ore a lodarsi con Repubblica e la combriccola radical chic della gauche al ragù bolognese a celebrare, secondo un canovaccio da culto della personalità, il vescovo di strada ormai paragonato a nuovo evangelista in un docufilm da star tv tutto dedicato a lui. È questa la Bologna libera e solidale che strepita per i barbari alle porte, ma non si accorge delle ferite che coltiva?
Appuntino per qualche anima pia bolognese che volesse riparare, magari il vescovo stesso. Oggi è il primo sabato del mese ed è proprio per eventi come questi che la Madonna a Fatima ha chiesto la preziosa pia pratica dei primi cinque sabati del mese. L’ultima offesa al Cuore immacolato di Maria è proprio “l’opera di coloro che la offendono direttamente nelle sue immagini sacre”. Sembra fatta proprio per quanto accaduto. Qualcuno provvederà?