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FILOSOFO E SANTO

Boezio e la musica come riflesso della perfezione divina

Martire sotto Teodorico, san Severino Boezio è una delle figure più luminose del pensiero cristiano. Tra le sue opere più importanti c’è il De institutione musica. Suddivideva la musica in mundana, humana e instrumentalis, e la vedeva come una via che avvicina alla vera sapienza. Cioè a Dio.

Ecclesia 23_10_2021

Forse non molti sanno che il 23 ottobre, fra i vari santi che vengono ricordati, c’è una delle figure più luminose del pensiero cristiano: san Severino Boezio (c. 475 - c. 524). Con lui arriviamo fino al VI secolo, tempo in cui esistono vari temi su cui potremmo concentrare l’attenzione, come quello dell’espansione dei barbari, o quello del sorgere di grandi figure come appunto Boezio e l’altro grande filosofo, Cassiodoro, grandi riformatori come Benedetto da Norcia e grandi pontefici come Gregorio Magno; non dimentichiamo che al tempo la peste mieteva numerosissime vittime e che Roma era in una fase di enorme decadenza e viveva il passaggio da città imperiale a città papale. E la Chiesa non limitava la sua opera alla Città Eterna ma mandava monaci ad evangelizzare le genti, come nel caso di Agostino di Canterbury che fu spedito da Gregorio Magno ad evangelizzare gli angli.

Dicevamo dunque di Boezio, che fu funzionario alla corte di Teodorico. Martirizzato, fu oggetto di culto popolare nel Medioevo, poi confermato da Leone XIII nel 1883. Il suo lavoro più conosciuto fu il De consolatione philosophiae. Notevole anche il De institutione musica, in cui stabiliva importanti principi educativi, cioè il quadrivium, le scienze che conducevano alla vera conoscenza e che erano aritmetica, geometria, astronomia e musica; la musica, quindi, era vista non soltanto e non principalmente come un suono piacevole ma una via che avvicina alla vera sapienza.

Egli suddivise la musica in mundana (l’armonia dell’universo), humana (le relazioni tra anima e corpo) e instrumentalis (prodotta da voci e strumenti), con le prime due che avevano una maggiore rilevanza rispetto alla terza. La vera sapienza musicale è quella del teorico in grado di fare senso del fenomeno della musica, con la sua base matematica. L’influenza di Boezio sul pensiero medioevale sarà enorme. Cassiodoro riprenderà alcune delle idee principali di Boezio ed enfatizzerà l’importanza del fatto musicale come espressione dei moti interiori dell’essere umano.

La musica connette la nostra imperfezione alla perfezione divina, ci rende capaci, tramite l’analogia, di innalzarci dai nostri suoni imperfetti alle armonie che regolano i rapporti tra anima e corpo e a quelli che fanno girare l’universo, armonie create dalla mano invisibile ma presente di Dio che “move il sole e l’altre stelle”. Ridurre la musica a passatempo, a intrattenimento (che può anche essere una sua funzione) è veramente triste, è come avere una Ferrari e usarla solo per appoggiarci degli oggetti. E questo è ancora più triste nella liturgia, laddove noi ci riconnettiamo con la mano di cui sopra e in cui la musica dovrebbe essere esemplare per la sua nobile bellezza.

Eppure, la tirannia del funzionale becero ha degradato la musica liturgica, che oramai è ingolfata nella crisi della Chiesa. Invece di proporre modelli alti ai musicisti di Chiesa (i pochi rimasti) ci si contenta di controllare che il sistema clericale si autoalimenti; e invece di mandare i pochi preti rimasti alla cura d’anime ci si assicura che (non sia mai!) i laici capaci e preparati siano tenuti ben lontani da quelle istituzioni musicali ecclesiastiche in cui potrebbero fare del bene. Mai come in questo caso, chi si accontenta (non) gode